Louvre opere

L’arte italiana è al Louvre: le opere da non perdere

Passeggiando tra le innumerevoli stanze e corridoi del Louvre di Parigi è impossibile non rimanere colpiti dall’infinita quantità di opere italiane in esposizione. Perché si trovano in terra francese e non in Italia?

I furti napoleonici

I furti napoleonici o “spoliazioni napoleoniche” furono una serie di depredazioni di beni, in particolare opere d’arte, attuate dall’esercito francese o da parte di funzionari incaricati da Napoleone Bonaparte che riguardarono la penisola italiana, penisola iberica, Paesi Bassi, Europa centrale e l’Egitto.

Louvre opere

Le spoliazioni in Italia avvennero durante la campagna d’Italia fra il 1796 e il 1814. Opere pittoriche, complessi scultorei, beni archeologici, archivistici e librari, collezioni glittiche, numismatiche, naturali, mineralogiche e botaniche; secondo lo storico Paul Wescher, le spoliazioni napoleoniche rappresentarono “il più grande spostamento di opere d’arte della storia”, provocarono anche diversi danni in quanto “è difficile stabilire con esattezza quante opere d’arte di valore unico andarono distrutte o disperse in quei giorni”.

Dopo il Congresso di Vienna del 1815, gli altri Stati riuscirono a far rientrare gran parte delle proprie opere mentre l’Italia, imbrigliata in cavilli burocratici sfavorevoli, ottenne una restituzione solo parziale delle sue opere. Il celebre condottiere francese badò bene di fare in modo che le opere rimanessero in terra francese in quanto aveva ben compreso che il prestigio di un Paese si basava in gran parte nelle arti. Fu così che ancora oggi, quelle opere sono esposte al Louvre di Parigi.

Opere italiane al Louvre

Secondo il catalogo del Canova, lo scultore neoclassicista italiano che si fece paladino delle restituzioni, dei 506 dipinti portati in Francia, 248 rimasero in territorio francese, 249 tornarono in Italia, 9 vennero indicati come non rintracciabili. L’artista raggiunse di persona la capitale francese nell’agosto 1815 e si occupò personalmente di far rientrare, di regione in regione, le opere al proprio posto.

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I capolavori rimasti al Louvre di Parigi furono comunque moltissimi e di inestimabile valore artistico. Camminando lungo i suoi 72.735 mq e le sue 35.000 opere in esposizione, è facile perdersi e il rischio di tralasciare uno sguardo alle opere italiane più famose è altissimo!

Louvre opere

Ecco un carrellata dei capolavori made in italy da segnare prima di andare al Louvre:

  • Amore e Psiche – Antonio Canova (1788 -1793)
  • Schiavo Morente e Schiavo Ribelle – Michelangelo Buonarroti (1513)
  • Gioconda – Leonardo da Vinci (1503 – 1519)
  • La vergine delle rocce – Leonardo da Vinci (1483-1486)
  • San Sebastiano – Mantegna (1481)
  • San Giorgio e il drago – Raffaello Sanzio (1505)
  • La Madonna del diadema blu – Raffaello Sanzio  (1510-1511)
  • l’Autoritratto con un amico – Raffaello Sanzio (1518-1520)
  • Maestà del Louvre – Cimabue (1280)
  • San Francesco riceve le stimmate – Giotto ( 1295 ca)
  • Cristo alla colonna – Antonello da Messina (1476)
  • Madonna col bambino e San Giovannino – Raffaello Sanzio ( 1507)
  • Ritratto di Baldassare Castiglione – Raffaello Sanzio (1514-15 ca)
  • Ecce homo -Tiziano (1540 ca)
  • Le quattro stagioni – Giuseppe Arcimboldo ( 1563 )
  • Venere con le tre grazie – Botticelli ( 1486 ca)

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La continua lotta tra Francia e Italia per il possesso delle opere depredate

L’ultima vittoria italiana è stata celebrata fra il 2016 e il 2017 a Roma presso le Scuderie del Quirinale, dove è stata ospitata l’esposizione Il Museo Universale. Dal sogno di Napoleone a Canova. In mostra, circa una cinquantina delle opere italiane riavute dal Louvre grazie all’intercedere di Canova: dal ritratto di Papa Leone X con i Cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de Rossi di Raffaello, alla Deposizione di Annibale Carracci fino alla Venere Capitolina e il Giove di Otricoli. Tuttavia, le opere rimaste oltralpe sono molte: studiosi, politici, artisti, storici dell’arte concordano sul fatto che le opere italiane dovrebbero tornare in patria. Anche il noto divulgatore scientifico Alberto Angela ha affermato che “Il Louvre dovrebbe restituire le opere depredate. È pieno di opere sottratte da Napoleone con i fucili spianati; quando giro tra quelle sale e leggo il cartellino ‘Campagna d’Italia’ avverto un moto di fastidio profondo: vuol dire che è stata razziata ”.

Molti i tentativi da parte delle autorità italiane di rivendicare i propri tesori; ad esempio, nel 1994, l’allora direttore generale del Ministero dei Beni Culturali Francesco Sisinni riteneva che ci fossero le condizioni culturali per il rientro delle Nozze di Cana del Veronese. Nel 2010, lo storico Ettore Beggiatto, già assessore regionale del Veneto ai lavori pubblici e consigliere regionale, riprovò nell’intento scrivendo di suo pugno una lettera all’allora premiere dame Carla Bruni per sollecitare il ritorno dell’opera.

Il 2019 è anche l’anno in cui si celebrano i 500 anni della morte di Leonardo da Vinci, motivo per cui le diatribe tra i due paesi si sono riaccese più animatamente che mai.

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Gli attriti si sono accentuati quando in una recente intervista, il ministro della cultura francese Franck Riester che aveva annunciato alla tv francese che l’Italia avrebbe prestato alla Francia l’Uomo Vitruviano e l’Autoritratto, in quanto Leonardo era “un artista europeo” e che il prestito dei suoi quadri significa “valorizzare l’Italia”. Il ministro italiano alla cultura Alberto Bonisoli è intervenuto dichiarando: “Sono costretto a smentire le parole del ministro della Cultura francese, Franck Riester”.

Lucrezia Vardanega