La Primavera nell’arte: la prima vera occasione per gli artisti

Basta un solo sguardo dalla finestra per accorgersi che qualcosa sta cambiando, si affacciano davanti ai nostri occhi speranzosi nuovi colori e sfumature di luce che ci lasciano il tempo di pregustare una sensazione bella di libertà e gioia infantile. Come succedeva nei nostri disegni di bambini, le giornate diventano fogli pieni di fiori e tutta la natura si impegna a parlarci di vita e di mutazione. Travolti da questa atmosfera di cambiamento, ci ritroviamo ogni anno a tirare un sospiro di sollievo di fronte alla primavera, lasciando svanire il fantasma dell’inverno alle nostre spalle. Per l’arte, la bella stagione è il grembo da cui far nascere le opere più dolci grazie all’utilizzo prevalente di tonalità pastello e alla rappresentazione della natura nel suo momento di massima esplosione creativa. Alcuni dei più grandi artisti hanno voluto rendere omaggio alla primavera, rubandole un po’ di bellezza per incastonarla nelle proprie tele. Ecco i quadri più celebri:

GIARDINI DI PRIMAVERA (C.Monet)

Claude Monet, padre dell’impressionismo, visse,dalla primavera 1883, in una grande casa a Ginevry,nel cuore della Normandia. Intorno a questa casa, il pittore creò un “giardino da dipingere” con piante scelte da lui in base agli accostamenti di colore più efficaci e lasciate crescere nella quasi totale libertà in modo tale da non contaminare l’esuberanza della natura che ritroviamo nei suoi quadri. In questo giardino dipinse moltissimi quadri,tra cui quelli in cui si manifesta il soggetto ricorrente delle ninfee come in “Lo stagno delle ninfee, armonia rosa”.

RAMO DI MANDORLO IN FIORE (V.Van Gogh)

Peschi in fiore,ma anche albicocchi in fiore o primi piani di composizioni floreali sono tra gli elementi che conquistano la sensibilità di Van Gogh nelle campagne della Provenza. Il fiore rappresenta per l’artista la personificazione della sua fragilità che si incrocia con il bisogno di sbocciare attraverso l’arte. “Ramo di mandorlo in fiore”, realizzato nel 1890, è il quadro in cui Van Gogh sa cogliere, attraverso l’accostamento dei fiori perlacei e il turchese del cielo, il momento dell’inizio della primavera. Non a caso, il mandorlo è, in alcune zone già da febbraio, uno dei primi alberi in fiore.

PRIMAVERA (G.Arcimboldo)

Giuseppe Arcimboldo realizzò, nel 1563,una serie di quattro dipinti “Quattro stagioni”. Come si può notare, in questi quadri c’è una coesistenza di forma umana e natura. In sostanza, visto che si voleva rappresentare la perfetta armonia tra macrocosmo (natura) e microcosmo (uomo), Arcimboldo scelse di rappresentare le stagioni come persone formate da elementi naturali. Ecco, quindi, che la Primavera diventa una donna composta da un gran numero di fiori: il viso è un insieme di petali rosa e boccioli, l’acconciatura dei capelli ricorda un bouquet floreale, il vestito è fatto da margherite e foglie che si distendono lungo le spalle.

PRIMAVERA (R.Magritte)

“Una rondine non fa primavera” di certo non fu il proverbio più amato da Magritte che rappresentò la bella stagione come una colomba che vola in un cielo dalle sfumature celesti tenui. Il corpo è formato dalle stesse foglie degli alberi che si moltiplicano nella foresta sottostante.

LA PRIMAVERA (A.Mucha)

Nelle mani di Mucha la primavera diventa una donna che veste le carni di una divinità e che rievoca l’immagine della “Primavera” di Botticelli. Una lunga chioma fluente dai riflessi dorati, un viso rilassato di una dea che canta l’arrivo della bella stagione e il colore bianco che crea un gioco di luminosità nell’opera. L’immagine sembra sospesa nel momento in cui soffia un vento leggero e tutto si muove con grazia, seguendo le correnti dello stile liberty.

PRIMAVERA (M.Cheval)

Un quadro molto enigmatico che incornicia questa donna nelle vesti di un giullare che mostra a noi, osservatori, un seme. I suoi capelli si presentano come un vaporoso e fitto fogliame su cui si posano 4 vivaci farfalle. La maschera può avere una duplice interpretazione: è la maschera del giullare, quindi, di un qualcuno capace di far gioire chi lo guarda, ma è anche una maschera che forse nasconde una vera identità. Allora, da un lato ritroviamo la primavera come fonte di gioia, dall’altro la consapevolezza di essere piacevolmente ingannati da una bella stagione che illude di durare per sempre. Il seme è il simbolo di fertilità stessa della natura che trova, nella primavera, la sua terra.

RIVALI INCONSCE (L. Alma-Tadema)

Concludiamo questo viaggio con Lawrence Alma-Tadema, un pittore decadente e raffinato dell ‘800 inglese che nutri di primavera moltissime sue opere. In “Rivali inconsce” la ritroviamo nei colori della tela oltre che nel rigoglioso alberello dai fiori rosa sulla sinistra.

Chi lo ha detto che le vere rivali inconsce non siano proprio le stagioni che gareggiano ogni anno per mostrarci la loro bellezza?

Alessandra Nepa