Lo Stato Sociale, il politicamente scorretto che piace

Domenica 12 Agosto il gruppo bolognese si è esibito a Cupello, piccolo borgo abruzzese di 5000 anime, nell’ennesimo concerto “free entry” del tour estivo “Una vita in vacanza”. Infatti, Lodo e co, durante i 3 mesi d’estate hanno deciso di intraprendere un tour totalmente gratuito, salvo casi sporadici, perché come ricordato dal frontman “Amo i concerti gratuiti, soprattutto quelli dove si può osservare dalle terrazze”, riferendosi ad arzilli vecchietti affacciati ai balconi vicini al palco.

I “regaz”, come sono noti tra gli altri artisti, hanno messo in scena uno show che ha ripercorso la loro carriera ormai quasi decennale, portando lo spirito di ribellione, di insofferenza in tutta la piazza. Il concerto si è aperto subito con un inno di rottura contro la società, la ormai nota, quasi vintage, “Mi sono rotto il c***o”, che inizialmente ha scosso i molti signori anziani presenti nel pubblico, che però poi si sono fatti rapire dalle note di “Una vita in vacanza”. Oltre all’esecuzione, per così dire “classica” dei brani, lo show è stato caratterizzato anche da un “test di resistenza” che chiedeva al pubblico di provare a battere le mani e a cantare “bruciare sempre, spegnersi mai” per il maggior tempo possibile, con tanto di segnatempo proiettato sul palco; la piazza ha resistito per ben 5 minuti ed ha ottenuto come “premio” un vero e proprio karaoke live di alcuni pezzi della band, che intanto ballava sul palco vestita da ballerine del Carnevale di Rio.

Non è mancata occasione per raccontare al pubblico come è iniziata la loro carriera, senza nessuna spinta, completamente da soli, suonando club per club, circolo per circolo, “dove c’erano sì e no 30 persone”, come ha ricordato Lodo, ma anche per mostrare dove sono arrivati ora, nel pieno della loro carriera. E’ questa la vera genialità della band, riuscire sempre ad innovarsi, a far divertire il pubblico, passando da stage semplici e scarni come ad inizio carriera, per arrivare a palchi completi di led, schermi e altre diavolerie, ma in entrambi i casi con lo stesso obiettivo, quello di far saltare e “far casino” insieme ai propri fan.

Il divertimento è stato sempre accompagnato dalla voglia di ricordare i problemi della nostra società, dalla xenofobia, alla mancanza di lavoro per i giovani, temi trattati sempre con un’ironia sottile e spregiudicata. Al termine della canzone “Io, te e Carlo Marx” il quintetto ha composto la scritta “Andro Vive” per ricordare la morte di Federico Aldrovandi, 17enne morto durante un controllo delle forze dell’ordine, augurandosi che non ci siano più altri “Andro”.

E’ stata una vera e propria festa, che ha unito svariate generazioni, tipologie di persone, caratterizzata da una nuova modalità di “fare la canzone impegnata”…insomma, prova superata!

Paride Rossi