Intervista ad Alessandra Chierico alumna IUM: “Ho trovato il posto dove voglio essere grazie ad una formazione concreta e dinamica”

“Cosa vuoi fare da grande?” Ad ogni bambino è stata posta questa domanda almeno una volta nella vita. Un quesito, a cui effettivamente era più facile rispondere da piccoli, quando ancora le ansie per la parola “futuro” non sono avvertite. I bambini di ieri, oggi giovani universitari, si trovano a vivere spesso una condizione difficile, poiché in bilico tra l’estrema voglia di fare e le poche opportunità a disposizione. La nuova generazioni di lavoratori del domani, cerca allora, costantemente opportunità che possano arricchirli sul piano formativo e garantirgli una prospettiva futura. La formazione universitaria (e soprattutto quella post universitaria) risulta essere un primo trampolino di lancio per cercare una risposta alla domanda iniziale, per chiarirsi ulteriormente le idee e cercare di costruire dei contatti importanti. Di ciò ne è ben consapevole la Business School del Principato di Monaco, dall’International University of Monaco (IUM), che dal 16 gennaio ha inaugurato il nuovo anno con il lancio della decima edizione di The Mark Challange, il concorso di business aperto a tutte le scuole del mondo.

Contest che ha come obiettivo quello di dare visibilità alla generazione futura di imprenditori, promuovendo le più innovative idee di business, sviluppate attraverso un proficuo lavoro di team e di collaborazione nell’ambito del Principato di Monaco. Sempre più sensibile ad iniziative imprenditoriali a forte impatto sociale o ambientale. In occasione dell’apertura delle iscrizioni e dell’open day della IUM tenutosi lo scorso 4 febbraio, abbiamo discusso con un’ex alumna, Alessandra Chierico che ha studiato alla IUM MSc in Luxury Management e sta per partire per la Germania per lavorare in una nota azienda.

La IUM è una storica e prestigiosa università che offre da anni una formazione manageriale di alto livello. Tuttavia, il settore dell’imprenditoria in diversi ambiti ha subito delle mutazioni evidenti negli ultimi anni. Che cosa vuol dire, allora, affacciarsi al mondo del business per un/una giovane studente/studentessa, come lo sei stata tu, oggi?

“Nonostante la forte preparazione che l’IUM fornisce ai propri studenti, al giorno d’oggi entrare nel ‘mercato’ del lavoro vuol dire incontrare diverse barriere. Specialmente come neolaureato o anche solo come stagista di metà/fine corso. Tuttavia, come in tutti i settori, giocare di strategia è la carta vincente che personalmente mi ha portato a dove sono oggi.

La strategia che intendo è costruirsi un importante/forte profilo fin da subito, rincorrendo importanti industrie – nel settore che più ci piace – ed iniziare a mettere sul curriculum esperienze rilevanti. Insomma, fare in modo che, nonostante la poca esperienza, dirci di NO diventi difficile. Al contrario, sviluppare quell’interesse da parte delle aziende nel dire ‘vale l’investimento'”.

Hai partecipato o conosci qualcuno che ha partecipato al The Mark Challenge, il contest della IUM? Cosa pensi significhi partecipare ad un progetto simile e qual è il valore aggiunto che iniziative del genere apportano, a tuo avviso, alla IUM?

“Si, conosco diverse persone che hanno preso parte al progetto The Mark Challenge, tra le quali una arrivata in finale. E sì, credo che sia un’incredibile opportunità a prescindere dal fatto che si voglia o meno fondare la propria azienda. Questo tipo di progetto rappresenta proprio il valore aggiunto che un’università come la IUM dà ai suoi studenti. Essere in grado di mettere in pratica le nozioni apprese durante i corsi, il che vuole dire assorbirli e comprenderli al 100%!”

Passando alla tua personale esperienza ti chiedo, quando da piccola ti chiedevano “cosa vuoi fare da grande?” avevi già le idee chiare? E in larga misura la risposta che davi allora corrisponde a ciò che risponderesti adesso?

“Assolutamente no! Ho avuto tante idee, dal diventare avvocato a dentista e poi persino pilota di Rally. Insomma, le idee non mi sono mai mancate, ma nessuna di queste mi ha mai visto lavorare nell’industria del lusso. Più specificamente nel dipartimento Marketing da Bentley – dove sono ora – che posso dire, però, sia in assoluto un importante traguardo professionale, oltre che il posto ‘dove voglio essere’.

Sicuramente, nell’essere arrivata a trovare la mia identità lavorativa la IUM ha giocato un ruolo fondamentale. E proprio per questo, so di aver fatto la scelta giusta nell’aver intrapreso questo percorso accademico”.

