La musica al tempo del dissing: rabbia o strategia?

Nelle ultime settimane su Instragram e sul web ha tenuto banco l’ennesimo dissing tra rapper italiani.

I protagonisti di questo nuovo episodio sono due personaggi non proprio sconosciuti al grande pubblico: stiamo parlando di Salmo e Luché.

Riepilogando sinteticamente quando accaduto (sì, ormai anche i muri conoscono la vicenda) Luché ha accusato Salmo di aver copiato un paio di suoi beat nell’ultimo Mixtape, ricordando al rapper sardo, che stava festeggiando l’ennesimo riconoscimento ottenuto dai suoi due dischi, che quantità non sempre vuol dire qualità.

La risposta di Salmo è arrivata dopo qualche giorno dalla prima schermaglia e, come ci si poteva aspettare, non è stata delicata. Il rapper sardo ha accusato Luché di aver sfruttato il suo post Instagram per farsi notare e lo ha esortato a  fare polemica attraverso le rime, come da tradizione rap, non a suon di stories.

Insomma, un dissing in piena regola. Ma la domanda è: si tratta di invidia, voglia di denunciare plagi e dire la propria o semplicemente una mossa di marketing?

Come dicevamo episodi del genere non sono nuovi nel mondo del rap. Una lite altrettanto lunga e famosa è stata quella tra Vacca e Fabri Fibra.
La lite inizia nel 2014 quando, dopo anni di concerti assieme, Vacca, alla richiesta di indicare i migliori rapper italiani, non cita Fibra, compagno di innumerevoli fatiche.

La reazione di Fibra non si lascia attendere ed arriva in pieno stile rap, attaccando Vacca in una strofa del singolo Zombie, accusandolo di essere un falso ingrato.
Zombie fu solo il primo di tanti pezzi che i due artisti utilizzarono come botta e risposta. Entrambi i rapper, qualche anno dopo, affermarono che il loro dissing fece del bene all’intera scena rap, risvegliando un genere tramite il ritorno alle origini.

Tuttavia, chi trasse il maggior vantaggio in termini di popolarità fu Vacca, che si mise in luce sfruttando la fama del rapper marchigiano.

Ed allora sorge spontanea una domanda: è solamente un caso che queste liti vengano da artisti meno conosciuti nel momento in cui un big sale in classifica? Ad essere maliziosi la risposta è sicuramente no.

Una cosa è certa: il guadagno c’è per tutti i contendenti. Sì, proprio così, poiché nel mondo dei social ormai viene naturale schierarsi a favore di uno o dell’altro, alimentando uno scontro tra fazioni. Ma il pubblico ha davvero bisogno di schierarsi e difendere i propri idoli?

Uno scontro che porta alla diffusione ripetuta dei nomi degli artisti coinvolti nel dissing, alimentando la curiosità e la loro conoscenza.

Ed a questo punto viene da porsi un’altra domanda: e se i dissing venissero decisi a tavolino per spingere i propri dischi a vicenda? Ai posteri l’ardua sentenza.

Paride Rossi