La storia quasi-vera dei fratelli Vivaldi: i primi italiani sbarcati in America

Chi è stato il primo a sbarcare in America? Colombo, che domande! Ancora una volta noi di Social Up! vogliamo sfatare uno dei tanti fatti che tutti credono sia vero. Colombo non è altro che un emulo, un copione, un genovese al soldo degli spagnoli. I veri eroi italiani che misero piede in America sono i fratelli Ugolino e Vadino Vivaldi.

Qualcuno potrebbe anche ribattere: in realtà sono stati i Vichinghi ad arrivare per primi in America. Ma la questione non è tanto chi ci sia arrivato prima (potremmo dire che i primi furono gli uomini delle caverne quando oltrepassarono lo stretto di Bering ghiacciato, vi pare?): la questione sta nel fatto che questo episodio, leggendario o meno, ha avuto, a suo tempo, una risonanza non indifferente nell’opinione pubblica!

Correva l’anno 1291 e i due fratelli si imbarcarono da Genova con due galee, navi leggere che avrebbero permesso loro un agevole viaggio nelle turbinose acque dell’Atlantico! Beh in effetti la loro storia può fermarsi qui visto che non tornarono mai indietro per raccontare la loro impresa… Sembra però attestato il viaggio in prossimità della foce del fiume Senegal, dove sembra che una delle due navi naufragò. Il viaggio quindi avrebbe previsto di costeggiare, almeno nella fase iniziale, il litorale africano, come i primi esploratori dell’età moderna hanno fatto per raggiungere l’attuale Sudafrica. Ma questa è solo una supposizione: in realtà non abbiamo dati sufficienti per poter ricostruire il viaggio dei due navigatori genovesi. Pare che la spedizione toccò le Isole Canarie, altri invece sostengono che la spedizione non superò le coste del Marocco.

A seguito di questa misteriosa spedizione, molti si prodigarono per trovare i relitti delle due galee, primo fra tutti Sorleone, figlio di Ugolino, mentre nel corso del XV secolo Antoniotto Usodimare afferma che in una sua spedizione africana riuscì a trovare in Africa un suo connazionale, forse erede dei partecipanti della spedizione Vivaldi. Un “giovane della nostra stirpe”: così afferma il navigatore genovese in una delle sue lettere. Altre fonti invece pensano che l’obiettivo dei due fratelli non fosse l’America, ma l’Asia: i due avrebbero circumnavigato l’Africa e avrebbero raggiunto l’Etiopia. L’unica traccia quasi certa della presenza dei due fratelli in Africa è oggi perduta: infatti, nel 1900 venne ritrovato nei pressi del fiume Zambesi una lapide che recitava “V.V. ad 1294”, il riferimento più vicino ai Vivaldi mai avuto, se non fosse che per il crollo di una diga l’epigrafe sparì per sempre.

Insomma: le lacune su questa storia velata da un alone di leggenda sono molte e sembra veramente impossibile ricostruire la dinamica precisa della spedizione. Non sappiamo se raggiunsero davvero le Americhe, oppure se fossero pionieri delle successive circumnavigazioni del globo come quella di Magellano. Sta di fatto che una cosa è certa: ai loro tempi, questa vicenda era conosciuta, se non allora già leggenda! Il tributo più grande all’impresa dei due esploratori genovesi ce lo consegna Dante nella Divina Commedia e per l’esattezza nel canto XXVI dell’inferno, altrimenti detto “canto di Ulisse“.

Un Ulisse truffaldino, tutto medievale, non nobile, ma spudorato: un inventor scelerum, come lo definivano gli antichi. Ovvero: scopritore, facitore di delitti. Nell’invenzione dantesca, Ulisse, insieme ai suoi amici di lunga data, vuole oltrepassare le Colonne d’Ercole, il limite del mondo allora conosciuto e alla fine naufragherà, alla vista di un monte in lontananza, senza lasciare nessun segno del suo passaggio nell’emisfero meridionale. Un “folle volo” che costò la vita all’intero equipaggio è la resa mitica della vicenda dei fratelli Vivaldi, impresa che con Dante, forse inconsapevolmente o forse consapevolmente, è diventata leggenda, cosicché nessuno si sarebbe scordato dei fratelli Vivaldi. E voi ne eravate a conoscenza?