I Medici: bene (non benissimo), ma è un inizio

Di Luca Tognocchi per Social Up!

Martedì 18 Ottobre è stata una data fondamentale per la storia della tv italiana: è iniziata I Medicila prima serie della Rai ad essere lanciata a livello internazionale, grazie alla coproduzione britannica e agli attori, come Richard Madden e Dustin Hoffman, che vi prendono parte. Se questa serie andrà bene potremo finalmente dire che l’Italia non è più nel millennio scorso, ma ci stiamo affacciando anche noi agli anni della rivoluzione seriale.

La serie racconta l’ascesa della famiglia de’ Medici, la scena inizia in medias res: Giovanni de’ Medici, nato contadino e ora più potente banchiere d’Europa, muore nel suo vigneto, in una specie di omaggio alla morte di Don Vito Corleone. Viene subito presentato il modo in cui si articolerà la vicenda: due archi narrativi, il primo a seguire la storia di Cosimo, figlio di Giovanni, che prende il posto del padre e sarà fondatore della criptosignoria che farà la fortuna di Firenze e dell’Europa intera, e la seconda vent’anni prima, quando Cosimo è ancora un giovane appassionato d’arte e capisce che dovrà abbandonare i suoi sogni per seguire le orme paterne. Il perché della scelta del metodo flashback rimane poco chiara, poiché dal punto di vista narrativo non aiuta certamente a fare chiarezza nello svolgersi della non facile trama, fatta di intrighi, raggiri, corruzioni ed accordi “internazionali”. Lo spazio lasciato allo svolgersi degli eventi appare chiaramente non sufficiente nel momento in cui i personaggi si vedono costretti agli spiegoni, Satana incarnato per ogni appassionato di serie tv. Lo spiegone è una battuta di dialogo dove un personaggio, per aiutare a comprendere il contesto o particolari situazioni, le snocciola per filo e per segno ad un altro, coprendosi di ridicolo per l’innaturalezza di ciò che ha appena detto. Lo spiegone è il male poiché viola la fondamentale regola del show don’t tell: le cose che si vuole raccontare vanno mostrate, fatte emergere dalle scene, non spiegate dai personaggi. Ma questi sembrano essere gli unici difetti costitutivi della serie.

Il doppio pilot riesce a mettere subito in luce quella che sarà la natura della serie: una storia alla Game of Thrones senza draghi, che vede contrapposti i Medici agli Albizzi, in continui sotterfugi ed attacchi, più o meno scoperti. Il rifacimento alla serie HBO è chiaro e scoperto, ma non ne risulta una pallida imitazione poiché gli scrittori sono riusciti a servirsi dell’ambientazione per raccontare il miracolo di quegli anni. Da ogni scena e dialogo, soprattutto quelli che vedono protagonista Cosimo, emerge il cambiamento che il mondo sta per affrontare e che a Firenze è già in atto, culla della civiltà Rinascimentale. Un nuovo modo di intendere la politica, i rapporti fra le classi, ma soprattutto di rapportarsi all’arte e alla cultura: a svettare su tutte e due le puntate è il tema della non ancora costruita Cupola, in qualche modo raffigurazione delle infinite ambizioni dei Medici, che vedrà nella seconda puntata la presentazioni di Brunelleschi, genio eccentrico che con la sua struttura a due cupole porterà a termine un’impresa straordinaria. A Brunelleschi si affianca Donatello nei flashback e siamo pronti a molte altre apparizioni che faranno la felicità di qualunque italiano con un minimo di cultura storica. Per chi possedesse di più saranno molto interessanti le scene ambientate nella curia romana, con i riferimenti alla cattività avignonese e lo strapotere di cardinali come i Colonna e gli Orsini.

All’ambientazione si aggiungono le ottime performance degli attori, sia quelli britannici che quelli italiani, i bellissimi costumi e le splendide scenografie, ma soprattutto una coinvolgente colonna sonora che fornisce l’appoggio perfetto allo svolgersi delle scene. Unico dettaglio in negativo per il reparto tecnico è la fotografia, eccessivamente piatta e che non riesce quasi mai a dare il giusto risalto agli attori sulla scena.

In conclusione la serie è per adesso promossa con buoni voti. Bisogna sperare che con il procedere, e l’intricarsi, delle vicende si riesca a guadagnare quella naturalezza fino ad adesso mancata e che invece si mantenga il primo piano sul fervore culturale e che questo non diventi sono uno specchietto per le allodole fatto di bei cameo irrilevanti alla trama. Non si può che ben sperare invece nello sviluppo della storia, chi conosce quella con la maiuscola sa quanto sta per farsi interessante, fra congiure ed accordi fra le signorie. Ma soprattutto aspettiamo con ansia l’arrivo del Magnifico, il cui concepimento è stato per adesso solo annunciato.

P.s per i fan di Game of Thrones: vedere Robb Stark che sposa la figlia di Walder Frey è un’esperienza traumatizzante che riporta alla luce ricordi veramente dolorosi e non ancora perfettamente metabolizzati. Consigliata.

redazione