Pensate alla camomilla e all’olio extravergine d’oliva, cosa possono avere in comune questi due prodotti? Secondo i dati dell’Isma (Istituto sperimentale per la meccanizzazione agricola) il mercato italiano richiede ogni anno 1000-1200 tonnellate di camomilla, una quantità eccessiva che la produzione nostrana non riesce a soddisfare, per questo motivo il 75% arriva dall’estero (Europa dell’Est, soprattutto, ma anche Egitto, Sudafrica e Argentina). Tuttavia, una imponente opera di meccanizzazione e il continuo aumento della domanda potrebbero rilanciare la produzione nazionale di questo prodotto importante non solo per i famosi infusi, ma anche per qualche prezioso liquore di origine monastica. Ma sapete la vera novità? A fare da traino potrebbero essere proprio le carceri!
Il carcere di Alessandria è il primo produttore di camomilla italiano: “Beh, direi che se non siamo il primo in assoluto, poco ci manca”, afferma Renzo Sacco, presidente della cooperativa sociale Coompany, che si occupa del reinserimento lavorativo di ex detenuti e persone che vivono situazioni di disagio. L’idea è nata lo scorso anno, successivamente all’accordo tra il carcere San Michele di Alessandria e la cooperativa Coompany per la riqualificazione delle aree verdi attorno ala struttura detentiva. “Si tratta di circa 2 ettari di terreno, in parte all’interno della cinta muraria del carcere e in parte all’interno del perimetro della recinzione. Dopo un intenso lavoro di bonifica, abbiamo destinato buona parte di quest’area alle coltivazioni orticole: in questo periodo ci sono zucchine, pomodori, peperoni, melanzane e così via”. Tutti prodotti che hanno un’unica destinazione: la Ristorazione sociale, ristorante molto particolare (in viale Milite Ignoto 1/A, ad Alessandria) in cui a servire i pasti sono ex detenuti o persone inserite in un percorso di fuoriuscita da situazioni di disagio.
Oltre agli orti, “disponiamo anche di una ventina di arnie che finora hanno prodotto 150 kg di miele d’acacia, mentre in questi giorni stiamo procedendo alla raccolta del millefiori. Una quantità limitata, per il momento, ma che sta crescendo”. Per quanto riguarda la camomilla “Il 50% dei terreni da noi gestiti lo abbiamo destinato alla coltivazione di camomilla: circa un ettaro”, dice Renzo Sacco, “e tenendo conto che in Italia vengono destinati a questa produzione un’ottantina di ettari, direi che siamo assolutamente nelle primissime posizioni”. Anche se “la produzione è solo agli inizi, e abbiamo ancora molto da imparare, a cominciare dalla cultivar giusta. Siamo partiti infatti con due varietà, una italiana di montagna e una olandese. La raccolta è iniziata proprio in questo periodo, ed è finora la varietà autoctona che sta dando i risultati migliori in termini di produttività”. La raccolta, per il momento, è manuale, “ma in futuro effettueremo sicuramente degli investimenti per la meccanizzazione: l’obiettivo è quello di rifornire, da qui, la gamma di prodotti di Altroconsumo”. “Dopo una prima essiccazione che viene fatta subito dopo la raccolta, tutto il processo viene eseguito a livello industriale presso un’impresa, nostra partner”.
La destinazione della camomilla sembra per il momento essere quella del classico infuso, noto da sempre per le sue proprietà sedative e anti infiammatorie, a cui si unisce il gusto gradevole che ne fanno la perfetta compagna delle serate invernali. “Tuttavia non ci mancano le idee per sfruttarla sia per la produzione di oli essenziali, sia di liquori”, come quelli della tradizione monastica, preparati mettendo i infusione i fiori nell’alcol con poco zucchero.
A curare tutto il ciclo produttivo di tutti questi prodotto sono ovviamente i detenuti del carcere di Alessandria, “con quelli che operano al di fuori della cinta muraria (ma all’interno del recinto carcerario) e che soddisfano determinati requisiti di comportamento e di espiazione della pena, previsti dall’articolo 21 della Legge numero 354 del 1975”. L’idea della camomilla è nata assieme alla Casa di carità arti e mestieri, che aveva già avviato con successo un esperimento simile al carcere di Biella. L’Italia ha l’occasione di riscoprire la sua vocazione per la camomilla e i detenuti hanno un’occasione di riscatto. Cosa chiedere di più?