Kingsman il cerchio d’oro: Vaughn e Il raffinato trash d’azione

Secondo capitolo della serie creata da Matthew Vaughn, Kingsman il cerchio d’oro  è , come il film che lo ha preceduto, una “creatura strana”, ma accattivante. Il regista inglese dimostra anche stavolta grande carattere nella regia e notevole originalità, come aveva fatto oltre che in “Kingsman Secret Service“, in “X-men l’Inizio” e in “Sturdust“, buon adattamento del romanzo di Gaiman.

Complessivamente più debole rispetto al primo episodio, per diverse ragioni, tra cui  alcuni punti un po’ pretestuosi o semplicistici della trama, il sequel, riduce la quantità di violenza e di contenuti trash, riuscendo a coinvolgere e divertire anche stavolta, come un bizzarro fumetto d’azione che si fa leggere tutto d’un fiato. La regia frenetica di Matthew Vaughn, il suo stile tra l’assurdo e lo spavaldo, così come il mix tra action e trash, in un universo cui i personaggi fanno utilizzo di armi appartenenti a tecnologiche inverosimili, usate con grande nonchalance, un po’ alla James Bond; e  l’onnipresente ironia, spesso irriverente, sono alcuni degli elementi che contribuiscono a rendere piacevole il film e lo rendono un’opera non classificabile come commerciale.

Anche stavolta uno dei segreti sta nel saper dirigere con grande abilità e inventiva le scene d’azione, che proprio per l’utilizzo dei super mezzi che le spie Kingsman e i loro nemici hanno nel loro equipaggiamento, diventano pirotecniche, sorprendenti e adrenaliniche, quanto serve. Bello ad esempio lo scontro finale due contro uno, in cui ci sono di mezzo un tritacarne e una frusta elettrica. Certo, difficile da superare per ritmo e velocità lo scontro del primo episodio ambientato in una chiesa, estremamente violento e iper frenetico, nonché la scoppiettante conclusione. In questa nuova avventura, Egsy (Taron Egerton), diventato ormai un super agente Kingsman, dovrà vedersela con Poppy (Julienne Moore), la folle leader del Cerchio d’oro, uno spietato cartello della droga, che minaccia di diffondere in tutto il mondo un virus che potrebbe sterminare la popolazione terrestre. Per farlo, il protagonista, dovrà andare oltre i confini inglesi e chiedere aiuto ad un’altra associazione segreta, quella dei più rudi, ma maggiormente accessoriati “cugini americani”: gli Statesman. Tra risurrezioni tecnologiche, cani biomeccanici ed Elton John, gli agenti Kingsman dovranno anche stavolta salvare il mondo. Se nel primo episodio emergeva, molto in background, una critica all’iper attaccamento alle tecnologie, per cui un pazzo, genio dell’informatica (Samuel Jackson) poteva a suo piacimento uccidere chiunque egli volesse, essendo sufficiente che la vittima fosse connessa ad apparati elettronici; nel secondo capitolo l’escamotage narrativo è quello della droga, per cui il virus mortale diffuso dai “cattivi” colpisce solo chi ha fatto utilizzo di sostanze stupefacenti. La critica maggiore in realtà è rivolta però alla risposta fintamente perbenista delle istituzioni, che sono disposte a permettere di buon grado il genocidio della popolazione “tossica” e drogata del pianeta, con l’unico vero scopo di vincere le prossime elezioni, attraverso una politica populista che inneggia al contrasto alle droghe. Scenari di fantapolitica, in verità solamente tratteggiati, quanto basta per ambientarci un film d’azione. Molto a suo agio come protagonista Taron Egerton, ormai un vero Kingsman. Malefico il personaggio interpretato da Julienne Moore, carismatica soprattutto all’inizio; poi le figure dei cattivi vanno perdendo di mordente e così anche il ruolo dell’attrice. La storia, in generale appare meno curata nei passaggi intermedi rispetto al primo episodio; tuttavia, recuperando Colin Firth e introducendo altre strambe tecnologie, Vaughn riempie alcune mancanze della trama: il suo raffinato trash d’azione riesce anche stavolta.

L’utilizzo che gli fa del trash in Kingsman è interessante. Invece che indugiarvi sopra, nel tipico stile ormai d’autore di Tarantino, Vaughn lo usa come una “sponda”. Il trash diventa un assist per alimentare l’azione e lo svolgimento del film. Per questo le scene di questo tipo non sono particolarmente marcate, o riprese nei minimi dettagli, ma scorrono veloci e frenetiche dando quel po’ di disgusto che serve, senza troppe esagerazioni. Un trash a piccole dosi, disseminate in tutto il film, insomma, invece che scene interamente dedicate a questo (esempio l’orribile prigionia di Bruce Willis in Pulp Fiction, o il combattimento contro gli 88 folli in Kill Bill), una scelta che stempera la naturale sgradevolezza del trash. Sembra che vi sarà un terzo episodio della saga. L’attore protagonista Taron Egerton spinge perché The Rock, impersoni il prossimo cattivo.

Francesco Bellia