Intervista al regista Davide Lomma: premiato al Biografilm Festival con un documentario su Lampedusa

Il regista pesarese Davide Lomma ha vinto un importante premio al Biografilm Festival con il suo documentario “L’ultima isola”, la storia di una delle più gravi tragedie di migranti avvenute a poche miglia dall’isola di Lampedusa e narrata attraverso gli occhi di otto amici, casualmente coinvolti nel naufragio.

Questo riconoscimento si inserisce nella cornice di un festival che, giunto alla sua ventesima edizione, si conferma uno degli appuntamenti più rilevanti del panorama cinematografico italiano forte di oltre 13.000 presenze di pubblico, proiezioni sold out e la partecipazione di star italiane e internazionali, che hanno presentato anteprime, dibattiti stimolanti e storie.

È il 3 ottobre 2013, una data passata alla storia come uno dei disastri più terribili mai avvenuti nel Mar Mediterraneo. Questa è la vera storia di otto amici di Lampedusa che, dopo aver deciso di passare la notte in barca, si svegliano all’alba a causa di strani rumori e sono i primi a dare l’allarme della tragedia in atto: oltre duecento naufraghi erano dispersi in mare. In quel tragico naufragio moriranno 368 migranti, e gli otto amici riusciranno a salvare 47 persone con una piccola barca di 9 metri.

Il regista e antropologo Davide Lomma, formatosi presso l’Accademia del Cinema e della Televisione di Cinecittà e che ha fondato nel 2023 la società di produzione cinematografica Lomma Factory, ha ideato e realizzato il documentario “L’ultima isola” dopo aver già diretto, nel 2023, il suo primo lungometraggio per il cinema, la commedia romantica “L’amor Fuggente”, prodotto da Play Entertainment, in collaborazione con Camaleo e A.B. Film e con un cast corale d’eccezione: Caterina Shulha, Lorenzo Adorni, Andrea Pennacchi, Paola Sotgiu, Diane Fleri, Luciano Scarpa, Emanuele Vezzoli, Simone Baldasseroni, Eva Cela e Luca Grispini.

Già vincitore di diversi festival con i suoi cortometraggi, confermando il suo talento e la sua sensibilità nel trattare tematiche complesse di attualità, il documentario di Lomma ha ricevuto l’Audience Award Contemporary Lives al Biografilm Festival.

Noi di Social Up abbiamo avuto il piacere di intervistarlo.

Come nasce la passione per il cinema e perché hai deciso di avvicinarti a questo mondo?

È nato come gesto spontaneo quando ero adolescente. Alle scuole superiori dei professori illuminati ci hanno permesso di esprimerci attraverso dei progetti legati alla scrittura e realizzazione di cortometraggi e film. Quindi tutto è iniziato come atto tecnico del registrare e montare una storia con una telecamera, solo più tardi mi sono appassionato ai grandi film e alla storia del cinema. Ad oggi ringrazio che la passione per il cinema sia nata prima come azione puramente tecnica, perché mi ha permesso di produrre tantissimi video senza alcuna aspettativa artistica, ma solo con la necessità di raccontare in modo chiaro una storia.

Cosa significa essere un giovane regista italiano nel 2024?

Per me significa “surfare” in un mare in rapido e continuo cambiamento. Le tecnologie e lo stravolgimento del mercato delle sale cinematografiche hanno imposto nuove modalità non solo di racconto delle storie ma anche nuove modalità di produzione dei film. Questo ci porta al fatto che oggi difficilmente il regista è un ruolo “puro”, di chi può dedicarsi in modo verticale solo alle scelte artistiche, ma viene inevitabilmente contaminato da altri reparti, come la produzione e la distribuzione. Perlomeno questo è il mio percorso, e questo è il mare che sto cercando di navigare.   

“L’Ultima Isola”: come è nato questo documentario? Secondo te, quali sono gli insegnamenti o obiettivi più importanti che hai voluto portare sul grande schermo?

La sera del 3 ottobre 2017 ho conosciuto il gruppo di amici che ha salvato 47 naufraghi dal mare. Mi sono ritrovato per caso a Lampedusa ad una cena con 8 persone dell’isola, più un gruppo di ragazzi di colore, che io non conoscevo. Nel corso della serata mi hanno raccontato la storia di quello che era accaduto quattro anni prima, e ho capito che i ragazzi di colore erano alcuni di quelli che erano stati salvati dalla morte in mare. Ogni tanto venivano fatti dei brindisi: “Al quarto anno della nuova vita!”. 

Infatti quella notte ha segnato uno spartiacque per tutti, per chi è stato salvato, e per chi si è ritrovato a salvare. Timidamente, a fine serata, prendo la parola e dico che il 3 ottobre è anche il giorno del mio compleanno. 

Linda, una ragazza del gruppo degli otto amici, mi guarda e mi dice: “Potrai dire di esser stato ad una cena in cui era il compleanno di tutti.” 

Da quel giorno ho sentito il dovere e la responsabilità di raccontare la storia del 3 ottobre. Questo documentario nasce da sei anni di ricerca e riprese accanto a questo gruppo di amici che ha vissuto un’esperienza così eccezionale. 

Quello che ne è uscito fuori non è un film sull’immigrazione, o meglio non solo. È un film sul superamento del dolore. Sulla trasformazione del dolore in qualcosa di altro. 

redazione