Intervista a Nicolò Carnesi: "Tutti hanno bisogno di dirsi domani"

L’11 ottobre 2019 è uscito “Ho bisogno di dirti domani”, il nuovo disco di inediti di Nicolò Carnesi.

L’album è il quarto progetto discografico di inediti della carriera dell’artista con alla base la riflessione sul tempo, a cui l’autore affida anche le diverse sfaccettature stilistiche, compositive e testuali dei brani, confermando il suo talento di artista virtuoso e poliedrico, emerso ed apprezzato fin dagli esordi.

L’album è stato anticipato dall’uscita dei singoli “Turisti d’appartamento” e “Borotalco” che sono solo due delle dieci tracce del disco.

Abbiamo raggiunto telefonicamente Nicolò Carnesi che si è raccontato tra il disco ed il suo stesso bisogno di dirsi domani.

Nicolò, “Ho bisogno di dirti domani” è il tuo quarto album ed arriva dopo tre anni dall’ultimo progetto discografico. Da dove è nata l’esigenza di un nuovo disco?

È nata da una necessità di raccontare qualcosa. Era l’inizio del 2017 quando scrissi la prima canzone di questo album. Mi trovavo a Milano perché abitavo lì in quel periodo e mi ricordo di essere stato invaso da una sorta di nostalgia verso la mia casa, la Sicilia, gli odori e la mia infanzia. E ricordo fu tangibile un profumo di pesche e quel giorno nacque proprio “Un giorno di pesche”, la prima canzone del disco anche se poi è pisizionata verso la fine. Da lì ho cominciato a capire che la direzione delle nuove canzoni era quella temporale che aveva a che fare con il passato, ma anche con una proiezione verso il futuro.

L’album si intitola “Ho bisogno di dirti domani” ed ha una copertina alquanto enigmatica. Ci racconti qual è il messaggio del disco e perché questa copertina?

“Ho bisogno di dirti domani” è una frase che racchiude in sé molto dei contenuti del disco anche se in maniera sintetica. Anche perché è una frase al presente (ho bisogno adesso) ma con la proiezione al futuro (di dirti domani). Questo bisogno proviene da un qualcosa che si è sviluppato nel passato.

La copertina, per quanto enigmatica, si collega ancora una volta al concetto di tempo. Io tengo in mano uno specchio che non riflette qualcosa di preciso, ma quel che potrebbero essere stelle o il borotalco che è uno dei titoli della canzone. Perché dovrebbero riflettere le stelle? Perché le stelle sono l’esempio migliore per raccontare la relatività del tempo. La stessa dinamica accade giornalmente nei rapporti personali. È questo il concept del disco perché poi le canzoni raccontano relazioni.

Il disco ha 10 tracce. A leggere la tracklist ci sono “Il presente”, “Il futuro” ed “Il passato”. Proprio in questo ordine, perché?

La tracklist non è lineare proprio perché il tempo ha una sorta di dimensione circolare e non a caso ci gioco con il cerchio nella grafica del disco. Il tempo non è lineare, ma si interseca sempre tra le cose e anche su se stesso.

Addentriamoci nel disco. Oltre i singoli estratti molto interessanti sono “Amore Capitale”, “Carta da parati” e “Un giorno di pesche”. Come sono nate e qual è il loro messaggio?

Su “Un giorno di pesche” ti ho già raccontato. Anche se l’ho scritta per prima è inserita verso la fine proprio perché volevo mantenere un filo di racconto e dare un senso al disco. “Amore capitale” è la canzone d’amore del disco. Infatti, racconta l’inizio della fine di una storia d’amore. C’è l’incontro tra i due e poi una serie di incomprensioni che li allontana, ma anche se lontani, continueranno.

Per le presentazioni dell’album hai scelto un artista/amico diverso. Cosa ti piace della musica di ognuno? Qual è la canzone di ognuno di loro che avresti voluto scrivere o cantare tu?

Woow! Allora, stimo tutti. Di Antonio Dimartino mi piace la vocazione alla scrittura che ha proprio sua. Le immagini che riesce a regalare sono sempre nitide e chiare con qualcosa di nostalgico, che è stato, quasi anni ’70. Ed è pure un grande interprete. La canzone che avrei voluto scrivere di Antonio direi che è “Maledetto autunno” che ho cantato pure insieme a lui.

Oltre ad un rapporto di amicizia, con Dente ho proprio un rapporto da fan. Ricordo che dieci anni fa andavo ancora all’università. Uscì il suo disco “L’Amore non è bello” che mi colpì particolarmente e che fu fonte d’ispirazione ai tempi. Poi ci siamo conosciuti e abbiamo collaborato. La canzone che mi sarebbe piaciuta scrivere è “Coniugati passeggiare”.

Lodo Guenzi de Lo Stato Social è un amico di vecchia data. Sono molto affezionato a “Seggiovia sull’oceano”, una canzone che trovo molto molto bella con un testo indescrivile. Se l’avessi scritta io, non mi sarebbe dispiaciuto.

Ghemon lo stimo tantissimo soprattutto per il percorso che ha fatto. Lo conosco da meno tempo rispetto agli altri, ma il tempo che abbiamo passato insieme è semrpe stimolante perché è una persona che ha molto da dire e lo dice bene e, anche se ha avuto un percorso diverso dal mio, puoi assorbire veramente delle cose che con altri molto più simili a te non accade. La canzone sua che mi piace tantissimo è “Un temporale” perché c’è l’anima soul ed è un pezzo maledetto.

Anche Bianco conosco da meno tempo rispetto agli altri, ma quando abbiamo avuto modo di chiacchierare c’è sempre stato un bel dialogo. Lui è quello più simile a me a livello di sensibilità nello scrivere. La canzone di lui che mi piace di più è “Filo d’erba” perché è molto poetica e anche fine a livello di arrangiamenti.

Un nuovo album, un instore ed un tour. Non vedi l’ora di dirti è domani?

(ndr. ride) Nonostante sia un disincantato cinico, dentro me c’è questa speranza continua verso il futuro quindi sì! Il giorno in cui non vedrò un domani, sarà un giorno molto scuro. Parlo semplicmente della proiezione che puoi avere rispetto alla tua vita. Tutti hanno bisogno di dirsi domani perchè sta alla base del quieto vivere e mi auguro che più persone al mondo ce la possano fare.

Sandy Sciuto