Il tuo percorso accademico è stato sempre lineare o ci sono stati momenti in cui credevi di non farcela a raggiungere gli obiettivi prefissati?  Come li hai affrontati?

“Definirei il mio percorso accademico come lineare, proprio perché ho capito di aver fatto la scelta giusta sin dal primo giorno. Di conseguenza, piacendomi quello che stavo studiando non mi è mai pesato applicarmi anche più del dovuto in corsi che mi son piaciuti di meno.

Sicuramente, ho perso il conto delle volte dove lo stress era talmente alto dal pensare mi stesse venendo un esaurimento (scherzo, o forse no… ahah), ma onestamente, sotto sotto, è una delle cose che mi sono piaciute di più – l’essere messa alla prova in situazione estremamente stressanti.

Come ho affrontato queste situazioni stressanti? Con il supporto, l’aiuto, le risate, lo sfogo, lo scambio di idee ed opinioni tra me ed i miei compagni di corso. Una delle cose in cui la IUM eccelle è il creare ambienti di studio incredibilmente dinamici e ‘rilassati’ in cui si creano legami bellissimi. Non sarebbe stato lo stesso senza le persone che ho incontrato nel mio cammino accademico”.

Qual era il tuo obiettivo quando hai scelto di frequentare il Master IUM in Luxury Management? L’esperienza ha superato le tue aspettative?

“I miei due obbiettivi principali sono sempre stati due. Il creare una rete di conoscenze influenti nell’ambito lavorativo interessato – quello dell’automotive e dello yachting. E ovviamente, l’espandere, approfondire ed arricchire la mia conoscenza, ai tempi decisamente basilare, dell’industria del Lusso.

Sì, come già lo era stato per il Bachelor, anche durante il Master l’esperienza ha superato le mie aspettative. Questo perché la IUM ha un vantaggio competitivo paragonabile a pochissime altre università, l’essere una Business School concretamente pragmatica con una rete di connessioni lavorativi che spazia davvero in tutti i campi. A sostegno di questo, è proprio il fatto che, durante l’ultima edizione della Mark Challenge dello scorso maggio, la IUM ha invitato diversi professionisti da quasi ogni campo del settore del Lusso, tra cui il mio punto di contatto – che ho conosciuto proprio in quell’occasione – per Bentley”.

È in dubbio che la nuova generazione di studenti accusi più ansie rispetto alle precedenti. Sono tante le difficoltà che un giovane deve affrontare prima di affacciarsi al mondo del lavoro ad esempio. In che modo in IUM cercate di placare la disillusione che affligge – a causa di diversi fattori – le giovani menti?

“Certamente, più andiamo avanti e più aumenta il livello di educazione tra i giovani, cosa assolutamente positiva, ma anche negativa per il fatto che la competizione aumenta. La IUM ha un po’ il ruolo di simulatore della vita lavorativa, nel senso che, la parte pratica che caratterizza il suo metodo insegnativo mira proprio a ricreare le difficoltà e pressioni che poi si riscontrano nell’ambito professionale reale. Il risultato è quindi quello di formare studenti preparati ad affrontare qualunque tipo di situazione lavorativa, lasciando poco spazio all’inaspettato”.

Lo slogan della IUM è: “Un’educazione internazionale per un mondo di opportunità”. Effettivamente tu ti accingi a vivere un’esperienza lavorativa all’estero che ti arricchirà sotto diversi punti di vista. Al di là delle effettive competenze lavorative, che cosa pensi che la tua carriera accademica in IUM ti abbia donato per affrontare al meglio il lavoro del tuo futuro?

“Come ho menzionato più volte, la messa in pratica di concetti teorici è stato sicuramente un importante valore aggiunto alla mia formazione. L’essere immersa in una realtà completamente internazionale, dove s’impara a relazionarsi con persone che hanno un background educativo/culturale, e quindi un modo di pensare, molto diverso dal proprio. L’imparare a gestire il proprio tempo e le proprie risorse in maniera assolutamente effettiva. Dando così anche modo di sviluppare la propria indipendenza, come individuo e come parte di un insieme.

La possibilità di vivere esperienze internazionali al di fuori di Monaco, tramite programmi di scambio culturale che l’università offre in partnership con altre università in tutto il mondo; io ad esempio, sono andata a Shanghai durante il mio secondo anno, un’esperienza indimenticabile che ha sicuramente contribuito a formare la mia identità personale e professionale d’oggi.

La IUM è un’università che fornisce opportunità game-changing in maniera costante e concreta, se si ha fame di arrivare, se si è una persona ambiziosa e che sa sfruttare le opportunità fornitegli nel modo giusto, la IUM è sicuramente il miglior posto dove andare”.

Giulia Grasso