Intervista a Silvia Nair: “Ho mollato il diritto per inseguire il mio sogno”

La storia di Silvia Nair è molto particolare. Doveva diventare notaio, poi un giono ha deciso di inseguire il suo sogno ossia la musica.

Il suo primo album “Sunrise” è uscito nel 2005 per prima in Giappone e solo dopo in Italia, Benelux e altri paesi asiatici dove ha scalato le classifiche di vendita.

Con il tempo è diventata una cantautrice con un proprio repertorio musicale ma anche autrice e compositrice di canzoni e di colonne sonore per cinema e documentari.

Per il cinema ha scritto e interpretato numerose colonne sonore e recentemente ha pubblicato il brano “Freedom”, title track della colonna sonora de “El numero Nueve – Gabriel Batistuta” docufilm che celebra la vita e la carriera del campione argentino Gabriel Batistuta presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, e composto le musiche del docufilm “Il Triangolo delle morte – I mostri di Firenze” (regia di Andrea Vogt) che verrà presentato prossimamente su “Atlantide” in onda su La7.

Silvia Nair è conosciuta anche per le numerose performance artistiche in Italia ed Europa con le maggiori orchestre sinfoniche dirette da maestri quali Salvatore Accardo, Karl Martin, Hubert Stuppner, Marco Boni ed altri. Varie anche le apparizioni tv in programma Rai e Mediaset. Vanta importanti collaborazioni con artisti del calibro di Franco Battiato (opening act tour 2004), Lucio Dalla (duetto Valle dei Templi di Agrigento), Ron (Musicultura Festival Macerata), Claudio Baglioni (O’Scià Lampedusa), Andrea Bocelli (Montecitorio, evento benefico). Ma si è esibita anche per il Presidente Lula in Brasile, per la famiglia reale in Giordania e più volte in Vaticano per Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI.

È conosciuta più all’estero che in Italia grazie alla sua eterea ed inconfondibile voce capace di trascinarti in altre dimensioni.

Il 5 giugno è uscito “Ho visto un sogno”, il primo singolo estratto dal nuovo album che verrà pubblicato in autunno.

Qualche settimana fa abbiamo avuto una lunga chiacchierata con Silvia Nair che ci ha raccontato degli esordi, del singolo, dei sogni, degli incontri fatti e anche del nuovo album.

Benvenuta Silvia in Social Up! Partiamo dagli inizi. Una laurea in Giurisprudenza, la pratica notarile, il concorso da notaio. Hai deciso di mollare tutto per la musica.

Grazie a voi!

Pensa che allo scritto di volontaria giurisdizione, mi sono sentita fuori posto e sono andata vita. All’epoca mia madre mi ha compresa anche perché molto amante dell’arte, ma mio padre notaio e mio fratello avvocato per un periodo non mi hanno parlata.

Secondo me, però, essere artista è un’attitudine, un modo di pensare, di vivere e di percepire le cose. Non puoi tradile la tua vera natura per tanto tempo. Io mi sentivo un buco che diventava sempre più grande fino ad essere una voragine. Mi sentivo insoddisfatta e frustrata perché stavo percorrendo una strada che non era la mia quindi ho mollato.

Immagino cosa ha dovuto affrontare. Un percorso già ben avviato nel segno del diritto e di colpo una svolta determinante…

Ho lasciato una carriera prestigiosa visto anche che la famiglia Viscardini a Rovigo è conosciuta proprio per il diritto. È stata una scelta difficile iniziare a trent’anni quando la maggior parte degli artisti comincia a quindici o sedici anni.

Tra l’altro, ho deciso di essere una cantautrice quindi scrivere testi e comporre le musiche quando so benissimo che in Italia le cantautrici affermate sono pochissime. Mi sono pure cimentata nel mondo della musica per il cinema nel quale vi è una preponderanza di compositori uomini.

Dimmi te se non sono una che non sceglie strade in salita, tutte tortuose.

Ma la musica c’è sempre stata nella tua vita visto che hai anche frequentato il conservatorio

Considera che mia madre ascoltava musica lirica di grandi voci americane quando mi portava in grembo, mio padre ascoltava molta letteratura pianistica e musica sinfonica e con mia madre andavano all’opera. I miei fratelli maggiori ascoltavano pop e rock. Mi sono ritrovata a respirare musica in modo naturale di tutti i generi.

Quando hai scoperto di avere questa bella voce?

Vocazione adulta perché in conservatorio ho iniziato con il pianoforte mentre la voce è la cosa più potente che ho perché tradisce tutte le mie emozioni.

In conservatorio mi dicevano da sempre che avevo una bella voce, ma non ero convinta. Poi ho studiato canto. Avrei potuto fare un percorso da lirica, ma ho scelto di cantare le mie cose e lanciare il mio messaggio.

La musica è il mio obiettivo, ma non è il mio fine. Volevo lanciare a più persone il messaggio della bellezza della vita e dell’importanza di avere un sogno perché è quello che ti cambia la vita.

