Giusto qualche giorno fa, l’astronauta Scott Kelly ci ha inviato tramite twitter le foto del primo esemplare di “Zinnia spaziale”! Un fiore di origine centroamericana sbocciato a circa 400 km d’altezza all’interno della Stazione Spaziale Internazionale (ISS).
La foto della corolla arancione, che si staglia contro il profilo sfocato del nostro pianeta, è oltremodo suggestiva e ci fa riflettere su quanto sia andato avanti il progresso in ambito spaziale.
Non si tratta, tuttavia, realmente del primo fiore sbocciato nello spazio, sebbene sia il primo ad essere stato anche piantato in orbita, oltre che coltivato.
Nel 2014, infatti, ha avuto inizio il progetto Veggie,volto allo sviluppo di tecnologie in grado di fornire del cibo fresco agli astronauti costretti a trascorrere lunghi periodi nello spazio, come accadrà per i fortunati coinvolti nella prima missione di esplorazione su Marte.
Curiosi di sapere come funziona una coltivazione orbitante? Sostanzialmente, si tratta di una serra particolare, una camera sigillata illuminata con luci led. Le pareti sono pieghevoli e ciò consente, con un complicato sistema, di variare il volume interno man mano che le piante crescono e, quindi, diventano più alte. Invece che nel terriccio a cui siamo abituati in giardino, i semi vengono piantati su un substrato a base argillosa.
Come è chiaro già in questa foto, crescere nello spazio per una pianta non è esattamente come stare sulla Terra. L’assenza stessa della Forza di Gravità è un grosso cambiamento in quello che dovrebbe essere l’ambiente naturale di un vegetale. Nonostante tutto, gli astronauti sono stati in grado di mangiare la loro prima insalata spaziale e si preparano già ad una nuova sfida: coltivare una pianta di pomodori nello spazio! Gli obiettivi da raggiungere sono far sopravvivere la pianta per l’intera durata del suo ciclo biologico, circa 90 giorni, e per un ulteriore mese dopo la raccolta dei frutti.
La diatriba tra Russi ed Americani in ambito spaziale, così come in molti altri, è tuttavia ben radicata. La NASA sembra aver dimenticato che il primato per la prima pianta in assoluto ad essere coltivata in orbita appartiene ai Russi che ci sono riusciti nel lontano 1982! Non si trattava di specie complesse come quelle su cui si lavora in queste ore, bensì di una più semplice Arabidopsis thaliana che, seppur non commestibile, è considerata ancora oggi l’organismo modello per eccellenza in botanica e fisiologia vegetale.
Che dire, la vita nello spazio si fa sempre più confortevole e, insieme ai test comportamentali di cui abbiamo già parlato qui, ci prepara al 2030, anno in cui, forse, i primi uomini lasceranno la Terra per vedere da vicino la faccia del pianeta rosso.