Frank Cancian: un americano (di nuovo) a Lacedonia

Nel 1957 un allora ventiduenne Frank Cancian si aggirava per le strade impolverate di Lacedonia – un paesino in provincia di Avellino, Campania – con la sua macchina fotografica.
Grazie a una borsa di studio rilasciatagli dall’Università La Sapienza di Roma, l’americano catturava sul suo rullino le abitudini e lo spirito duro e fiero di un paese dagli abitanti dallo sguardo imperscrutabile, colmo di lavoro, di terra, di vento e di sacrifici.

Sessant’anni dopo Frank Cancian – ormai ottantaduenne – torna tra le stesse strade e gli stessi volti da lui immortalati. In occasione infatti dell’inaugurazione del Museo Antropologico Visivo Irpino (MAVI) il fotografo è l’ospite d’onore di questa celebrazione.

I suoi scatti – quasi duemila – costituiscono il nucleo centrale di tale museo all’avanguardia; uno sguardo su quella che una volta era Lacedonia, un tempo già tanto remoto.
Tra le sue fotografie si scorgono dei veri e propri tranche de vie, degli spaccati di vita quotidiana in cui con esuberanza spiccano sguardi, movenze e gesti di un popolo di grandi lavoratori. Una Lacedonia viva, dagli occhi vispi neri e grandi come olive.

Oggi Frank Cancian ha avuto la possibilità di ritrovare alcuni di quei volti da lui scolpiti nel tempo; con gli stessi occhi ma il volto solcato dal peso degli anni, il paese di Lacedonia ha accolto il fotografo come un suo concittadino tornato dopo un lungo viaggio.
Numerose sono state anche le iniziative in favore del suo ritorno; è stato indetto infatti un concorso per i nuovi fotografi con lo scopo di raccontare le trasformazioni di Lacedonia nel tempo.

Il ritorno del fotografo è stato simbolicamente l’incontro tra il passato il presente, tra ciò che è stato, ciò che è e addirittura ciò che sarà. Attraverso le fotografie di Frank Cancian il paese di Lacedonia vivrà per sempre nel tempo, cristallizzato con quei suoi occhi simili a due olive nere e quelle mani forti da lavoratore.

Camilla Antonioni