West Side Story: diffidate dalle imitazioni

West Side Story (1961) di Robert Wise e Jerome Robbins.
“Un capolavoro del genere musical” scrive MyMovies.
Come non concordare?
Il film che ha rivoluzionato questo genere punto di forza della Hollywood dei tempi d’oro: non più favola ma tragedia.


Non si era mai visto un musical che non fosse un semplice racconto di una storia d‘amore ma un affresco di tematiche come il pregiudizio, la violenza, l’inquietudine e la rabbia delle giovani generazioni, i conflitti razziali, la critica alla società benpensante… “con qualche spunto polemico verso i miti di libertà e tolleranza negli USA” (il Morandini).

Le musiche del grande Leonard Bernstein e le coreografie del grande Jerome Robbins fanno di questa opera un unicum straordinario che si guadagnò all’epoca ben 10 Oscar nonché altri innumerevoli premi (tra cui il Grammy Award).

Leggiamo su Il Corriere della Sera:
“Sul piano dello spettacolo realizzato con temi della cronaca o della storia recente gli americani battono chiunque altro. Non solo portano sullo schermo i fatti e i nomi, magari in una rielaborazione spettacolare che attenua spesso l’impegno del riferimento, ma sono capaci di mettere tutto in musica. È il caso di West Side Story, immenso successo di Broadway, 734 repliche solo nel primo ciclo di rappresentazioni, capolavoro dell’estro coreografico di Jerome Robbins e della fantasia musicale di Leonard Bernstein…
Inutile dilungarsi sui meriti dello spettacolo e della partitura musicale, esaltati da una visione coreografica addirittura rivoluzionaria”.

Interessante quanto scrisse Pietro Bianchi:
“Perché il musical è soltanto americano? Perché prevede un eccezionale sforzo finanziario da parte dell’industria Culturale di un paese. Sono spettacoli in «ditta», che presuppongono cioè un assoluto accordo nei vari membri di una « équipe » di specialisti. Richiedono in più una perfetta rappresentazione. Qui non basta un mattatore, o un paio di interpreti di vaglia. Qui tutto deve essere perfetto, perché il musical ha valore soltanto se scene, ballerini, musiche e parole procedono alla stessa andatura. Non si ammettono smagliature, né errori…
Ciò che conta è il dinamismo dell’assieme, la capacità dello spettacolo di trattenerci nel suo vortice dal principio alla fine…

West Side Story ha il merito di essere uno svariante spettacolo, ricco di colori e di luci”. Tra i tanti che hanno esaltato il film, John Woo ebbe a dichiarare “Amerò sino alla mia morte quest’inno alla vita e alla bellezza. Le coreografie delle mie scene d’azione non sono mai molto lontane da West Side Story. È un film prezioso quanto un’opera d’arte”.

Magnifico il trio costituito da Rita Moreno, George Chakiris, Russ Tamblyn (meno in evidenza i due protagonisti, Natalie Wood e Richard Beymer).

redazione