Sandra Milo: donna lunare, attrice solare e… viceversa

Non è poi tanto strano che, arrampicata sui tacchi, una Sandra Milo decisamente imbellettata a 84 suonati, in una calda serata romana si presenti a un party con pantaloni in raso neri, reggiseno rosso abbinato al vistoso rossetto e una maglia super trasparente. E neanche sorprende che abbia dichiarato, ancora una volta, la sua assoluta estraneità alla monogamia:” Io la fedeltà non l’ho mai capita. Immagine e parole all’unisono confermano la vera natura di un personaggio che insegue il tempo con infantile entusiasmo ma conserva una consapevolezza che rende intatta la voglia di stupire sé stessa più che gli altri. Alla ricerca costante di un suo personale ritorno al futuro ritrova sempre con naturalezza la sua vera dimensione di donna moderna attraverso le ardite risposte ricevute dalla vita.

Un susseguirsi di alterne vicende che basta ripercorrere all’indietro a partire dalla sua diversità congenita condita da strani amori (a soli 15 anni sposa il marchese Cesare Rodighiero e si separa dopo 21 giorni) e chiacchiericci pruriginosi (amanti famosi, mariti maneschi e flirt estemporanei); parallela a una carriera abbarbicata alla sua incontenibile avvenenza: stereotipo di scontata superficialità per alcuni e visione d’incanto per altri. Quel perfetto profilo greco esaltato dal grazioso nasino all’insù continua il suo sinuoso disegno nelle morbide curve di quella vistosa studentessa universitaria proveniente da Vicopisano che nel 1953 sul set di Tivoli posa per un servizio fotografico. Il giornale si chiama” Le Ore” e il titolo recita:” la Milo di Tivoli”. Tale dicitura coincide col suo desiderio di adottare un dolce pseudonimo e dunque Salvatrice, Elena Greco, nata a Tunisi nel 1933, si trasforma in Sandra Milo.

Appena ventenne debutta come comparsa nella pellicola: “Via Padova 46” diretto da Giorgio Bianchi in un cast di prim’ordine che comprende tra gli altri Peppino De Filippo, Alberto Sordi, Giulietta Masina, Massimo Dapporto e Virna Lisi, ma nonostante la sua figura gradevole passa quasi inosservata. Qualcuno però intuisce che quel corpo maestoso animato da una vocina in falsetto nasconde tra tutte le sue virtù la meno apparente: una non comune limpidezza di recitazione. È il regista Antonio Pietrangeli, un fine dicitore attento e acuto osservatore dell’universo femminile, capace come pochi di scoprire, rivelare e raccontare la donna attraverso i suoi ritratti cinematografici. Due anni dopo la propone nel ruolo della giovane Gabriella, un’attraente bruna dal dolce sorriso costipata nella divisa da hostess, di cui si invaghisce per un poco il vacuo dongiovanni Alberto Sordi di “Lo scapolo”.

Passa un quinquennio e il fortunato e proficuo sodalizio si ricongiunge sul set di: “Adua e le compagne” un film di forte impatto sociale, dove una splendida Sandra Milo, fornisce un eccellente prova delle sue poco riconosciute qualità drammatiche nei panni della prostituta Lolita. Un tipo di donna dalle molteplici sfaccettature che aveva già ottimamente impersonato accanto a un mirabile Vittorio De Sica nel tragico contesto de “Il generale Della Rovere”, firmato Rossellini. L’attrice appare invece molto ironica e pungente nel successivo film dell’anno dopo che i due girano assieme:” Fantasmi a Roma”, una surreale messinscena per raccontare una favola metropolitana attraverso le brillanti interpretazioni di attori italiani di rango quali: Mastroianni, Gassman, Eduardo De Filippo, Tino Buazzelli e Claudio Gora. Lo splendido connubio tra i due si chiude nel 1963 nella malinconica cornice del film” La visita”, tratto da un romanzo di Carlo Cassola. Qui affiancata dal maturo Francois Périer, supera sé stessa nella caratterizzazione di Pina, una donna di mezza età che cerca compagnia sentimentale per non abituarsi al dolce abbandono della solitudine.

Quasi in contemporanea, anticipato dal clamore già suscitato in una società dibattuta tra perbenismo e scandalo dal precedente film del 1960 “La Dolce vita”, esce sugli schermi “Otto e mezzo”, ancora un capolavoro supremo del cinema italiano diretto dallo stesso regista Federico Fellini, dove una strepitosa Sandrocchia, la chiamava cosi  affettuosamente questo suo famoso pigmalione, interpreta Carla una femme fatale tutta mossette e moine: l’amante predestinata che raffigura l’immaginario erotico maschile sempre in contrasto con la mentalità borghese della moglie. Due anni dopo con “Giulietta degli spiriti” l’ultimo film di quella fantastica trilogia del maestro riminese, si chiude la loro fattiva collaborazione e Sandra Milo dimostra ancora una volta qualità insospettate nel tratteggiare con briosa eleganza l’ambigua personalità di una donna opportunista: la vicina di casa Susy, o all’occorrenza Iris se non Fanny. Per entrambe queste interpretazioni vince il Nastro d’argento come migliore attrice non protagonista.

Risultato non da poco considerato che la commedia è il genere in cui la Milo si trova meglio, Nel ruolo di effervescente biondona gioiosa e spigliata riesce appieno a dimostrare candidamente l’altra faccia della sua luna artistica. Dopo aver girato il satirico “Le voci bianche”, eccola rigogliosa e solare spiccare nel cast di “Frenesia dell’estate”, regia di Luigi Zampa accanto a Vittorio Gassman, Philippe Leroy e Amedeo Nazzari e subito dopo affianca amorevolmente un Totò bisognoso di cure nel paradossale episodio di “Le belle famiglie”. In possesso di un adatto phisique du role è perfetta nel personaggio di Giuliana la moglie inquieta e disinibita del maturo ingegnere Enrico (un impareggiabile Enrico Maria Salerno), a disagio nell’infuocata calura estiva della Riccione vacanziera che fa da sfondo al film “L’ombrellone” di Dino Risi. Nel 1967, seppure in una particina, brilla luminosa in quella specie di jet set internazionale proposto dal film “Come imparai ad amare le donne” di Luciano Salce, al confronto di abbaglianti star quali Michele Mercier, Elsa Martinelli, Nadja Tiller e Anita Ekberg.

L’attrice Sandra Milo

Da qui in poi solo qualche estemporaneo cammeo chiude di fatto la sua carriera cinematografica e dunque Sandra Milo ritorna in tv dove era stata applaudita protagonista di cinque puntate di Studio Uno del 1966.

Conduce negli anni 80 con la consueta verve, vari programmi d’intrattenimento tra i quali uno sul tema del costume all’interno del programma Mixer e si distingue per la freschezza con cui anima l’originale spazio dedicato ai bambini: “Piccoli Fans”.

Tra altri programmi targati Rai e Fininvest, attivismo politico con conseguente legame affettivo e impreviste vicende giudiziarie scorre la sua nuova carriera fino agli anni 2000. Poi salutari botte di vita teatrali alternate a discutibili partecipazioni a reality e apparizioni a gogò in qualsivoglia evento mondano. Oggi Sandra Milo si reinventa con i suoi look a effetto, gigioneggia tra rimorsi e rimpianti e insegue un’altra forma di complicità con la vita: basta che provi ancora qualche emozione che sarà forse anche rara ma di certo allontana di parecchio la parola rassegnazione.

Vincenzo Filippo Bumbica