“Rimetti a noi i nostri debiti”: il film italiano per Netflix che auspica alla redenzione

Il debutto del primo film italiano su Netflix è stato affidato al regista Antonio Morabito ha pensato e diretto “Rimetti a noi i nostri debiti” uscito in tutto il mondo sulla piattaforma streaming il 4 maggio 2018.

Il film ruota intorno agli inadempienti ossia coloro che non pagano e che non saldano i loro debiti a volte per furbizia a volte per vera impossibilità materiale.

Morabito ha dichiarato: «Tutto è nato da un articolo che ho letto su El Pais dove si parlava del Cobrador del frac. In Spagna il lavoro di chi recupera crediti si svolge in un modo piuttosto bizzarro, con gli esattori, vestiti con un frac molto appariscente, che danno il tormento ai debitori. In Italia non c’è esattamente questa pratica anche se in genere, quando i grandi gruppi si accorgono che determinate persone non rientreranno mai del loro debito, ecco che lo vendono a poco prezzo a società terze che si accollano il rischio e che quindi sono molto più agguerrite». Aggiunge Morabito: «Questa operazione mi sembrava interessante perché mi dava modo di mostrare come il debitore venga stritolato in questa morsa micidiale che lo porta alla fine ad avere un debito con se stesso, con la sua dignità, con la vita».

I protagonisti sono Guido (Claudio Santamaria) e Franco (Marco Giallini. Guido è un uomo solitario, ha un lavoro precario come magazziniere e molti debiti, passa il suo tempo libero al bar ed ha un unico grande amico un vecchio professore vicino di casa interpretato da Jerzy Stuhr. Franco, invece, è un uomo spietato, insensibile e demoniaco; lavora per una società che per conto delle banche si occupa di riscuotere i debiti.

Guido e Franco si incontrano nel momento in cui Guido perde il lavoro e non può più permettersi una vita dignitosa, oberato come  è di debiti. Incapace di adempiere e senza un lavoro, viene assunto dalla società di recupero debiti e diventa allievo di Franco.

Da Franco impara tutto. Camminano fianco a fianco indossando una toga con la dicitura sulle spalle “Recupero crediti” e puniscono verbalmente e fisicamente i debitori. La tecnica è sempre la stessa: mettere a disagio il debitore nei luoghi che frequenta ricordandogli ad alta voce quale sia il suo debito. Se non adempiono subito, prenderli alla sprovvista e menarli. Se sono debitori realmente umili e poveri, prelevare oggetti preziosi fino a beni che per loro sono ricordi inestimabili.

Il lavoro per Guido ha i suoi pro e i suoi contro. Da un lato riesce ad estinguere il debito e a fare giustizia se i debitori, in realtà, sono gente facoltosa e benestante, dall’altro si sente sporco, impotente e contrariato quando si tratta di recuperare debiti dalla povera gente. In tutto questo Franco coadiuva e vede come l’allievo ha superato il maestro. Il film arriva ad un punto in cui ci si chiede: quanto è giusto? Riuscirà Guido a far rispettare la legge e a non sentirsi in colpa? E Franco smetterà mai di fare il riscossore? Vi è una dignità anche nel debitore?

Ovviamente, in maniera velata ma non troppo, il film schiaccia l’occhio alla preghiera del Padre Nostro. Non solo il titolo, infatti, ma alcune scene come la confessione di Franco e il pentimento di Guido e la scelta delle musiche riportano al concetto chiave della religione cristiana: perdonare per essere perdonati ma anche con un’accezione economica.

Il regista ha voluto inserire un’evidente morale come ha spiegato: “Nel nostro paese c’è un sentimento di rassegnazione dilagante, mentre io credo che le cose in realtà si possano cambiare. Il film parla di azioni e delle conseguenze di queste azioni e in questo senso è un film politico. Io sento forte l’impressione che ci stiamo dimenticando che tutto è politica e che finiamo per delegare agli altri la responsabilità delle nostre azioni attraverso la lamentela”.

Come primo film per Netflix, “Rimetti a noi i nostri debiti” è una pellicola per nulla banale, interessante e ben pensata e diretta. Per mille aspetti però discutibile: non brilla forse per originalità della scelta dell’argomento. Si dà come l’impressione che noi italiani siamo bravi solo a parlare dei problemi che ci riguardano ed attanagliano, redendoli succulenti per il cinema. Inoltre, per i primi venti minuti almeno il film è lento, prende ritmo solo dopo e neppure senza rincorsa.

Pregevole il lavoro da attori di Santamaria e Giallini, oramai certezze del cinema italiano e due dei pochi che avrebbero potuto degnamente rappresentare su Netlix talento e bravura della nuova generazione di attori.

Adesso tocca a voi dirci se vi piacerà…

Buona visione!

Sandy Sciuto