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Intervista a Marquica: “La musica è memoria cellulare, ci dona ricordi audio”

Marquica è Nicoletta Marchica, un’artista che possiamo definire “un’incantautrice”, autrice e produttrice italiana. Nella sua vita ha voluto fare musica e di generi ne ha sperimentati, così come di esperienze. Ogni volta, però, si è concentrata a ricercare la giusta emozione da raccontare, un testo e una melodia che colpissero alla pancia di chi l’ascolta.

A Marquica piace la leggerezza e “se c’è da salire su di un tavolo per ballare”, potete contare su di lei, ma non solo. Nella sua produzione hanno trovato e continuano a trovare spazio tematiche importanti che si tramutano in canzoni fantastiche dalla cifra elevatissima. Esattamente come il suo ultimo singolo, La sposa bambina. Una canzone pop dalle sonorità delicate e travolgenti, con un testo crudo e diretto. Un testo che nasce da una storia realmente accaduta. Sheila ha rischiato di finire in un matrimonio combinato con un uomo che non ha scelto, ma che le è stato imposto. Per Sheila l’epilogo è stato felice, grazie alla mamma che ha trovato il coraggio di ribellarsi per salvare la sua bambina. Un dramma sventato, ma non è così per tantissime altre piccole anime.

Nasce così anche un progetto tra Marquica ed Emergency. Una parte dei proventi del brano sarà devoluta a EMERGENCY a sostegno del Centro di Maternità di Anabah nella Valle del Panshir in Afghanistan.

Il tuo progetto musicale e Marquica, come nascono?

Marquica deriva proprio dal mio cognome Marchica, a cui ho aggiunto una Q, diventando Marquica. Il progetto artistico nasce nel 2000 ed ha attraversato diverse fasi. Ho iniziato la mia carriera cantando in inglese, Pop Rock. Poi sono diventata la voce ufficiale dei Dirotta su Cuba sperimentando il Funk e per i quali ho scritto un disco. Infine mi sono dedicata alla mia carriera solista attraversando i generi musicali che più mi piacciono, dal cantautorato italiano alla musica Black. Quando mi dedico alla scrittura di ballad, come il singolo in promozione, sono molto italiana. Amo molto la parte lirica e melodica della nostra lingua e della nostra musica. Quando, invece, scrivo qualcosa di più veloce e leggero, la mia musica si spinge verso il black.

La sposa bambina tratta un tema molto forte… Come ti sei avvicinata a questa tematica?

E’ nata molto spontaneamente… Una mattina, era il 2018, dopo aver accompagnato mio figlio a scuola, mi sono fermata al solito bar per bere un caffè. Leggevo un quotidiano e cercavo le pagine di spettacolo, solitamente non mi soffermo sulle pagine di cronaca, ma mi saltò all’occhio la storia di Sheila. Questa notizia mi ha proprio colpito visivamente e ho iniziato a piangere, proprio senza alcun ritegno. Il barista mi nota e mi consiglia di tornare a casa e di scriverci una canzone, anche lui si era accorto che mi aveva emotivamente sconvolta. Dal bar a casa ho scritto questa canzone… Non è stata per nulla pensata o studiata a tavolino, anzi, un’ispirazione su di una storia successa a Milano, nel 2018, in Italia, quando poi immaginiamo che queste cose succedano dall’altra parte del mondo…

E non solo…

Esatto, invece, in Italia è stata una cosa “legale” fino agli anni ’80, perché poi ovviamente mi sono informata e ho letto che storie di sposa bambina ci sono state fino agli anni ’80. Quindi è un fenomeno anche piuttosto recente…

Sheila come sta oggi?

Ora Sheila è una ragazzina, è stata accolta in una comunità italiana e per fortuna la madre è riuscita a rivolgersi ad un ente che non le ha permesso di mandare in sposa la figlia a chissà chi dall’altra parte del mondo. Il padre che aveva organizzato tutto, è stato arrestato. La vera eroina è la madre che ha salvato se stessa e la figlia da questo matrimonio combinato. C’è un epilogo felice. Non ho deciso razionalmente di parlare delle spose bambina, ma è stata la storia in sé ad ispirarmi. Di li a pochissimo è nata questa canzone.

E l’hai pubblicata solo recentemente? 

E’ uscita adesso, perché nel frattempo il mondo è scoppiato a causa della pandemia. Ad un certo punto le canzoni non puoi tenerle lì, è una violenza che fai anche a loro, hanno bisogno di andare nel mondo e fare la loro strada. Era pronta già alla fine del 2019, ma ho atteso che la situazione mondiale migliorasse. Poi ho incontrato una ragazza di Emergency con cui poi è nato il progetto benefico.

Non è l’unico tema caldo che hai trattato nel tempo… Pensi di aver trovato nella musica il mezzo per sensibilizzare il mondo?

