art city bologna

Intervista a Lorenzo Balbi: “Art City guarda al futuro e alla più emergente contemporaneità”

Torna dal 7 al 9 maggio 2021, con una nona edizione dalla formula rinnovata, ART CITY Bologna, programma istituzionale di mostre e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna, che quest’anno si svolge nell’ambito di Bologna Estate, con la direzione artistica di Lorenzo Balbi e il coordinamento dell’Istituzione Bologna Musei.

L’emergenza pandemica ancora in corso e la decisione di Bologna Fiere di puntare direttamente al 2022 per Arte Fiera hanno fatto sì che quest’anno la rassegna si spostasse in avanti di alcuni mesi rispetto alla consueta collocazione in gennaio, proponendosi come appuntamento primaverile.

La manifestazione vuole rappresentare un’occasione di rinascita per la vita culturale bolognese che ha attraversato e sta vivendo tutt’ora un periodo di difficoltà e di sfide estremamente impegnative.

Art city
Lorenzo Balbi Direttore artistico MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna e ART CITY Bologna Per le foto ad ambientazione museale: Foto Caterina Marcelli

 

Attenzione alla scena artistica italiana, intergenerazionalità, intermedialità: sono i tratti distintivi dell’offerta 2021 strutturata in un progetto speciale a cura del direttore artistico Lorenzo Balbi. Un main program rappresentativo delle più varie pratiche artistiche contemporanee poste in relazione con diversi spazi urbani.
Anche nel 2021 ART CITY spazierà tra più media: video, installazioni, performance, disegni, opere radiofoniche e sonore, allestimenti site-specific che trasformano il tessuto spaziale bolognese.

Art City 2021 giunge alla nona edizione con un nuovo slogan: “La Città che non c’è!”

“Non è proprio uno slogan, anche se è l’espressione è comparsa in molti articoli. La notizia importante è che nonostante Arte Fiera abbia deciso di saltare l’edizione 2021, il comune di Bologna insieme al MAMbo hanno creduto non si potesse rinunciare ad Art City in quanto una delle iniziative culturali più importanti della programmazione annuale della città. Si è dunque voluto mantenere la programmazione e il lavoro già svolto. Abbiamo approfittato di questo tempo a disposizione per affinare le progettualità di Art City e si è pensato fosse anche il momento giusto per riflettere sull’identità stessa di Art city e sulla sua possibilità di imporsi nel panorama dei festival che in Italia si occupano della ricerca nell’ambito delle arti visive contemporanee. E’ parso opportuno, avere anche un’indipendenza di immagine. Abbiamo dunque chiesto a due artisti, Filippo Tappi e Marco Casella di pensare a una nuova immagine per questo progetto. Il primo impatto è stato quello di sostituire il classico bollino di Art City con una stella. Il concetto è quello di costituire una costellazione formata dai vari eventi che costituiscono il programma principale e insieme creino una sorta di costellazione di luoghi e linguaggi che per una settimana e nei mesi a seguire costellano la stagione espositiva e culturale di Bologna. In più si è pensato ad una sorta di guida o testimonial e per questa edizione è stato scelto il Peter Pan di Barrie per dare l’immagine di un festival che guarda ai giovani e alle nuove generazioni e vuole spronare questa città, che “più che non è”, è fantastica e durante l’Art City mette in luce molti aspetti.”

L’idea di spostare Art City a Maggio come anteprima di Bologna Estate, può considerarsi un’esperimento per il futuro, ma anche per gli eventi in presenza in un momento di pandemia?

“Il desiderio dell’amministrazione comunale e dell’istituzione Bologna Musei era quello di ribadire l’importanza di Art City e lanciare un messaggio e cioè, che il primo evento in presenza sarebbe stato Art City come una manifestazione che guarda avanti e al futuro ed esprime la più emergente contemporaneità. C’è sicuramente quest’attenzione e volontà di posizionare Art City in questo contesto così importante che inaugura la ripartenza. Art City è nata come programma istituzionale durante la Fiera, per cui quello che volevamo fare, era mantenere una continuità di progetto anche se purtroppo la Fiera non si è potuta fare per una questione di ristrettezze procedurali e logistiche. Penso che queste due manifestazioni abbiano ancora molto da fare insieme. Quindi quest’anno si faccia questo tentativo e si gioverà anche di una stagione più favorevole ad eventi all’aperto, la connessione tra Art City e la fiera va tutelata.”

