Come Canis lupus italicus potrebbe tornare ad essere il re dei nostri boschi

Nell’immaginario collettivo, da secoli, sono radicati un’infinità di paure e luoghi comuni riguardanti una moltitudine di animali. Il re di queste paure, sulla terra ferma, non può non essere che il lupo, soprattutto se prendiamo in considerazione l’Europa.

Qualche mese fa, una nota trasmissione televisiva ha mandato in onda un servizio su questi splendidi animali e sulla attuale situazione nelle campagne dell’Emilia Romagna, creando non poco scompiglio e terrorismo psicologico nella restante parte degli italiani che non conosce la problematica in questione.

Stiamo parlando di un animale celebre per svariati motivi; oggetto di tanti episodi, leggende, proverbi popolari e persino racconti mitologici.

Ma facciamo un passo indietro: gli italiani sanno realmente cosa sia un lupo?

Con la parola “lupo” si intendono varie specie e sottospecie selvatiche del genere Canis, ma noi ci riferiremo solamente al lupo europeo (Canis lupus lupus), che è la sottospecie che interessa l’Europa e al lupo appenninico (Canis lupus italicus), che è la sottospecie presente in Italia che si distingue per alcune differenze morfologiche e genetiche dovute all’isolamento della popolazione italiana di lupo negli ultimi secoli, rispetto alle altre popolazioni europee.

Questi animali, da sempre temuti e cacciati, erano prima presenti in quasi tutto il territorio italiano ed europeo; attualmente risultano estinti in vari Stati d’Europa e in alcune zone d’Italia.

Tutto ciò è dovuto all’atteggiamento ostile dell’uomo nei confronti dei lupi e al processo di demonizzazione che ha colpito questi animali molti secoli fa, addirittura prima del Medioevo e che continua tuttora.

«Fino agli anni ’70 il lupo era considerato specie “nociva” dalla legge italiana, ed era dunque cacciabile in tutti i periodi dell’anno, con ogni metodo (arma da fuoco, trappola, avvelenamento).
Anche nelle stesse aree protette, il lupo era cacciabile, in quanto ritenuto responsabile dei danni alle greggi e della diminuzione degli ungulati selvatici (es. Camoscio appenninico).
Dal 1971 il lupo divenne specie protetta in Italia. Questo ha permesso, insieme al ripopolamento di ungulati selvatici (prede d’elezione del lupo) e all’aumento delle aree boschive (dovuto all’abbandono della montagna da parte dell’uomo), la ricolonizzazione di molte aree appenniniche e alpine da parte del lupo. L’espansione della specie è stata ed è del tutto naturale. Nessun lupo è stato mai reintrodotto dall’uomo nel nostro paese.» [tratto dalla pagina Facebook: Canis lupus italicus – Lupo appenninico]

Ma perché l’uomo è da sempre in conflitto coi lupi? Di certo non si tratta solo di semplice paura: questi animali sono degli ottimi predatori e dal momento in cui l’uomo ha iniziato a colonizzare sempre di più le terre, le aree di influenza di lupi e uomini si sono via via intersecate o sovrapposte, creando inevitabili e spiacevoli incontri (come del resto succede per il resto della fauna a cui viene sottratto dello spazio).

La domanda che dovremmo seriamente porci è: la pericolosità di questi canidi tanto pubblicizzata da giornali, telegiornali, contadini e pastori, quanto è davvero reale?

Da anni, tanti gruppi e associazioni, si occupano della conservazione, della gestione  e della difesa dei lupi in quanto tasselli di innegabile importanza del patrimonio faunistico italiano ed europeo.

Il messaggio che si cerca di far trasparire da questo tipo di ricerche e attività è proprio quello di ritenere il lupo non come una disgrazia o una minaccia, bensì come una delle ricchezze del panorama naturalistico italiano (una simile opera di divulgazione viene portata avanti anche per gli orsi, per gli stessi motivi).

Del resto, si sa, “i lupi attaccano le persone, ammazzano i bambini” eppure da 150 ad oggi non esiste alcun caso provato di attacco da parte di lupi a esseri umani; un problema reale è sicuramente quello degli attacchi agli animali da cortile e ai piccoli animali domestici, ma anche per questo esistono delle ottime soluzioni che non siano trappole, fucili o veleni.

«La verità è che non esiste nessun caso provato di attacchi di lupo all’uomo in Italia e nei paesi vicini da almeno 150 anni. Ci sono racconti da bar, qualche improbabile sito internet che spiega come difendersi dai lupi e ci sono persone in malafede che prendono dati del 1700 o dati dell’Alaska e cercano di riportarli alla nostra realtà.

L’uomo non è una preda per il lupo e il lupo non la percepisce come tale. E nel lontano passato? Le presunte aggressioni storiche sono raccolte in alcuni interessanti articoli che citano documenti pubblici e annali storici. Negli archivi storici si trovano però mescolate anche storie di fantasmi e interviste a persone che giurano di avere visto draghi, nonché apparizioni di varie divinità e atti di stregoneria!  In base ad un’analisi critica di questi dati è probabile che nel lontano passato siano avvenute alcune aggressioni, soprattutto a carico di bambini che sorvegliavano le greggi: è stupido oggi affermare con certezza che questi fatti lontani sono veri, ma anche pretendere di smentirli. Si tratta di documenti narrativi che la scienza non considera attendibili per le statistiche sulle cause di morte o incidenti.

Ad esempio la saggezza popolare collegava (con poca ragione) i lupi alla rabbia silvestre e pertanto diventa molto difficile distinguere tra persone perite a causa del lupo o della malattia. Certamente oggi non ci sono branchi di lupi affamati perché per loro c’è cibo in abbondanza, e non ci sono minorenni che vagano sui monti di notte a sorvegliare greggi di pecore. In compenso ci sono mezzi di informazione talmente rapidi che la notizia di un’eventuale aggressione si diffonderebbe in pochi minuti.

Possiamo perciò dire con certezza che non vi sono state aggressioni da secoli, neppure in quelle aree dove il lupo è sempre stato presente, come l’Abruzzo o i Balcani. Centinaia di ricercatori hanno passato la loro vita accanto ai lupi e sono tutti vivi!» [Tratto da: I sette pregiudizi sul lupo da sfatare – WWF Alpi]

Esiste infatti anche una parte della popolazione italiana che ammette di non aver mai avuto problemi con questi carnivori, pur vivendo e lavorando in zone in cui la loro presenza è evidente e accertata; basta qualche piccolo accorgimento per evitare qualsiasi pericolo e qualsiasi attacco ai propri animali, vista anche la natura elusiva del lupo e la forte paura che nutre nei confronti dell’uomo (consigliamo vivamente la visione di queste interviste della rubrica “Io non ho paura del lupo”).

Ciò che sembra molto pericoloso, alle volte, si rivela estremamente delicato e minacciato; la condizione del lupo (e di altri animali) in Italia ne è la conferma, nonostante dal 1971 le politiche di gestione e conservazione di questi canidi siano cambiate e nonostante la mentalità di molte persone, negli anni, si apra sempre di più a questo tipo di argomenti.

Per scoprire altre informazioni e rimanere aggiornati sull’argomento, vi consigliamo di seguire le pagine Facebook: “Canis lupus italicus – Lupo appenninico”, “Wolf Apennine Center”, “Difendiamo i grandi predatori”, “WWF Italia”, “Amici del Lupo” e pagine di divulgazione simili.

Non ci resta che augurarvi un caloroso…in bocca al lupo!