Steve McCurry. Leggere. Letteratura e fotografia, viatici per conoscere se stessi e il mondo

Torino e “Steve McCurry Leggere”, una mostra fotografica intensa e pregiata quella curata da Biba Giacchetti e, per i contributi letterari, da Roberto Cotroneo, ospitata all’interno del Palazzo Madama dal 9 Marzo 2019 a 1 Luglio 2019. Si tratta di un percorso fotografico, linguistico e concettuale, in cui trovano spazio circa 80 scatti del celebre fotografo americano McCurry, (molti dei quali riportati nell’omonimo libro Steve McCurry Leggere), i quali immortalano persone dedite alla lettura in ogni parte del mondo.

Ogni foto è accompagnata da un aforisma che ne fa da didascalia: frasi di letterati, filosofi, scrittori e intellettuali, scelte con grande attenzione per dare un titolo e precisare con un nome l’identità già molto forte delle fotografie presentate.L’ironia si accompagna alla riflessione, in un percorso di parole e immagini che fa viaggiare i fruitori della mostra dall’ Africa all’India, dall’Estremo Oriente all’Afghanistan, per arrivare in tutto il globo, seguendo un po’ la scia dei viaggi appassionati di McCurry.

Il messaggio più evidente è che non esiste parte del mondo in cui non si legga. La lettura fa parte dell’umanità, a prescindere dai confini, perché risponde alla curiosità, al bisogno di evasione, a quello di conoscenza, di studio o di riflessione, che sono comuni ad ogni uomo. Sembra un assioma banale, ma affidato all’attenzione fotografica di McCurry, alla sua paziente, ma allo stesso tempo reattiva macchina fotografica, in grado di captare il momento più giusto, l’occasione migliore per lo scatto vero, il ritratto autentico in grado di parlare con gli occhi, diventa tutt’altra cosa.

Il viaggio è il momento migliore per scattare foto, piuttosto che la meta”, dice il fotografo, in un video proiettato all’interno della mostra in cui si racconta al pubblico e mette a disposizione alcuni preziosi consigli. “Le foto migliori le ho fatte durante il tragitto, non raggiungendo il posto in cui volevo andare”. E’ cos’è la lettura se non un viaggio attraverso mondi, coscienze e pensieri altri rispetto ai nostri? Le foto di McCurry, che davvero ha visitato il mondo in lungo e in largo, mai sazio della sua pulsione artistica del fotografare, ci fanno capire come i libri siano viatici preziosi per viaggiare lontano oltre i nostri confini, siano essi geografici, del pensiero, o esistenziali. La lettura, così come la fotografia e l’arte ci fanno andare oltre ed esistono infiniti modi di concepirla.

Così le frasi di letterati, scrittori, intellettuali che accompagnano le foto ci danno anche l’interpretazione che ognuno di questi autori fa della lettura e della scrittura, allo stesso tempo, collegando questa interpretazione a delle immagini concrete, di persone comuni intente alla lettura. L’altro messaggio della mostra è infatti che la lettura è libera e ognuno può esercitarla come, dove e quando vuole. E’ un diritto, a volte un bisogno impellente, che non accetta limiti, come sottolinea l’ironica frase di Gianni Rodari: “Il verbo leggere non accetta l’ imperativo”, accostata all’immagine di bambini che vorrebbero fare altro piuttosto che leggere.

Lettura come libertà, ma anche come pulsione impellente, vitale, essenziale e irrinunciabile alla stregua dei beni primari, come sottolinea la citazione di Simon Weil: “Leggo per quanto è possibile solo ciò di cui ho fame, nel momento in cui ne ho fame. E allora non leggo, mi nutro”. Una citazione accostata ad immagini di lettori “estremi”, che leggono anche in paesaggi devastati dalla guerra o dalle calamità, ben lontani dal concepire la lettura come qualcosa cui si possa rinunciare, o come un bene secondario, malgrado la rovina li circondi (non a caso queste fotografie rappresentano il culmine della mostra).

Lettura come strumento forte, implacabile, per plasmare e forgiare se stessi nel profondo, modificando la propria mente, come sottolinea la citazione di Kafka: “Un libro deve essere un’ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi”, immagine accostata ad un’anziana donna che legge ad un bambino. Questi non sono che degli esempi del sodalizio parola-immagine ospitato all’interno della mostra. Un percorso aperto all’interpretazione di chi guarda e per questo molto coinvolgente, al punto da spingere ad osservare le foto più volte per coglierne i diversi significati.

Lo spazio dedicato al video su McCurry, poi ,da’ un ulteriore spunto per riflettere sull’arte del fotografo e su come egli sia arrivato a raggiungere la bellezza emotiva dei suoi scatti. Tra i suoi consigli quello di entrare nelle situazioni nel momento in cui si verificano. Di essere sul campo, dedicare più tempo alle cose che accadono e alle persone, all‘attimo, piuttosto che alla procrastinazione e alla ricerca, così come quello di circondarsi di persone in cui si ripone fiducia, per viaggiare. Tale ultima considerazione viene fatta, in relazione al fatto che molte volte, quale fotografo di guerra, si è avventurato in terre difficili da raggiungere e da percorrere, rischiando anche la vita pur di fotografare le persone e il mondo, nei suoi oltre quaranta anni di carriera. Riporre la fiducia nelle persone giuste è stato per lui fondamentale.

Steve McCurry. Leggere” è indubbiamente un tributo ai lettori. Una mostra ipertestuale ben pensata, che si articola contemporaneamente su molteplici livelli, e che spinge a superare i propri confini, illustrando gli infiniti modi di leggere e sognare esistenti nel mondo, nei quali ci si può riscontrare e facilmente immedesimare, anche se si tratta di luoghi lontani e culturalmente differenti da quelli cui siamo abituati.

Nel percorso anche alcuni celebri scatti del fotografo non legati alla lettura, ma tratti da suoi book fotografici, come due bellissime fotografie scattate in Afghanistan, che ritraggono due ragazzine profughe: la prima dallo sguardo blu, puro e innocente in mezzo alla devastazione della guerra; la seconda dagli occhi verdi assetati di speranza e di vita, che interpellano-sfidano con straordinaria intensità lo spettatore.

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Francesco Bellia