Il programma prevede scaglionamenti e prenotazioni centralizzate. Questa metodologia può scoraggiare o creare confusione?

“Credo che ormai sia chiaro a tutti che le modalità con cui visitavamo i musei o gli spazzi pubblici non sarà più possibile nel futuro prossimo. Bisogna abituarsi nel pensare e nel progettare le visite con una nuova prassi che è quella di avere ben in mente qual è l’agenda e programmarla con anticipo. Non sarà solo per Art City che sarà il primo evento in presenza, ma comprenderà le attività di tutti i musei. Non mi illudo che questo cambierà nel breve periodo. Per questo, ciò che possiamo fare noi come operatori culturali, divulgatori e responsabili di spazi è quello di far percepire al pubblico, con più chiarezza, questa nuova modalità di fruire degli spazi culturali e rendere più agevoli le procedure. Ciò può avvenire sia con prenotazioni telefoniche che telematiche. Art City è la prima grande prova di questa nuova modalità. Comunicheremo con grande chiarezza che la visita ad Art City sarà una visita da programmare in anteprima, e non più una passeggiata senza meta.”

Scongiurando il rischio, qualora si dovesse tornare in zona rossa, Art City si farà comunque ad appannaggio dei bolognesi o si rimanderà?

“Con i dati attuali si auspica che con l’Emilia Romagna in zona gialla dovrebbe essere garantita l’apertura con le regole vigenti. Se ovviamente tutto dovesse cambiare ragioneremo su uno slittamento. Siamo ad ogni modo ben consapevoli che l’edizione di quest’anno sarà un edizione dedicata ai bolognesi. Indipendentemente dalla zona gialla e dalla riapertura delle regioni, gli spostamenti saranno comunque complicati e rallentati. Ciò non ci scoraggia, anzi. Art City è nato come festival per la città con un attenzione molto alta rivolta ai cittadini di Bologna, che nel periodo dell’Art City possono girare per la città e scoprire luoghi che non aveva mai visto, facendolo attraverso le opere degli artisti che vengono invitati. Non ci dispiace pensare che il primo destinatario sia proprio il pubblico bolognese, poi se c’è chi riuscirà a raggiungere Bologna da fuori è tutto di guadagnato.”

Quest’anno cambia la guida che non sarà più il classico Tabloid.

“Sì, abbiamo pensato che il formato giusto potesse essere quello di una guida tascabile, fatta di luoghi che non sono convenzionali e in cui non ci si aspetta un intervento d’artista. Luoghi che non tutti conoscono e frequentano e che hanno opportunità di visitare con Art City. Abbiamo pensato ad una guida tascabile in cui si promuove una visita a questa città “che non c’è” e che si manifesta in 15 luoghi principali e altri punti che aderiscono a questa prospettiva. Un tentativo che è quello di cambiare il formato degli strumenti di comunicazione e di agevolare quest’idea della visita e della città che si mette in gioco.”

Fin dal suo incarico al MAMbo ha sempre dato voce ad artisti emergenti e alla sperimentazione. Quanto spazio è riservato all’edizione di Art City di quest’anno?

“Questa è un po’ un attitudine in quanto abbiamo sempre inteso il museo non solo come luogo di esposizione e consacrazione, ma anche di produzione e valorizzazione delle emergenze e degli artisti più giovani. La prima mossa è stata That’s IT!, per arrivare agli ultimi mesi con il progetto il nuovo forno del pane che aveva come obiettivo quello di valorizzare artisti, anche molto giovani, che lavorano nella nostra città e dar loro un contesto istituzionale, visibilità. Un modo anche per permettere alla loro carriera di procedere nonostante il periodo sia molto complicato. Art City nel suo piccolo ha sempre cercato di contribuire facendo una commistione tra artisti emergenti e artisti già celebrati, in modo che anche il pubblico possa avere una pluralità di voci ed esperienze. Anche quest’anno si verifica in maniera ancora maggiore la stessa linea, con un’edizione dedicata ad artisti italiani. Art City punta molto alla valorizzazione dell’arte italiana e ne ha fatto un carattere distintivo, considerando che quest’anno ci sono molte più difficolta a lavorare con artisti straniere. Questa sarà un’edizione in cui tutti i main project sono italiani tranne lo special project che è di Gregor Schneider.”

Benito Dell'Aquila