Sì, è un po’ quello che vorrei. Le cose che mi colpiscono, sarà forse per l’età, sono sempre profonde. Premetto, però, che amo anche la leggerezza e se c’è da salire su di un tavolo per ballare, io sono componente. C’è da dire, però, che si possono sensibilizzare le persone su argomenti che sembrano faticosi attraverso la delicatezza della musica senza fare retorica, perché il rischio è sempre quello di fare la morale. Con la sposa bambina, ho voluto raccontare una storia, senza alcun obiettivo pretenzioso. Solo far riflettere e prestare attenzione quando rispondiamo ad un bambino. Lo stesso discorso l’ho applicato anche quando ho cantato di escort o di ambiente, altro tema per me importantissimo. Dopo aver ascoltato una canzone, dopo averla cantata o ballata, ecco, magari ci ripensi… Il potere della musica è questo… è emotivo!

Il potere della musica è emotivo…

Esatto, pensa a quando ascoltiamo una canzone d’amore, in un momento particolare… Riascoltandola, dopo anni, ci riporta chiaramente a quella memoria cellulare lì. Ripensi alla malinconia, alla bellezza o non so, all’estate. La musica ci dona anche ricordi audio. Inserendo nella musica dei temi importanti serve sì a sensibilizzare, ma soprattutto a colpire la pancia, alla sfera emotiva. In un contesto dove non solo le parole sono importanti, ma il discorso diventa anche emotivo e musicale.

Canzoni d’amore, a volte certi ricordi… ma anche no!

A volte è molto meglio di no! Ho ricordi incredibili su questo. Ci sono canzoni che quando si legano a momenti particolari, nel bene o nel male, si fa fatica a riascoltarli. In questo periodo sto riguardando la serie Scrubs ed alcune musiche di sottofondo mi riportano alla mente certi momenti che diventano faticosi…

Torniamo ai temi importanti… Dedicarsi a temi meno mainstream penalizza o bisogna infischiarsene?

Parto dal presupposto che nel 2022, meno fai pensare, meglio è! Siamo forse arrivati ad una saturazione. Io, però, sono sempre stata una persona di nicchia. Nel bene o nel male, anche da ragazzina se avessi voluto sfondare nel mondo musicale, avrei fatto altre scelte. Ho sempre seguito in modo super istintivo ciò che mi andava di fare, sia nei generi musicali che con le persone con cui collaborare. Non sono mai stata una stratega. Mi piace cantare ciò che mi emoziona e mi colpisce. Forse non sono nemmeno capace di essere totalmente oggettiva come altri cantautori che riescono ad arrivare ad una platea più ampia, ma non mi sono mai preclusa nulla. Quando mi strucco la sera voglio riconoscere chi ho davanti.

“40” di Marquica, c’è un’analogia con “30” di Adele? E sulla maturità?

Il primo luglio ho compiuto 40 anni, è andata così! Volevo celebrare la donna in questo momento della maturità. Anche per il video ho chiamato solo donne di 40 anni con le loro attitudini anche lavorative. Ho voluto celebrare i 40 anni… Al di là di Adele che amo alla follia…

Pensi che il periodo che abbiamo e stiamo vivendo ci abbia spinto a riflettere su se stessi?

E’ ciò che auguravo al mondo, soprattutto durante il primo lockdown che per me è stato molto più forte. Il mio augurio era proprio quello di prenderci questo tempo per riflettere. Se posso essere sincera e so che con te posso esserlo, penso che ciò sia successo solo per coloro che sono più sensibili. Vedo un grande divario tra le persone, soprattutto sui social… In tanto disagio, c’è gente che ha lavorato su di sè, anche attraversando momenti terrificanti, di solitudine e fatica. C’è chi ha cambiato lavoro, chi si è trasferito. Secondo me questo periodo ha portato a delle risposte. Ognuno ha tratto le proprie conclusioni, ma credo che abbia molto più diviso che unito. Se parliamo di amor proprio non so se ciò sia successo per tutti, per qualcuno ha portato ancora più rigidità e diffidenza verso l’altro e verso il mondo.

Che divario vedi sui social?

Le lamentele, soprattutto sui social network, le trovo una cosa ormai inutile. Personalmente ho cambiato molto il mio modo di scrivere e comunicare sui social. Su Facebook, ad esempio, non pubblico più nulla che riguarda me se non la musica. Non credo più in una risposta che venga in modo sincero, ma che invece, ci sia sempre un filo di polemica e io non ho proprio più spazio e tempo per la polemica.

Marquica, altri progetti?

Preparati a ridere… Con il mio ginecologo, che io chiamo il salvatore della vagina, e lui è un luminare… siamo diventati amici. Ha scritto questo libro, Nati con la camicia di plastica, in cui riflette su alcuni studi secondo i quali nei feti materni è possibile trovare delle nanoplastiche. Insieme stiamo scrivendo questo musical in cui inserire il tema delle nanoplastiche, ma anche l’ambiente e i cambiamenti del clima nel modo più ironico possibile. Ho già scritto un po’. Sensibilizzare senza appesantire, dando, però, dei messaggi. Sto poi pensando anche ad un Ep. Partirò a breve per pensare e concentrarmi.

Benito Dell'Aquila