Intervista Apres la Classe: “Finchè c’è live c’è speranza”

Apres la Classe: la band nata nella terra del sole ad un passo da Gallipoli. Per gli amanti dello spettacolo sono proprio loro: la band di “Paris”, sigla del noto programma televisivo “Le Iene”. Vantano di tantissime collaborazioni tra Caparezza, Giuliano Sangiorgi, Danti e sono pronti a portare la loro musica ancora una volta sul palcoscenico.

In occasione dell’uscita del loro nuovo singolo Salvador, disponibile già dallo scorso 15 Novembre su tutte le piattaforme digitali e radiofoniche, i ragazzi si sono confidati con noi di Social Up raccontandoci proprio di tutto. Per voi, oggi, abbiamo intervistato Valerio Bruno, meglio detto “Combass” (basso e cori), che si è fatto portavoce di tutta la band. Curiosi?

Ciao Valerio! Raccontaci un po’ chi siete e come è nato il progetto di Apres la classe?

E’ nato sicuramente dalla voglia di condividere qualcosa con il sogno di poterlo fare attraverso la musica lavorativamente parlando. E alla fine questo sogno si è realizzato: abbiamo iniziato a suonare nei primi locali in Salento, poi in diverse zone della Puglia fino ad arrivare in tutta Italia ed Europa. Così quel piccolo sogno è cresciuto ed è arrivato ad essere quello che conoscete oggi ma, sostanzialmente, il filo conduttore che ci lega dal 1996 (data del nostro primo live) è identico ad allora: stare insieme tra amici e creare una comunicazione creativa attraverso la nostra musica. Parlare a 360 gradi di contenuti e tematiche senza essere mai scontati: questo è l’obiettivo ancora oggi. E siamo sicuri che continuerà ad essere così perché è ciò che ci dà la forza per credere in questo nostro progetto. Sicuramente, ad oggi, anche l’avere un rapporto così vicino e di grande amicizia tra tutti noi componenti della band è estremamente importante. Abbiamo fatto insieme step di crescita a volte folli, e forse, è proprio questo che ci ha unito ancor di più.

Riprendendo proprio il discorso inerente alle tematiche che affrontate e che cercate sempre di portare alla luce in modo originale, il vostro ultimo singolo Salvador in collaborazione con DANTI ne è una prova lampante. Come è nato?

Avevamo un piccolo demo messo da parte già intitolato Salvador che accennava a una storia fantasiosa, quasi western, di questo personaggio fantomatico ma che non aveva ancora identità o una chiarezza a livello di leggibilità di testo. Lo abbiamo portato nello studio del nostro amico Danti e devo dire che lui è proprio un genio. Basta fargli ascoltare un brano per 5 secondi e lui già si immagina un mondo intorno a quelle note! Lui ha preso il nome di Salvador e ha ascoltato la nostra spiegazione del demo e da lì ha iniziato a buttare giù un testo insieme a noi che, successivamente, ha prodotto. In una giornata abbiamo confezionato il brano ed è stato pazzesco. Il brano di per sé va al passo con i tempi a livello sonoro e pensiamo che rappresenti gli Apres al cento per cento. In più, ha una tematica molto forte e grazie al suo supporto siamo riusciti a tirar fuori un brano particolare.

E in realtà questa collaborazione è una tra le tantissime presenti nel vostro percorso. Un’altra importante è sicuramente quella con Caparezza con il quale avete pubblicato il disco “Mammalitaliani” . Come è nata questa amicizia e collaborazione tra di voi?

E’ nata nel modo più naturale possibile. La stima è alla base delle nostre collaborazioni con persone che credono in noi e nel nostro progetto. Lui ci conosceva, ci rispettava e noi lo seguivamo già da anni da quando avevamo lo stesso manager e la stessa casa discografica. Noi seguivamo il suo percorso già dall’inizio e dal passaggio da Mikimix a Caparezza quindi si parla davvero di tanto tempo! Ci siamo trovati a chiacchierare insieme e si è creata una bella alchimia e da lì non è passato molto tempo prima del nostro featuring. Lui ascoltò il pezzo Lu sole, Lu mare lu ientu e impazzì: era un brano che si nutriva della tradizione salentina ma che allo stesso tempo rappresentava uno step di crescita in più. Sostiene ancora che il nostro sia stato uno dei featuring più belli della sua carriera e ce lo ha ripetuto più volte. Noi non possiamo che esserne felicissimi.

