“Yes, we fuck”: un film per abbattere un tabù

Di Martina Naccarato per Social Up!

Chi l’ha detto che le persone diversamente abili non fanno sesso? Lo fanno esattamente come tutte le altre. Sfatiamo il mito secondo il quale chi ha una o più diversità funzionali è asessuato, perché non è affatto vero. Per questo oggi noi di Social Up vogliamo proporvi il tema scottante e non sempre facile da affrontare, ovvero, quello del sesso  e della disabilitàpartendo dal presupposto che la sessualità è un bisogno, ma soprattutto un diritto di tutti.

Questo è l’importante messaggio contenuto nel documentario “Yes, we fuck”, un film che parla della vita sessuale di alcuni individui portatori di handicap senza pregiudizi, complessi o censure, ma al contrario, con immagini che lasciano ben poco spazio all’immaginazione. Si tratta infatti di un interessante “viaggio” nella camera da letto di alcuni disabili che, oltre ad aver scelto di parlare apertamente della loro vita sessuale, hanno anche accettato di farsi riprendere nella loro intimità.

Il documentario è stato realizzato da Antonio Centeno, regista e attivista per i diritti delle persone diversamente abili con il movimento Indipendent Living, e dal film maker Raul De La Morena, raccogliendo i fondi necessari per coprire i costi di produzione e di distribuzione con il crowdfunding.

Miriam, donna in sedia a rotelle, racconta la sua storia d’amore con un uomo indiano di nome Pama. Oriol, che ha una paralisi celebrale, sa benissimo che la società moderna ha ancora molti pregiudizi nei confronti dei disabili e per questo, li guarda in modo diverso, quasi come se non fossero persone, ma nonostante tutto, desidera apprezzare la vita e conoscere sempre cose nuove. Nei social network ha conosciuto Linda, una ragazza alla sua prima esperienza sessuale con un disabile, e lui nell’occasione desidera sperimentare pratiche sadomaso e bondage.

Metxe invece è una donna non vedente interessata sia ai movimenti femministi che alla sessualità: in un workshop a Madrid ha conosciuto un ragazzo di nome Kaini che alla nascita era una femmina. Un altro dei protagonisti di “Yes, we fuck”, è un ragazzo con la sindrome di Down che spiega ai telespettatori quanto sia meraviglioso provare piacere fino a raggiungere l’orgasmo. C’è poi Sole, quarantatreenne che vuole sperimentare l’autoerotismo con l’aiuto di Teo, un giovane trans che desidera diventare assistente sessuale.

“Yes we fuck” è il racconto di sei storie in cui persone diversamente abili affrontano il tema della sessualità mostrando come siano riuscite a superare i problemi e le difficoltà legate alla loro condizione, lasciandosi alle spalle pregiudizi e discriminazioni ancora esistenti. Con un workshop su porno e disabilità organizzato dal collettivo Post-op, questo lungometraggio mostra con coraggio e sensibilità, senza cadere nel sentimentalismo né nel ricattatorio, che la sessualità è un diritto che non deve avere barriere.

redazione