I luoghi più terrificanti del mondo

Quelle legate a questi luoghi sono, davvero, solo storie o in qualche modo corrispondono ad avvenuti fatti, tanto potenti, da diventare parte integrante del “respiro” del luogo stesso? E soprattutto: perchè questa volontà di mostrare, lasciarne evidente traccia o ricordo? Si tratta di semplice celebrazioni o metafora di avvertimenti? Ecco alcuni di quei luoghi, davvero da brivido, in cui sicuramente non accettereste di trascorrete la notte.
 La Chiesa dei morti

Sedlec, Repubblica Ceca.

Una chiesa cattolica a ridosso del cimitero locale, chiamata Ossario di Seldec, dall’esterno è apparentemente un normale luogo di preghiera per i visitatori del cimitero. Ma al suo interno tutti gli arredi e le suppellettili (lampadario, altare e acquasantiere comprese) sono realizzate da ossa umane adornate di teschi. Macabro stile architettonico ripreso qui e li come abbellimento anche da cornici, pilastri e volte. Tutt’attorno, è inutile dirlo, ammucchiate altre decina di migliaia di ossa e teschi; la storia del luogo racconta che siano tutti resti appartenuti a fedeli che nei secoli hanno fatto esplicita richiesta, prima di morire, di entrare a far parte ‘in maniera effettiva’ dell’architettura della Chiesa, donando appunto le loro ossa come fossero mattoni. Resta il fatto che da questa prova di fede a passare alla fattiva realizzazione della struttura ce ne vuole: un lavoro di progettazione prima e di minuzioso artigianato poi…di creativi muratori o esperti decoratori del genere? Non è dato saperlo.

 La strage del Passo di Djatlov

Monti Urali, Russia.

Un passo di montagna che venne soprannominato di Djatlov proprio a seguito di questo incidente, dal cognome di una delle vittime. Tutto accade il 2 Febbraio 1959;

un gruppo di escursionisti, nove per la precisione, accampati nella parte settentrionale dei monti, venne ritrovata morta e sparpagliata sulla parte orientale. A sconvolgere, oltre a ritrovamento, fu la particolare posizione dei corpi e il loro stato non prodotto dal processo di decomposizione ne allo scempio di animali. La versione ufficiale parla di una ‘forza irresistibile e sconosciuta’ che ha investito il gruppo nel corso della nottata. I turisti semi svestiti hanno tagliato la tenda dall’interno gettandosi nella neve e correndo spaventati verso il villaggio. La maggior parte di essi è morta di freddo; in particolare tre di loro avevano costole rotte e il capo trafitto, mentre a una delle ragazze era stata strappata la lingua. Sui corpi, tuttavia, non furono trovati abrasioni o lividi, ma la pelle di tutte le vittime aveva una strana sfumatura violacea, ad alcuni i capelli erano diventati bianchi e sul loro volto si era impressa una smorfia di terribile orrore. Gli esperti osservarono che la radiazione di fondo dei loro vestiti era di dieci volte più elevata del normale. La zona venne interdetta e la vicenda venne insabbiata (assieme ai reperti raccolti) fino al 1990. Una serie di morti misteriose avvennero negli anni successivi attorno al caso, colpendo giornalisti e studiosi che tentarono di fare luce sulla vicenda.

Il teschio che suda

Rione Sanità, Napoli – Italia. 

E’ il cimitero delle Fontanelle, chiamato così per piccole sorgenti d’acqua che vi sgorgavano. Qui sono conservati più di 40000 teschi umani di morti tra il 1600 e il 1800 nel corso delle varie epidemie di peste e colera che si erano susseguite. Su alcune di queste teste aleggiano storie e superstizioni. La ‘Capa di donna Concetta’ nello specifico è una delle più note. E’ l’unico teschio che si mantenga lucido e senza polvere. La tradizione vuole che sia il sudore dell’anima della donna, ancora in Purgatorio, che ne deterge la superficie impedendo alla polvere di posarsi. Una leggenda dice che, chi vi chiede una grazia debba posare la mano sul cranio; se sollevandola resta bagnata vuol dire che la grazia è stata accolta. Il Cimitero venne chiuso nel 1969 per ‘eccesso di fanatismo’; sembra che vi fosse una morbosa e ossequiosa cura e devozione a tutte le ossa conservate con dei veri e proprio pellegrinaggi quotidiani. E’ stato riaperto solo nel 2010.

La casa dei manichini

John Lawson House, Main Street 9 – Wappingers Falls, New York.

Una tipica villetta in legno all’americana ad un centinaio di metri dalla stazione di New Hamburg.  Non si è ancora capito se la villetta sia abitata o meno; il giardino non è curato e da anni non si è vista ne entrare, ne uscire anima viva. Eppure ogni mattina sul porticato di casa appaiono manichini in abiti del primo ‘900 in posa realistica e lì restano per tutto il giorno per poi scomparire all’improvviso un po’ come sono arrivati al calar del sole. Ogni giorno cambiano posizione, fattezze e spesso pettinatura. Molti giurano di averli visti arrivare ed andare via da soli. Inoltre, durante la notte, una fioca luce si intravvede dalla finestra della cucina. Unico dettaglio certo: i manichini sembrano rivolgere lo sguardo verso la stessa direzione, le rotaie della ferrovia. La storia dice che grosso modo in quel punto della tratta a cui rivolgono lo sguardo vitreo, nel 1871, un treno sia deragliato uccidendo 22 persone.

L’isola delle bambole

Una piccola isola messicana sul lago Teshuil, fra Xochimilco e Città del Messico.

Migliaia di bambole appese agli alberi, alle staccionate, ai tronchi; tutte rotte, sporche e mutilate. E’ questo l’impatto  d’insieme che investe una volta sbarcati su questa piccola isola tra canali. Non c’è che dire: un panorama affatto rilassante. Sembrano corpi senza vita di bambini maledetti: smorfie di dolore e terrore osservano da dietro la fitta vegetazione. Ma come sono arrivate fin qui tutte queste bambole?

La storia racconta che proprio sul canale accanto all’isola tre fanciulle stessero giocando e che una di queste, caduta in acqua, venne risucchiata dalla torbida corrente. Anni dopo un sinistro e solitario signore dal nome Don Julian Santana decise di installarsi sull’isola. Pensò subito di costruire un santuario dedicato alla piccola defunta e vi mise accanto qualche bambola affinché la sua anima avesse di che giocare…per sempre. Nel giro di poco tempo si sparse la voce e tutti gli abitanti del luogo cominciarono a portare sull’isola bambole usate e malconcie, magari da barattare con frutta e ortaggi. Julian accettava lo scambio e posizionava subito il nuovo arrivo. Risultato? Adesso sono migliaia e se passeggiate sull’isola, vi osservano tutte con occhio curioso e ghigno beffardo. Così un omaggio, se vogliamo di tenerezza, si è trasformato in un’esaltazione macabra della morte e della sua transitorietà con una visione affatto di ‘eterno riposo’.

redazione