Infatti, già da questa canzone in dialetto emerge il carattere poliglotta degli Apres la Classe. Nel corso degli anni avete portato nel vostro repertorio anche altre lingue oltre l’italiano e il dialetto come l’inglese ed il francese. Cosa pensi abbiano dato in più agli Apres in termine di repertorio e musicalità?

Noi non abbiamo vincoli nello scegliere un determinato sound, una determinata tematica o lingua come tanti nostri colleghi. Ma questa è stata una scelta nostra e che ci ha portato a chiudere anche tante porte nel corso del tempo. Sicuramente abbiamo aperto quelle più importanti: quella della credibilità e dello stretto rapporto con i nostri fan. Quando nel 2020 tiri fuori un brano mezzo salentino e mezzo francese o spagnolo o italiano sei completamente fuori dagli standard musicali comuni e lo sai. Hai urgenza di comunicare quella determinata cosa in quel determinato modo e sappiamo che è completamente fuori dalle richieste imposte dal mercato. A noi porta una grande soddisfazione e credo che anche i fan lo percepiscano durante i live. Noi ragioniamo così: abbiamo qualcosa da dire? Scegliamo la lingua che secondo noi sia più potente nel comunicare quella determinata tematica e anche dal punto di vista tecnico per il beat creato. Lo spagnolo ha una metrica e fonetica, il francese ne ha altre così come il salentino e l’italiano. Insomma, è proprio una scelta che facciamo in base a ragionamenti di questo tipo. Secondo noi è una forza in più e, molto spesso, bisogna essere folli per segnare importanti momenti. I discografici non hanno la bacchetta magica: gli artisti devono osare.

Questo multilinguismo ha segnato il nome della vostra band ma anche il sound. Secondo noi il vostro sound non è definibile sotto un’unica etichetta…

Hai perfettamente ragione e ci fa piacere che emerga questa cosa! E’ inutile spremere le meningi più di tanto, si può arrivare a dire: basta, questo è il sound Apres. La musica non va pensata ma ascoltata. Per questo ci sono ascoltatori che apprezzano e ne parlano e ascoltatori che scorrono la playlist e vanno avanti ascoltando altro. Ci deve essere un percorso naturale e non c’è bisogno di classificare il sound come rock, jazz… non ci sono cataloghi e la musica non deve entrare negli schemi. Sicuramente guardare il mercato ad oggi è importante ma ruota tutto sull’essere puri e se stessi.

Secondo te, per arrivare al punto in cui si trovano gli Apres la classe nel 2020 sono state importanti le influenze musicali?

Certamente, è ovvio. Dagli ultimi artisti che hanno rotto gli schemi negli ultimi anni come Stromae ad artisti come i Mano negra, i The Machine,  UB40, Chemical Brothers e tantissimi altri. Ci siamo ispirati dai grandi storici agli artisti più contemporanei e particolari che ci hanno completamente sconvolto come nel caso di Billie Eilish, artista che guarda al passato pur concentrandosi sul presente e su ciò che ci accade intorno. E’ estremamente importante anche considerare ciò che avviene oggi di bello nel mondo per poter fare musica.

L’ultima domanda la intitoleremmo: 2020. Cosa pensi possa portare questo nuovo anno alla band?

Finchè c’è live c’è speranza! E’ una cosa fondamentale per noi quindi assolutamente come costante mettiamo i live. Inoltre, ci sono altri due brani in collaborazione con altri due artisti e vorrei dirti di più ma al momento siamo in working in progress… ci risentiamo nel 2020!