OGM, una risorsa per vincere l’AIDS e la povertà

Negli ultimi anni, la campagna contro le coltivazioni OGM ha acquistato sempre più forza ed ottenuto, tra l’altro, enormi successi. Complice una buona dose di disinformazione, tuttavia, non è così chiaro al di fuori dell’ambito specialistico cosa sia un OGM e quali siano le sue potenzialità. Ad aprire una finestra sull’argomento è stato, inconsapevolmente, il gruppo di ricerca dell’Università di LLeida, in Spagna, che, sotto la guida della Prof.ssa Teresa Capell, ha prodotto qualcosa in grado di modificare realmente le sorti delle popolazioni dell’Africa Sub-Sahariana: alcune linee di riso modificate geneticamente ed in grado di produrre uno dei principali antivirali impiegato nella terapia dell’HIV.

L’HIV è un virus endemico dell’Africa Sub-Sahariana, è difficile se non impossibile, quindi, debellarlo completamente. Sebbene non sia facile misurare la diffusione del virus in Africa, si stima che il 60% dei malati complessivi di AIDS viva nel continente. La terapia antivirale in Africa ha il costo proibitivo di 800$ per paziente all’anno, una cifra irrisoria o quasi per un uomo occidentale, ma non per una popolazione in cui molti individui sono costretti a vivere con meno di 2$ al giorno. Una via che consenta all’Africa di rendersi autonoma nella produzione di almeno parte dei farmaci di cui ha necessità e di farlo con costi contenuti, potrebbe davvero dare il via ad una rivoluzione. Il riso transgenico dei ricercatori spagnoli, il cui studio è pubblicato su Plant Biotechnology Journal, si muove esattamente in questa direzione. Trattandosi di una pianta tropicale, non ha problemi a crescere nell’ambiente caldo dell’Africa Sub-Sahariana; la modifica genetica gli consentirà di produrre la GRFT (Lectin Griffithsin) ed accumularla nei semi, da cui potrà essere estratta con una procedura a freddo ed una resa di 1,8 Kg di antivirale per ettaro di coltivazione.

La GRFT, o Griffithsina, fu isolata per la prima volta da un’alga rossa e deve la funzione antivirale alla capacità di impedire la trasmissione del virus da una cellula ad un’altra. In precedenza, si era riusciti ad ottenere un risultato simile a quello attuale nel riso con il tabacco, sebbene la resa in GRFT fosse più bassa.  L’impiego della GRFT in medicina non è limitato alla cura dell’infezione da HIV, è utile anche nel trattamento di altre infezioni virali come SARS, Epatite C ed Herpes Virus.

Di OGM parliamo troppo spesso, ma con ben poca cognizione di fatto. Un organismo OGM è, come dice l’acronimo stesso, geneticamente modificato. Per quanto la parola faccia pensare ad aberrazioni di frankensteiniana memoria, non stiamo parlando d’altro se non dell’accelerazione di un procedimento da sempre messo in atto dall’uomo: la selezione. Per secoli, se non millenni, l’uomo ha incrociato artificialmente piante, e anche animali, dotati di caratteristiche a lui utili, nella speranza di ottenere qualcosa in grado di facilitargli la vita. Oggi creare un OGM significa modificare il DNA di un organismo per conferirgli una proprietà di cui prima era privo e che è in grado di attribuirgli un vantaggio. Per ottenere questo risultato, vengono comunemente utilizzate tecniche di ingegneria genetica che consentono di tagliare, manipolare o modificare il DNA in maniera mirata e diretta, ad esempio con l’inserzione di un frammento di DNA appartenente ad un altra specie vegetale o animale. Tutto ciò è reso possibile dall’elevato grado di conservazione della struttura del DNA, costituito da mattoncini del tutto identici per tutti gli esseri viventi e che viene da questi letto ed interpretato secondo regole comuni chiamate codice genetico. Per questo motivo, spesso non è possibile notare ad occhio alcuna differenza tra un prodotto naturale ed uno ingegnerizzato e la pianta o l’animale modificati non hanno alcun problema ad utilizzare il nuovo frammento di DNA come se fosse sempre appartenuto loro.

Non tutti i prodotti in realtà geneticamente modificati sono considerati tali dalle definizioni ufficiali. Un esempio è il caso americano dei funghi champignon,  privati artificialmente del gene responsabile dell’annerimento eppure non ritenuti OGM, tanto da essere già sul mercato. Non è considerato geneticamente modificato qualcosa che abbia subito mutazioni dovute a processi naturali, o che siano indotte dall’uomo con tecniche diverse da quelle di ingegneria genetica, come mutageni o radiazioni, o ancora, come nel caso precedente, che presenti la rimozione di una parte del DNA invece di un’aggiunta. Una discriminazione, questa, che ha ben pochi fondamenti scientifici in quanto, potenzialmente, i risultati del lavoro di ingegneria genetica e delle altre tecniche comunemente accettate sono identici, sebbene ottenuti con tempistiche e dispendio di energia ben differenti.

Oggigiorno l’ingegneria genetica, che ha subito un rallentamento negli ultimi anni, va incontro ad un’accelerazione non indifferente che ci offre strumenti innovativi e sempre più interessanti per poter operare sia in ambito medico che agricolo. Sta a noi saper sfruttare questi mezzi nel modo corretto, senza esagerare e forzare la natura in direzioni inutili e dannose. Certamente, questo è un argomento spinoso, che sfocia nell’etica e nell’epistemologia, ma di per sé la scienza è innocente, sono gli uomini a non esserlo.

Silvia D'Amico