Intervista a Nicola Lecca: “Sono un artigiano della parola”

L’ultimo romanzo di Nicola Lecca si intitola “Il treno di cristallo”, pubblicato da Mondadori il 21 gennaio 2020.

Nicola Lecca, classe ’76 e sardo di origine, è uno scrittore nomade. Ha abitato a lungo a Reykjavik, Visby, Barcellona, Venezia, Londra, Vienna e Innsbruck.

È uno scrittore che da sempre ha dato prova di essere una penna raffinata e attenta al modo in cui raccontare.

Oltre a “Il treno di cristallo” ha scritto: “Concerti senza Orchestra” (Marsilio 1999) con il quale è stato finalista del Premio Strega, “Ritratto Notturno” (Marsilio 2000), “Ho visto Tutto” (Marsilio 2003), “Hotel Borg” (Mondadori 2006), “Ghiacciofuoco” (Marsilio 2007 – scritto con Laura Pariani) e “Il corpo odiato” (Mondadori 2009).

Per i suoi scritti non ha ricevuto solo il Premio Hemingway per la letteratura all’età di ventisette anni ma anche il premio Elsa Morante, il Prix du Premier Roman, il premio della societe’ lucchese dei lettori, il premio Settembrini, il premio Joyce Lussu, il premio delle’Accademia del Ceppo, il premio Basilicata e il premio Rhegium Julii per l’opera prima.

Oggi le sue opere sono presenti in quindici Paesi europei.

Le sue straordinarie capacità di scrittore sono state notate da Mario Rigoni Stern che nel 2000 lo ha descritto come l’autore più promettente della sua generazione.

Per meriti artistici Nicola Lecca è stato scelto a rappresentare l’Italia a bordo del Literaturexpress, un treno patrocinato dall’Unesco – con a bordo 100 scrittori di 46 paesi – che, nell’estate del 2000, ha viaggiato da Lisbona a Mosca.

Collabora, inoltre, con molte testate giornalistiche italiane quali L’Unità, La Stampa, Il Giornale, L’Unione Sarda, Grazia e Studi Cattolici. Da ultimo anche La Repubblica.

In un pomeriggio da quarantena anti Coronavirus lo abbiamo intervistato e ci ha raccontato ogni segreto de “Il treno di cristallo”.

Benvenuto in Social Up! Il suo ultimo romanzo è “Il treno di cristallo”, edito da Mondadori. Qual è stato il processo di scrittura e come è nata la storia?

Sono un artigiano della parola, ho impiegato 6 interi anni a scrivere “Il treno di Cristallo” e ho visitato personalmente le 10 città e i 100 luoghi che lo compongono. Le parole sono state scelte ad una ad una con una cura infinita e cucite insieme come in un sudoku.

Non mi sono mai accontentato di una parola che andasse bene. Invece sono sempre andato alla ricerca di quella giusta.

Non ho mai avuto fretta. Il risultato è un romanzo ipnotico che trascina dentro il lettore fino al collo: facendogli sentire il freddo, i profumi, i sapori e mostrandogli un’Europa nuova.

Il titolo evoca molto la trama del romanzo. Possiamo dire che in questo caso il treno è una metafora per parlare del percorso dell’esistenza?

Più che il treno lo sono le tante stazioni. Il protagonista Aaron lavora come apprendista gelataio, ha 18 anni ed è fidanzato con una ragazza che non conosce personalmente, ma che ha incontrato online in un sito per trovare l’anima gemella.

Vive con poco, in compagnia di una madre depressa e possessiva. Fino a che una lettera arriva da Zagabria a sconvolgere tutto.

Il padre che lui non ha mai conosciuto e che sua madre gli ha sempre tenuto nascosto è morto e lui dovrà recarsi a Zagabria, in treno, per l’apertura del testamento.

Il protagonista del romanzo è Aaron, un giovane che si innamora dopo una conoscenza online di Crystal ma lei non vuole incontrarlo. Quanto è facile e allo stesso tempo comodo iniziare una relazione virtualmente? E soprattutto, secondo lei questo modo di conoscersi e coltivare i sentimenti non è la cosa più lontana dall’amore?

Non è mio compito dare giudizi. Io racconto storie. Lascio a ciascun lettore il compito di formarsi un’opinione. Ma racconto tutto a fondo, nei minimi dettagli.

Aaron fa anche un percorso di introspezione interiore. Quanto c’è del
personaggio in lei?

Questo non è un libro autobiografico. Eppure ho scelto di visitare tutti i luoghi che compongono la storia. Volevo che fossero reali. Che il lettore potesse sentirli sulla pelle. Anche per questo “Il treno di Cristallo” è un atto d’amore.

Quale scrittore si prende la briga di soggiornare nello stesso albergo del protagonista che ha creato, di prendere lo stesso treno, di frequentare gli stessi caffè?

Sono giorni in cui il Coronavirus ha imposto di rimanere in casa. Quale deve essere la funzione di uno scrittore in questo momento? A cosa ha ridato valore in questi giorni di isolamento?

La valorizzazione del tempo vuoto. Quello che non esiste più: perché ne siamo terrorizzati.

Invece è la fonte principale della creatività. E andrebbe valorizzato.

Le va di consigliarci un film, un libro e un disco per lei insostituibile che potremmo conoscere durante questo isolamento?

Consiglio il film “La Talpa” Gary Oldman è straordinario e il libro “La Peste” di Camus per capire le dinamiche sociali che si generano in situazioni come queste.

Ci sarà di certo un post Coronavirus. Quali saranno i suoi progetti?

Per ora di affrontare questa situazione al meglio insieme alla mia famiglia.

 

Sandy Sciuto