L’affare Nazino – L’isola dei cannibali

Nel 1933,il governo russo ha ordinato la deportazione di 6.000 persone su un’isola remota. Qui, lasciati senza riparo nè cibo a sufficienza, cominciarono a verificarsi episodi di cannibalismo. Solo 2.000 persone sopravvissero, ma 1.700 erano in condizioni disperate. L’isola è ora conosciuta come “isola dei cannibali” o “isola della morte”.

La storia

Negli anni ’30 Stalin aveva voluto un progetto di rapida industrializzazione del Paese. Per fare ciò tutta la ricchezza prodotta dall’agricoltura doveva essere devoluta all’industria. Così facendo le proprietà dei contadini vennero collettivizzate: tutto il raccolto dei contadini venne sequestrato e non venne lasciato loro nemmeno il minimo indispensabile per sopravvivere.

Questo diede origine ad una gravissima carestia che fece milioni di morti. Questo progetto cominciò nel 1927 in Ucraina e nel 1930 venne implementato anche in Russia. In questo modo tutti i contadini residenti nelle aree rurali cominciarono a spostarsi, ormai privi della loro terra, nelle aree urbane. Ben presto il numero di profughi era diventato enorme e il cibo non bastava per tutti.

Il governo istituì quindi un passaporto per poter entrare in Russia: chi non ne aveva il diritto veniva deportato in Siberia o in Kazakistan. A molti contadini venne negato di entrare nelle aree urbane e vennero rispediti nelle campagne. Chi si opponeva o chi cercava di entrare “illegalmente” veniva arrestato o ucciso. Il nuovo nemico di Stalin era la “devianza sociale” e i soldati avevano l’ordine di arrestare chiunque avesse “un’aria sospetta”. 

La maggior parte dei “criminali” era così composta in prevalenza da contadini che cercavano di sopravvivere.

Stalin decise allora di mandare questi prigionieri in aree disabitate per far loro coltivare della terra vergine e dare così inizio a delle nuove colonie.

L’affare Nazino

Nel 1933 il capo della polizia segreta russa Genrich Grigor’evič Jagoda e il responsabile dei Gulag Matvei Berman presentarono a Stalin il “grandioso progetto” grazie al quale avrebbero spostato migliaia di persone in Siberia e Kazakistan per coltivare la terra e iniziare nuove colonie.

Il progetto prevedeva lo spostamento dei “criminali” sulla tratta Tomsk-Omsk-Achinsk per terminare poi nell’isola di Nazino. 

Lo spostamento dei primi deportati cominciò a fine di aprile e il 10 di maggio i vari convogli arrivarono a Tomsk. La razione giornaliera per ogni prigioniero era di 300 grammi di pane; tuttavia, come già menzionato, la maggioranza dei prigionieri erano poveri contadini che si erano ritrovati deportati insieme a criminali veri e propri.

Questi criminali abusavano dei poveri contadini rubando loro cibo e vestiti.

I 6.000 deportati arrivarono sull’isola di Nazino, lunga 3 kilometri e larga 600 metri nel punto più largo, il 18 maggio 1933. Vennero create delle brigate di 150 persone ognuna e con a capo un brigadiere, di solito un criminale.

Gli atti di cannibalismo e la fine del progetto

Quattro giorni dopo l’arrivo dei deportati sull’isola di Nazino, cominciarono i primi episodi di cannibalismo. Il 21 maggio ne vennero contati cinque. 

Il 22 maggio arrivò la farina, che venne consegnata ai brigadieri per farne delle razioni eque. Inutile dire che i brigadieri se ne approfittarono, rubando molte razioni. Il cibo però consisteva solo in farina e senza forni per cuocerla, molti finirono con mescolarla all’acqua del fiume, mangiando una poltiglia che causò un’epidemia di dissenteria. Vista la situazione estrema molti tentarono di fuggire in zattera, ma morirono nel tentativo e i loro corpi vennero ritrovati a riva.

Il 27 maggio altri 1.200 prigionieri arrivarono sull’isola e alcuni superstiti del primo gruppo vennero spostati in altri insediamenti dell’isola, ma molti morirono durante il tragitto.  I restanti dovettero fare i conti con un’epidemia di tifo. A luglio vennero eretti nuovi insediamenti sull’isola, ma in un rapporto del 2 agosto 1933 si legge che solo 2.000 dei prigionieri erano sopravvissuti ma solo 300 si trovavano in buone condizioni.

Questo progetto venne in seguito insabbiato e i suoi dettagli divennero di dominio pubblico nel 1988 grazie all’associazione “Memorial”.

redazione