Media Buying, ecco perché è considerato uno dei lavori del futuro

Anche in periodi di crisi strutturale, le aziende avvertono come primaria l’esigenza di promuoversi.

A testimoniarlo sono i dati del report “Advertising & Media Outlook” realizzato dalla società Statista, che evidenziano come in Italia il settore dell’advertising viva un vero e proprio boom dal valore di 9 miliardi di euro all’annoSospinto dalla pandemia, all’interno di un trend che ha fatto volare gli investimenti a livello internazionale, il mercato della pubblicità si riconferma più attraente che mai, e non solo per le imprese. 

La grande richiesta di strategie promozionali su social media e web in particolare, ma anche televisioni, emittenti radiofoniche e carta stampata ha infatti dato vita a una nuova figura professionale – quella del media buyer – sempre più ricercata dalle aziende italiane ma ancora poco diffusa.

Ma come si diventa esperti di media buying? E quale sarà il futuro di questa nuova professione? Ale Lorenzi, media buyer e consulente con clienti tra Europa, Stati Uniti ed Emirati Arabi, lo racconta in esclusiva a Social Up.

Come nasce la tua passione per il mondo del media buying e perchè?

Ero piccolissimo: avevo sei anni e dopo aver visto una pubblicità in tv chiesi a mia madre come riuscire ad arrivarci anche io. Iniziai subito a chiedermi come creare una pubblicità in televisione e questo amore mi ha poi spinto a specializzarmi sin da giovanissimo con studi nel settore e costante formazione. Infatti, questa passione è il fil rouge di tutta la mia vita: mi ha seguito all’università dove ho intrapreso un percorso di Relazioni Pubbliche con indirizzo marketing e durante un master nel mondo dei social network. L’amore per le campagne pubblicitarie è un amore che ha cambiato forma nel corso degli anni: dalla tv ai social arrivando anche ad interessarmi al mondo delle radio. Il mondo del marketing mi piace perché ha la possibilità di rendere appetibile qualsiasi cosa con le giuste strategie, arrivare al giusto pubblico attraverso l’advertising e persuadere in modo positivo il pubblico che abbiamo davanti. E’ una passione così grande che ha 25 anni mi ha spinto a trasferirmi a Malta per fare un’esperienza lavorativa nel mondo del batting online senza contare i successivi master e corsi per approfondire il tema del marketing con alcuni dei massimi esperti del settore in America e UK.

Professione media buyer: che cosa fa e quale obiettivo ha?

Ha l’obiettivo di riuscire ad aiutare liberi professionisti, e-commerce e aziende di prodotti o attività locali per insegnargli a mettere il giusto prodotto davanti al giusto pubblico. In realtà, però, non fa solo quello: individua quelli che sono i canali pubblicitari idonei perché ogni piattaforma ha il proprio pubblico. Vado, quindi, ad identificare dov’è il pubblico giusto per il mio cliente e vado a mettere il giusto pubblico davanti al prodotto più adatto spingendo il tutto attraverso i canali di comunicazione migliori. Il Media Buyer è una figura complessa, totale dove vengono abbinate sia conoscenze di marketing che conoscenze di advertising e si differisce da altre professioni proprio in questo. E’ proprio l’abbinamento di questi due rami a rendere completa questa figura.

Quali pensi siano, ad oggi, le maggiori criticità di questo lavoro?

Sicuramente, al momento, è la preparazione in quanto bisogna essere preparati in modo completo sia per quanto riguarda l’ambito del marketing che dell’advertising. Sono due elementi complementari e penso sia questa la criticità più grande: è molto difficile trovare un percorso che ti formi in modo serio dandoti le competenze per diventare un media buyer.

Come si sta diffondendo in Italia questa professione? 

E’ sicuramente una professione nascente e si sta diffondendo a macchia d’olio. Le aziende stanno capendo l’importanza di questa professione e devo dire che la pandemia ha dato una grande spinta in questo. Prima della pandemia, non si sentiva  parlare di media buying. Ad oggi, invece, è quasi normale, quotidiano. Ormai affidarsi a questi professionisti non è più una scelta perché le aziende hanno bisogno di diversificarsi, di raggiungere un potenziale cliente e le persone anche fuori dai media tradizionali, quindi sui social. Aprirsi a nuove possibilità: grazie al media buying questo è possibile.

Secondo te, quale sarà il futuro di questo settore?

Il futuro è roseo e la richiesta sarà sempre più grande. Basti pensare ai trend sugli e-commerce: un negozio online può vivere solo di clientela ma arriverà comunque il momento in cui avrà bisogno di una svolta che solo l’advertising riuscirà a dare. La richiesta sarà sempre più importante così come un libero professionista avrà sempre bisogno di raggiungere nuovi clienti. Ad oggi, le persone, i business o gli imprenditori non hanno più tempo da sprecare. Se da un lato ci si affida a strategie di marketing consolidate che riescano a dare risultati a lungo termine, dall’altro si cercano comunque escamotage per una soluzione a breve termine che si può ottenere con l’advertising (ovviamente supportato da una buona strategia di marketing).

Secondo la tua esperienza, come è possibile avvicinare i giovani a questa nuova professione?

I social sono il canale primario di comunicazione dei ragazzi quindi per avvicinarsi a loro è fondamentale parlare qui. Loro, in realtà, sanno già cos’è il media buying ma lo conoscono a livello inconscio. Spesso mi è capitato di andare anche nelle scuole e, quando spiegavo la mia attività, ho sempre notato uno stupore generale come per dire “ecco, quindi, la professione che mi consegna lo spot pubblicitario che trovo su TikTok!”. I giovani sono vicini a questo mondo e in parte lo masticano già, va solo creata una maggiore consapevolezza che faccia capire che dietro ad ogni pubblicità c’è un media buyer con skills di marketing e advertising che ha trovato una strategia e che ha permesso ad un brand o un business di trovare il giusto pubblico.

redazione