We are Childfree Portrait Shoot in Berlin, Germany, on 18th September 2020 by Zoe Noble Photography.

We are childfree, la voce di donne che non vogliono essere madri

L’idea di una donna che per sentirsi realizzata debba essere necessariamente solo mamma e moglie è ormai obsoleta. Nonostante ciò, spesso dinanzi ad una donna che apertamente dichiari di non volere figli c’è chi reagisce in maniera contraddittoria. I diritti fondamentali basati sui valori dell’equità, della non discriminazione, dell’inclusione, della dignità umana, della libertà sono alla base dei fondamenti europei, eppure a volte risultano essere efficaci solo a parole. Nel XXI secolo il rispetto delle libertà altrui dovrebbe essere il perno delle relazioni interpersonali. Ciò non significa che si dovrebbe essere sempre d’accordo con le idee e le opinioni dell’altro, ma almeno non giudicare le altrui scelte di vita. Soprattutto se quest’ultime non intaccano la nostra. E allora perché c’è ancora chi inorridisce dinanzi alle cosiddette childfree?

Il termine childfree designa tutte quelle donne che per scelta non abbiano voluto avere dei figli

Si torna su un argomento caldo della nostra società, un altro tabù che per quanto sembri essere stato ormai sfatato, in realtà ci porta alternativamente a tornare sulla questione.

Questa volta, a far riemergere i commenti negativi nei confronti delle childfree, un articolo pubblicato da La Repubblica riportante la testimonianza di Zoë Noble, una fotografa inglese di 37 anni che sin da piccola – ha dichiarato – ha sempre saputo di non voler diventare madre.

La maternità è un sentimento che c’è o non c’è, e leggendo la storia di Zoë, non è obbligatorio che ci sia. Non è quindi vero che in un certo momento della vita per forza la donna debba compiere quel passo in più per sentirsi ancora più donna.

L’idea di maternità, o del noto “istinto materno”, in realtà secondo molti studiosi, è considerato come una credenza comune. Un fatto che nel tempo si è sempre più istituzionalizzato ed è diventato quasi innato nella vita di ciascuna donna. La verità è che nel mondo in cui viviamo la maternità è legata a condizioni sociali che sono sempre – o quasi – rimaste tali negli anni, e in cui l’eccezione, come Zoë, spesso spaventa.

A volte l’assenza di istino materno, che ci crediate o meno, esiste anche perché può capitare che ad una donna non piacciano i bambini e questo è di per sé un grande shock per la società. Sembra quasi che tutti debbano per forza amare quei piccoli dolci esserini, e se c’è chi la pensa in altro modo viene subito stigmatizzato come anormale. La ragione? Non si sposa con la maniera dominante di intendere la normalità. Addirittura, in tale ambito molti mettono in dubbio la moralità e la bontà d’animo di chi non prova alcun sentimento d’affetto nei confronti dei bimbi.

Fortunatamente, il mondo è bello perché vario, e per essere childfree non si devono necessariamente odiare i bambini, ma è semplicemente una scelta di vita, un modo di pensare.

In questa sede non si vuole entrare nel merito del come e del perché c’è bisogno che si cominci a guardare la maternità come un costrutto socio-culturale piuttosto che come una dote innata. Ci sono manuali di storia, sociologia e psicologia che hanno molto discusso sull’argomento. Tuttavia, tale ragionamento è necessario per riuscire a capire – e non necessariamente ad accettare in cuor vostro – perché può essere considerato normale che una donna decida di non avere figli.

Nonostante esistano tanti libri che giudichino tale scelta come normale, e non come un abominio del mondo, la gente stenta ancora ad accettare naturalmente questo modo di vivere. Per esprimere più chiaramente il concetto è stata utilizzata, ancora una volta, l’arte della fotografia.

Infatti, proprio grazie alla fotografa inglese è nato il progetto We are Childfree.

Il motto del progetto ideato da Zoë Noble è – traducendolo-:

I nostri corpi. Le nostre scelte. Le nostre storie. Le nostre voci.

Semplice ed efficace il messaggio racchiude in quattro parole secoli di lotte che hanno portato al raggiungimento dell’emancipazione femminile e all’affermazione della donna come essere umano che ha il diritto di scegliere per sé.

