Perché in Italia si legge poco

Si sente spesso dire che in Italia si legge veramente poco. Un mantra che ci trasciniamo dietro da generazioni, ma che in generale non ci fa capire esattamente quanto sia questo “poco” né quali siano I fattori che lo causano. Una volta chiarita la situazione, dovrebbe diventare palese la strada da percorrere per invertire la rotta ed iniziare a sfogliare più libri, ma si sa, in Italia, l’ovvio non è mai semplice. Vediamo perché:

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Secondo una statistica prodotta da Eurostat (L’ufficio statistico dell’Unione Europea) l’anno scorso, l’Italia risulta essere uno dei paesi dell’Unione in cui si legge meno. Dopo il bel paese troviamo solo Belgio, Austria, Romania e Francia, che chiude la classifica facendoci vergognare un po’meno. Poco però, perché la stessa classifica evidenzia che in Grecia e nei paesi del nord Europa si legge addirittura il doppio rispetto all’Italia.

I dati di Istat approfondiscono la questione, mostrando che nel nostro paese, solo circa il 41% delle persone (dai 6 anni in su) legge almeno un libro all’anno per motivi non professionali, mentre i “lettori forti” (almeno un libro al mese), si aggirano intorno al 10%. Inoltre si legge più a nord che a sud, leggono più le donne degli uomini e i figli dei lettori leggono più dei figli dei non lettori.

Perchè si legge così poco?

C’è da dire che rispetto alla media europea, i libri costano di più, e la vita frenetica che conduciamo di certo non aiuta a leggere. Ma né l’uno né l’altro fattore sono sufficienti a giustificare tale situazione. Secondo gli editori nostrani, buona parte della colpa è imputabile al nostro sistema scolastico, il quale persevera nel promuovere uno sterile apprendimento nozionistico, piuttosto che investire in politiche di educazione alla lettura.

Infatti, persino le materie che dovrebbero maggiormente avvicinare i ragazzi ai libri (letteratura, filosofia, inglese…) spesso vertono i propri programmi sulla memorizzazione di dati relativi ad autori e correnti letterarie, senza mai toccare con mano i saggi e i romanzi che li hanno resi famosi. Risultato? Buona parte degli studenti (di oggi è di ieri) affrontano la lettura come un obbligo da dover sopportare finché si deve ed abbandonare il prima possibile.

Il nostro paese, nonostante venga considerato da molti la capitale mondiale dell’arte e della cultura, purtroppo investe ben poco in infrastrutture e campagne per la lettura. Ciò che da pochi viene considerato un piacere, da molti è visto quasi come una scocciatura, un’attività noiosa perfettamente sostituibile. In questo contesto risultano emblematiche le parole del sottosegretario della cultura Lucia Borgonzoni che, appena l’anno scorso, ha asserito di non toccare un libro da 3 anni, preferendo altri tipi di intrattenimento come cinema e teatro.

Come far avvicinare le persone ai libri?

La difficoltà nel rispondere a questa domanda sta nel fatto che il risultato migliore lo si raggiungerebbe se lo stato italiano facesse qualcosa che in genere fa di rado: investire sui giovani. Solo avvicinando i giovani alla letteratura si potrà assistere ad un forte cambiamento di quelle statistiche.

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Ilenia Zodiaco, la più famosa book influencer italiana

Eppure ciascuno di noi può fare qualcosa per migliorare la situazione. Negli ultimi anni ad esempio sono state sviluppate delle iniziative di promozione della lettura che, per quanto contenute, lasciano ben sperare. Mi riferisco principalmente al fenomeno dei Book-Influencer, nato negli USA e poi trapiantato in Italia da appassionati lettori che sono riusciti ad usare blog e social networks per trasformare la loro passione in un lavoro, parlando di libri, analizzando autori ed attaccando la propria passione da altri, costruendo delle vere e proprie community di lettori. Tra i più famosi troviamo Ilenia Zodiaco (Con un canale YouTube che vanta oltre 50.000 iscritti), Matteo Fumagalli (Oltre 80.000) e Julie Demar (Circa 77.000).