SYDNEY, AUSTRALIA - DECEMBER 31: General scenes near the the town of Sussex Inlet on December 31, 2019 in Sydney, Australia. More than 1500 firefighters are currently battling more than 100 blazes across the NSW, with more than 30 fires still yet to be contained. There had been calls for the Sydney New Year's Eve fireworks display to be cancelled due to the ongoing bushfires in NSW, however event organisers have decided to continue as planned following approval from commissioner of the NSW Rural Fire Service Shane Fitzsimmons. (Photo by Sam Mooy/Getty Images)

L’Australia brucia e sembra che l’uomo non riesca a fermarlo

Brucia veloce come poche volte si è visto, temperature alte e migliaia le persone sfollate, l’Australia chiede aiuto da 15 giorni e il mondo si stringe attorno a loro. Le linee elettriche e telefoniche sono rimaste interrotte in alcune zone del Galles del Sud, dove da settembre ha preso fuoco più di 4 milioni di ettari di terreno.

Guardare quelle immagini ci fanno capire quanto la natura può essere implacabile se noi non ce ne prendiamo cura. Secondo il Bom nove dei 10 anni più caldi registrati finora nel Paese sono avvenuti dopo il 2005 e secondo gli esperti dell’Ufficio meteorologico il 2019 sarà uno dei quattro anni più caldi della storia recente dell’Australia. 

Temperature fuori dalla norma che superano i 40.9 gradi, hanno provocato una serie di incendi boschivi di dimensioni senza precedenti, molti dei quali hanno devastato intere regioni dell’Australia provocando la morte di 24 persone e danni considerati ingenti dalle autorità. Si parla di una vera catastrofe ambientale e sociale, un fuoco che sembra non si riesca a controllarlo in nessun modo. Dal mese di Settembre il sud dell’Australia chiede aiuto e sostegno negli ultimi 15 giorni però la situazione sembra incontrollabile. Centinaia di proprietà sono state distrutte e un uomo è morto nel tentativo di salvare la casa di un amico, mentre il Paese ha vissuto uno dei giorni peggiori da quando sono iniziati gli incendi a settembre. Il bilancio riporta i terreni bruciati a 40mila chilometri, gli incendi in corso sono più di 90 e in tutto i chilometri quadrati bruciati sono quasi 50mila, un’area che possiamo paragonare a quella del Piemonte.

Nel sud-est del Paese il cielo è ormai nero e piovono le ceneri del rogo. La nube è stata avvistata fino in Nuova Zelanda e il rosso delle ceneri ha colorato il cielo di Sidney, una leggera pioggia fa sperare che il peggio sia passato, tuttavia è presto per affermare che il peggio sia passato. “Siamo in un territorio sconosciuto”, ha ammesso Gladys Berejiklian, Premier del Nuovo Galles del Sud. “Diversi villaggi rischiano di essere completamente annientati”. È stato dichiarato uno stato di emergenza nel sud-est del continente e venerdì oltre 100mila persone in tre Stati sono state evacuate.

Quando viviamo catastrofi naturali del genere nasce l’esigenza di trovare un colpevole, si cerca sempre di capire come tutta questa sofferenza si sarebbe potuta evitare. Un articolo del Guardian cita il dipartimento degli Affari Interni come ente governativo a conoscenza dell’imminente catastrofe naturale e inerme rispetto al pericolo. Secondo il famoso giornale inglese, il governo australiano venne avvertito, dopo le elezioni di maggio, che il Paese doveva prepararsi a più frequenti ondate di caldo e incendi boschivi e che i cittadini avrebbero corso dei rischi senza un’azione efficace sul cambiamento climatico. Secondo quanto riportato il rapporto consegnato al governo dallo stesso ministro degli Affari Interni, Peter Dutton, avvertiva di “catastrofi” esacerbate dai cambiamenti climatici.

Intanto il mondo guarda attonito centinaia di ettari di terra in fiamme, alte e distruttrici, implacabili davanti la disperazione della popolazione Australiana. La Regina Elisabetta ha dichiarato in un comunicato stampa la sua vicinanza al popolo australiano, così come centinaia di persone in tutto il mondo ha dimostrato solidarietà sul web.

Difficile capire quando finirà, possiamo solo sperare che siano finite le vittime da piangere e l’angoscia di perdere tutto. 

Claudia Ruiz