I nostri corpi: un chiaro riferimento a chi non concepisce l’idea di una donna che non sia stata creata solo per procreare, ed è anche un messaggio che veicola la necessità di non giudicare chi abortisce, ad esempio.

Le nostre scelte: la scelta di vivere come si vuole, di lavorare, di non essere madre, di essere felice.

Le nostre storie: ogni donna, anzi ogni essere umano ha una storia dietro quello che è. Le scelte di vita che si fanno sono frutto della storia di ogni persona. Spesso si vede solo il risultato finale, la gente tralascia tutto ciò che vi è dietro e per questo giudica, niente di più sbagliato.

Infine, le nostre voci: la libertà di parola, di espressione, di opinione, di dire che si è childfree apertamente senza dover per forza vergognarsi di esserlo.

We are childfree è un progetto che nasce dalla volontà di dire basta alle offese delle donne che non vogliono avere figli.

Zoë, sfruttando ciò che sa fare meglio, è riuscita a catturare in degli scatti la decisione di molte donne che come lei sono stanche si sentirsi giudicate per aver semplicemente scelto per sé.

Fonte: We are Childfree Portrait Shoot in Berlin, Germany, on 18th September 2020 by Zoe Noble Photography.

Tra queste Marcy, ad esempio, che per la prima volta si sente libera di urlare a gran voce che nella sua vita ha vissuto tante esperienze, che non sarebbero state possibili se avesse avuto dei figli ed è felice così. Al contempo, lo scopo non è giudicare chi invece li ha, e magari ha dedicato più tempo a loro che a se stessa. L’obiettivo è totalmente differente, ovvero far capire che si è donna e si è soddisfatte nell’uno e nell’altro caso.

Un’esperienza importante che fa riflettere molto sulla società odierna è quella di Monica. La sua voce nel progetto we are childfree è davvero importante, dato che racconta della sua difficoltà nel trovare un lavoro fino a quando durante un colloquio non ha dichiarato di non volere avere figli. Dinanzi a lei da quel momento si sono aperte diverse candidature, un’opportunità che però la stessa Monica definisce un problema sociale.

Fonte: We are Childfree Portrait Shoot in Berlin, Germany, on 9th January 2021 by Zoe Noble Photography.

Spesso i datori di lavoro quando si trovano a scegliere tra una donna sposata che vorrebbe avere un figlio e una che, invece, non ne vorrebbe mai, scelgono quest’ultima. Ebbene sì, ancora nel 2021 dobbiamo sentir parlare di tali ragionamenti imbarazzanti e di mancanza totale di tutela della donna nel contesto lavorativo.

Pare, dunque, che essere childfree oggi sia un grande requisito a lavoro, pur essendo per la società un grave problema

Quello che ci si chiede è perché la childfree Monica può pensare che “le mamme siano le persone più organizzate, produttive, efficaci e intelligenti là fuori”, e considerare scorretta il modus operandi dei datori di lavoro nei loro confronti, mentre invece il contrario non avviene?

Perché le donne, in primis, non si aiutano tra di loro al posto di giudicare? La normalità consiste nel vivere una vita abbastanza tranquilla, magari lontana dai reati. Non è un reato decidere di non avere un bambino, il reato semmai è denigrare quella persona per una sua semplice scelta. Gli stereotipi non fanno più ridere nessuno, ecco cosa è diventato davvero obsoleto oggi!

Nel mondo dello spettacolo sono tante le persone che hanno deciso di non diventare madri e stanno bene con se stesse.

Sabrina Ferilli? Non ha mai sentito “il vuoto della maternità”. L’incasinata Bridget Jones, sebbene nell’ultimo film abbia sfornato un bellissimo bebè, non ha mai voluto avere figli. L’attrice che la interpreta, Renée Zellweger, ha pensato a raggiungere tanti premi nella sua vita ma non ha mai inseguito il sogno di diventare madre.

Fonte: fanpage.it

Infine, la bellissima Jennifer Aniston che è entrata nel nucleo centrale dell’argomento affermando all’Huffington Post che per lei  “non avere figli non rappresenta un problema, ma lo è più per gli altri” ed è proprio questo che non è normale.

 

 

Giulia Grasso