Carlo Cracco: altro che chef delle patatine

Ne abbiamo lette e sentite di tutti i colori negli anni di notizie e sfottò su Carlo Cracco, ma negli ultimi giorni  leoni da tastiera, giornalisti e cavalcatori dell’onda mediatica hanno trovato nuova linfa per i loro attacchi quando la Guida Michelin ha deciso di declassare lo chef vicentino, che ha così perso una stella della celebre guida francese. Per chi ci legge sa cosa pensiamo di Cracco, della sua cucina e del suo lavoro, e oggi vogliamo rendere omaggio all’inventore dell’unico e inimitabile uovo marinato spiegando in poche righe chi è Il generale Cracco, per citare Valerio Staffelli.

Come afferma Davide Turrini del Fatto Quotidiano «Cracco è di quegli enfant prodige che vanno oltre il piatto malriuscito lanciato contro una parete in Hell’s Kitchen», tanto per far capire come stanno realmente le cose a coloro che scrivono “quando pensi a tutto tranne che a fare il tuo lavoro, è normale!” o ancora “meno Tv, più cucina”. Lui, Cracco, non ha dato molto peso alle  critiche, forte della sua esperienza e della fiducia che ha in sè e nel suo team , affermando semplicemente  «Il mio staff ed io siamo tranquilli. In caso di cambi importanti, lasciare o sospendere le stelle è a discrezione della guida. Noi stiamo lavorando tantissimo ai nuovi progetti e non vediamo l’ora di accogliere i clienti nella nuova sede milanese in Galleria a gennaio»; Sì perchè una delle regole auree della Guida recita che  «Non si ereditano le stelle dalle passate attività».

Cracco rappresenta l’emblema dello chef, ma anche dell’uomo che non si è mai fermato, ponendosi sempre nuovi obiettivi e usando, piaccia o non piaccia, la sua immagine per spot televisivi e programmi TV. Un’immagine creata col duro lavoro, costruendo una carriera professionale che dal 1986 lo ha portato a lavorare dallo chef italiano più famoso al mondo nonchè inventore della c.d. “nuova cucina Italiana” Gualtiero Marchesi e poi ancora studi e collaborazioni in Francia da  Alain Ducasse (Hotel de Paris) e Lucas Carton (Senderens, Paris). Esperienze che gli fruttarono il ruolo di primo chef all’ Enoteca Pinchiorri a Firenze, che grazie alla guida “Cracchiana” ottenne ben 3 stelle michelin, e successivamente il ruolo di Chef-Exectuvie del ristorante Cracco-Peck (in seguito Ristorante Cracco) che con lui guadagnò due stelle Michelin, 18,5/20 per l’ Espresso e 3 forchette per il Gambero Rosso e che nel 2007 è stato nominato uno dei 50 migliori Ristoranti al mondo.

Come dichiarò Rosa Fanti, moglie dello chef  «Carlo si è fatto da solo, lavora da quando aveva 16 anni e la sicurezza che trasmette se l’è sudata», una sicurezza che non svanisce di fronte alla perdita della stella, ma che anzì dá ancora più forza per i nuovi progetti, due su tutti: Garage Italia in collaborazione con Lapo Elkan e  il Ristorante Cracco che aprirà a Gennaio 2018 nella nuova sede della Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, altro che distrazione dalla cucina,   ma duro impegno e passione per il proprio lavoro. Lavoro, collaborazioni, pubblicità e investimenti che fruttano allo chef delle patatine, come qualcuno l’ha malignosamente  definito, ben sette milioni e mezzo di fatturato l’anno facendo di lui il terzo chef italiano più ricco.

Concludendo non possiamo che citare Gualtiero Marchesi «ad ogni stella che cade esprimo un desiderio», augurando il meglio per i progetti dello chef Cracco, uno chef italiano ma soprattutto un uomo da rispettare!