Cambio di rotta per Boris Johnson, primo ministro inglese, sull’emergenza Coronavirus. Ufficialmente l’Inghilterra entra in una sorta di “fase secondaria” che prevede una quarantena di diverse settimane per tutti gli inglesi over 70enni. Un lasso di tempo che dovrebbe consentire al paese di “superare” la fase più critica della diffusione del virus sul territorio nazionale. Nel frattempo il Guardian svela un documento riservato e redatto dal Public Health England per i responsabili del servizio sanitario nazionale britannico, secondo il quale l’epidemia potrebbe protrarsi fino alla primavera del 2021, con previsioni catastrofiche.
Sebbene ci sia coscienza del pericolo coronavirus, il governo inglese mantiene una linea blanda per fronteggiare l’emergenza. Solo qualche giorno fa, Boris Jonhson aveva parlato al paese, sostenendo la necessità di sviluppare un’immunità di gregge.
“Abbiamo fatto il possibile per contenere questa malattia e questo ci ha fatto guadagnare un po’ di tempo ma ora è una pandemia globale e il numero di casi reali aumenterà significativamente e probabilmente è già molto più alto di quelli confermati finora dai test. Voglio essere chiaro, questo è la peggiore crisi sanitaria per una generazione. Alcuni la paragonano a un’influenza stagionale ma non è corretto. Per via della mancanza di immunità questa malattia è più grave e continuerà a propagarsi. Devo essere onesto con il popolo britannico, molte famiglie perderanno i propri cari prima del tempo.“
Se la comunità sanitaria guarda con scetticismo le dichiarazioni di Jonhson, qualcuno elogia le sue doti da statista. Il virus circola in Europa e continuerà a diffondersi a macchia d’olio. Le misure severe e restrittive di contenimento adottate da paesi come l’Italia non piacciono al governo inglese. Lo scopo è quello di evitare che l’emergenza sanitaria provochi anche gravi conseguenze in termini economici.
Ma cos’è l’immunità di gregge e potrebbe realmente essere una risposta efficace contro il coronavirus?
L’immunità di gregge è un fenomeno che si verifica quando la maggior parte della popolazione è già entrata in contatto con un patogeno. Solo in questo modo la popolazione può sviluppare un’immunità contro di esso. Ciò ridurrebbe al minimo sia il rischio di contagio sia la circolazione del patogeno. In una popolazione immune il patogeno non sarebbe in grado di attecchire, limitandone la diffusione. Nel complesso troverebbero “protezione” anche coloro che ancora non sono immuni, in quanto avrebbe meno probabilità di entrare in contatto con portatori della malattia.
Quali sono i rischi?
Affinché si sviluppi un’immunità di gregge è necessario che il virus si diffonda il più possibile. Gli effetti si riscontrerebbero solo quando il 60-80% della popolazione totale risulti infettata. Nel caso del Regno Unito che conta una popolazione di circa 67 milioni di persone, a risultare positivi al virus dovranno essere tra i 40 e 55 milioni. Considerando che a livello mondiale il Sars-CoV2 ha una mortalità del 3-4%, gli inglesi che rischiano di morire sono 1-1,5 milioni.
La linea inglese: giusta o sbagliata?
La attuali posizioni di Boris Johnson e del governo inglese sembrano indirizzate più a preservare l’economia del paese, piuttosto che lo stato di salute dei cittadini. Non tenendo conto che un’elevata circolazione del virus, porterebbe ugualmente al collasso il sistema sanitario, riflettendosi di conseguenza sull’economia. Inoltre fin quando non sarà messo a punto un vaccino o una terapia farmacologica efficace, le misure di contenimento non garantiscono la scomparsa del virus. Questo potrebbe rimanere in circolazione a livelli molto bassi e tornare poi a livelli di circolazione più sostenuti.