“L’assassino, il prete, il portiere”: storia delle attività commerciali di un assurdo trio

Cosa succede quando un pluriomicida appena uscito di prigione con il vizio dell’alcolismo incontra il responsabile della reception di un bordello diventato da poco una pensione da quattro soldi e un pastore  protestante donna in conflitto aperto con Dio? Sicuramente non quello che ti aspetti.

L’assassino, il prete, il portiere è l’ultimo libro pubblicato dallo scrittore svedese Jonas Jonasson, conosciuto soprattutto per i suoi capolavori precedenti: il primo romanzo, Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve (tradotto in 30 lingue e vincitore del premio “Miglior libro dell’anno 2009” in Svezia) da cui è stato tratto un film a dir poco esilarante, e il secondo, L’analfabeta che sapeva contare con cui è riuscito a riconfermare ancora una volta la sua fama.

Jonas Jonasson scrive indubbiamente bene. Il sarcasmo e lo stile pungente sono una calamita per il lettore, la caratterizzazione dei personaggi e la creatività degli intrecci sono elementi che ritroviamo costantemente e che non smettono mai di sorprendere.

L’assassino, il prete, il portiere è un romanzo divertente, pieno di colpi di scena, di ironia, di un cinismo disperato che, pur sfiorando la cattiveria in alcuni momenti della narrazione, appare inspiegabilmente  innocente.

I protagonisti sono, come si evince dal titolo, personaggi molto differenti tra di loro.

Il responsabile della reception, tale Per Perrson, è un uomo disilluso dalla nascita e convinto di avere davanti a sé una vita piena di frustrazioni e fallimenti, proprio come suo padre, operaio in una fabbrica di macchine da scrivere e calcolatrici grandi come mattoni licenziato in seguito alla diffusione delle calcolatrici elettroniche giapponesi tascabili. Prima ancora come suo nonno, commerciante di cavalli nel momento meno fortunato in assoluto, quello dell’ingresso sul mercato del trattore. Per Perrson vive perciò con la costante consapevolezza di essere la persona sbagliata nel momento sbagliato (non per caso tutti i personaggi all’interno del romanzo tendono a dimenticare il suo nome o a pronunciarlo in maniera errata), ma la sua vita subisce una svolta sensazionale nel momento in cui incontra un pluriomicida appena scarcerato, noto a tutti come Anders l’assassino, fiero di non aver ucciso nessuno negli ultimi mesi e deciso a dare una svolta positiva alla sua esistenza mettendo da parte tutta una serie di cattive abitudini. Ai due finirà per unirsi anche Johanna Kjellander, pastore della Chiesa protestante per volere di un padre troppo severo e sacerdote a sua volta, non credente nel modo più assoluto, a volte addirittura in conflitto aperto con la divinità.

Lo strano trio, accomunato dalla stessa voglia di cambiar vita, o per meglio dire, dallo stesso bisogno di arricchirsi senza alcun limite, decide di unire le proprie forze in quella che l’autore chiama “un’attività commerciale sui generis”. Nel corso del romanzo le attività commerciali stravaganti promosse dai protagonisti saranno ben tre: la gestione amministrativa del pluriomicida incaricato di minacciare e spezzare un numero di ossa ben definito su commissione di alcuni criminali locali ad un prezzo tutt’altro che ragionevole; la gestione della Chiesa di Anders, in seguito alla svolta religiosa dell’assassino e ai suoi colloqui in prima persona con Gesù, con lo scopo di arricchirsi attraverso le offerte della nuova comunità di fedeli, spesso annebbiata dall’abbondanza del sangue di Cristo, fondamento del nuovo credo. Ed infine, come ultima attività, un progetto sicuramente più lodevole basato su una serie di buone azioni da compiersi in soccorso ai più bisognosi, con un guadagno proveniente dalle offerte generose e questa volta consapevoli del popolo.

In poche parole, possiamo dire che Jonasson ci ha regalato ancora una volta un romanzo fantasioso, divertente, sottile e appassionante, perfettamente aderente alle aspettative dei suoi lettori.

Lettura consigliata? Assolutamente sì.