La terribile fine di Toni Kurz

La montagna dopotutto può essere spietata e non risparmia nemmeno gli atleti più esperti.
Ma c’è una storia in particolare che anni fa mi colpì come poche altre cose hanno fatto in seguito.

Il luogo è la parete nord dell’Eiger, i protagonisti sono i tedeschi Andreas Hinterstoisser e Toni Kurz, e gli austriaci Willy Angerer ed Edi Rainer, l’anno è il 1936.
Le due cordate tedesche e austriache partono separate, ma, incontratesi in parete, decidono di unire le forze nell’impresa. La tragedia ha inizio quando Angerer viene colpito alla testa da una scarica di pietre. L’alpinista decide comunque di continuare pur rallentando tutto il gruppo. Il 20 luglio, dopo due giorni di sofferenza, Angerer si arrende e ammette di non poter più procedere. Il gruppo decide quindi di ridiscendere, ma il 21 luglio Angerer non riesce praticamente più a muoversi e il tempo sta peggiorando rapidamente. Il gruppo si vede costretto a scendere dalla via più diretta che è però anche la più esposta e pericolosa. È su quella parete che una valanga li investe portandosi via Andreas Hinterstoisser (che era slegato dagli altri) e scaraventando nel vuoto Kurz, Angerer e Rainer. Solo Kurz riesce a sopravvivere mentre i due compagni sono schiacciati contro la parete dalla massa di neve che li uccide sul colpo. È l’inizio dell’agonia di Toni Kurz.
L’alpinista è bloccato nel vuoto, legato ai suoi due compagni morti, che grida disperatamente aiuto. La fortuna sembra apparentemente dalla parte di Kurz perché le sue grida vengono sentite dal guardiano della ferrovia che riesce a chiamare i soccorsi a valle. La squadra di soccorso però rimane bloccata appena 100 m sotto Kurz e non riesce a raggiungerlo a causa del maltempo e delle pessime condizioni della parete. Sono quindi costretti a rimandare il salvataggio di Kurz al giorno dopo.
È il 22 luglio 1936, il giorno dopo, ma si ripresenta il problema delle pessime condizioni della parete e la squadra di salvataggio riesce solo ad arrivare a 40 m da Kurz. L’alpinista è incredibilmente sopravvissuto alla notte, ma ha il braccio sinistro completamente bloccato dal congelamento. Con i soccorsi bloccati a così breve distanza da lui, la sua unica possibilità di salvarsi è di scendere con le sue sole forze fino alla squadra.
Dopo oltre 5 ore di lavoro durante le quali Kurz è quasi riuscito nell’impresa, un nodo maledetto non passa dal moschettone bloccando la corsa verso la sopravvivenza dell’alpinista. A niente valgono i disperati tentativi di Kurz e l’incoraggiamento della squadra di soccorso. Kurz non riesce a proseguire, “Ich kann nicht mehr” (“non ne posso più”), e si lascia andare morendo a pochi metri dalla salvezza.

redazione