Ad oggi alla mia voce devo l’internazionalità del mio percorso musicale perché se in Italia si preferiscono generi come il pop o la trap, varcando i confini il bel canto italiano piace molto, soprattutto la melodia italiana che attinge a Morricone, all’opera e al melodramma.

Quanto è importante avere delle ambizioni che oggi per semplicità chiamiamo sogni?

Per me è fondamentale. Io vivo perché sogno. Il giorno che smetto di sognare sarò una persona morta. Non avere sogni ti porta ad un disincanto che diventa cinismo, toglie luce ed energià in più. Al tempo stesso si può cadere nella rassegnazione.

Da cosa ti fai ispirare quando scrivi le canzoni?

Prima di tutto dal mio mondo interiore e poi dagli eventi perché sono una donna molto contemporanea e amo vivere il tempo in cui mi trovo. In genere io non parlo di quotidianità come nel pop attuale italiano. Vivo gli accadimenti ma poi ne traggo canzoni con un messaggio universale. È anche un modo per approcciarsi ai testi diverso. Di solito i miei testi sono abbastanza poetici ma evito di essere ermetica. Punto sempre alla chiarezza e alla semplicità affinchè la gente mi capisca.

Cosa diresti oggi a chi ti ha criticato quando hai lasciato la carriera notarile?

Oggi non risponderei niente. Sono i fatti che rispondono a chi non ha creduto in me. Alla fine conta avere consapevolezza, soprattutto all’inizio. Bisogna capire se si ha un talento puro e autentico e di avere cose da dire e da dare diverse rispetto agli altri.

“Ho visto un sogno” è il tuo nuovo singolo. Ci racconti com’è nato e qual è il suo messaggio?

È il primo singolo estratto dall’album che uscirà in autunno. È nata prima la musica che ho composto con Michael Lacrauw, artista olandese. La melodia della canzone sembra senza tempo. Io l’ho sviluppata ed è nata.

Il testo è nato dopo. Ho fatto un incubo in cui mi trovavo sola che vagavo nel deserto, in un tempo e in uno spazio indefinito. Ho incontrato un ragazzino al quale spiegavo l’importanza del sogno e di quanto fosse imprescindibile per fare passi avanti anche nella storia. Mentre ero con il ragazzino nel deserto troviamo una televisione che trasmette tutti gli eventi storici più importanti. Poco prima di svegliarmi ho visto il mare che era concretezza in quel momento.

Svegliatami, ho scritto le parole della canzone e ne ho parlato con il regista del video decidendo di voler fare di questo incubo il soggetto del videoclip ufficiale del brano.

A proposito di sogni, ci sono altri sogni nel cassetto?

Certo che sì! Il mio più grande sogno è arrivare a più gente possibile attraverso la divulgazione della mia musica.

Parliamo di incontri. Hai avuto modo di collaborare con moltissimi artisti (Franco Battiato, Claudio Baglioni, Ron, Lucio Dalla e Andrea Bocelli). Quale insegnamento hai ricevuto da ognuno di loro?

Cantare con loro mi ha sicuramente dato un’attestazione di stima perché quando grandi artisti ma anche grandi persone ti scelgono per aprire un tour o fare un duetto è perché ti riconoscono un talento. Ciò ti dà una forza in più.

Da Battiato ho imparato a non avere paura della ricerca. Se c’è uno sperimentatore musicale in Italia, quello è Franco Battiato. Da Baglioni ho preso un’energia incredibile, davvero instancabile e fino all’ultima nota una potenza.

Ho cantato pure con Ron grandissima persona e signorilità. Da lui ho imparato l’eleganza. Lucio Dalla un genio. Abbiamo cantato insieme “La sera dei miracoli” ai templi di Agrigento. Un uomo che dietro e sul palco ha sempre giocato, si è divertito con la musica facendo cose grandi. Andrea Bocelli, invece, mi ha sentito cantare per il Papa in Sala Nervi per la prima volta e in seguito ci siamo ritrovati a Montecitorio.

Ti sei occupata di scrivere musica per produzioni cinematografiche. Cosa pensi del rapporto musica e cinema? È diverso il processo di composizione della musica?

Il fatto di saper comporre musica mi ha consentito di poterlo fare per i documentari. Nel 2017 ho cominciato a scrivere musica per i film. Ho presentato al Festival di Roma “Questo è mio fratello” di Marco Leopardi. In seguito “La direzione del tempo” prodotto da Rai Cinema. Ho scritto le musiche per due film che ancora devono uscire ossia “Ania” di Pablo Debenedetti e “Il triangolo della morte” diretto da Andrea Vogt.

Questa strada parallela del cinema mi piace moltissimo. La mia priorità è fare la cantautrice, però anche questo rapporto musica e cinema mi piace perché metti la tua capacità creativa a servizio del regista.

Ultima domanda. Abbiamo detto che in autunno uscirà un album. Cosa puoi svelarci?

L’album è già pronto. Sarebbe dovuto uscire prima, ma causa Covid19, abbiamo posticipato. L’unico augurio che posso fare è di sognare sempre che non vuol dire immaginare chimere o desideri ma vuol dire avere dentro che pulsa e che arde un obiettivo che si vuole realizzare.

 

Sandy Sciuto