Intervista a Greta Zuccoli: “A Sanremo canto la mia rivoluzione”

Ventitré anni, napoletana, autrice delle sue canzoni, Greta Zuccoli è una degli artisti in gara nella categoria “Nuove proposte” della 71°edizione del Festival di Sanremo con il brano “Ogni cosa sa di te”.

Nella sua musica risuonano echi brit – folk che si fondono con la melodia italiana: la voce di Greta Zuccoli è da subito riconoscibile e arriva a toccare le corde più profonde dell’anima. Greta ha avuto un percorso insolito e ricco di collaborazioni importanti che l’hanno portata in breve tempo a essere considerata una delle migliori voci italiane della sua generazione.

Scoperta quasi per caso dal cantautore irlandese Damien Rice durante un aftershow di un suo concerto e invitata dallo stesso a prendere la chitarra e a improvvisare, Greta ha duettato con lui nel 2017 all’Olympia di Parigi e preso parte al suo tour in barca a vela il “Wood Water Wind Tour” nel 2018. Nel 2019 Greta ha partecipato al film “Il ladro Di Giorni” di Guido Lombardi con Riccardo Scamarcio, cantando dal vivo la canzone “Un’altra vita o ieri” (autore Nero Nelson) in una scena in cui figura assieme ai protagonisti. La sua voce ritorna poi nel brano “Stolen Days” che accompagna i titoli di coda del film.
Ha collaborato al progetto di Amnesty International Eleanor’s Dream, che l’ha vista ospite di vari eventi in tutta Europa. Nell’estate del 2020 ha partecipato al tour estivo del cantautore Diodato “Concerti di un’altra estate”, come elemento della sua band.
“Ogni cosa sa di te”, brano scritto, testo e musica, da Greta stessa e con la produzione artistica di Diodato e Tommaso Colliva, racconta di una storia d’amore e segna il punto di inizio della nuova rivoluzione di Greta Zuccoli.

Quali sono le sensazioni e le impressioni prima del debutto al Festival di Sanremo?

È una grandissima emozione. Non vedo l’ora di salire su quel palco. C’è ovviamente un po’ di tensione, ma positiva. E davvero il desiderio di cantare la mia canzone con l’orchestra e condividere questa cosa bellissima con tutti quanti coloro ascolteranno la canzone e vedranno il Festival. Sono veramente felice, è un sogno che si avvera.

C’è qualcosa che ti guasta visto che è un Festival soggiogato dalla pandemia mondiale?

Credo che il pubblico ci mancherà e sentiremo la mancanza di questo calore. È stato un anno particolare e credo che sarà ancora più forte il desiderio di avvicinarci e di condividere il più possibile. Sono sicura che per questa ragione, sarà ancora più speciale e spero che possa rappresentare un punto di partenza rispetto al difficile periodo che sta vivendo il mondo dello spettacolo.

Canterai “Ogni cosa sa di te”. Quali sono i punti di forza di questa canzone? Perché hai scelto proprio questa canzone per la kermesse?

Perché ci tengo molto. È una canzone a cui sono molto legata perché rappresenta un momento di cambiamento per me. Dico che è la mia rivoluzione perché ne parlo sia nella canzone ma anche perché attraverso la scrittura di questo brano ho catturato una fase di cambiamento. È una canzone che parla di una storia d’amore e del desiderio di avvicinarsi ad un’altra persona, ma anche dell’impossibilità poi di farlo. Da certe distanze e nostalgie, però, è venuta fuori un’emozione positiva e una consapevolezza nuova. In questa direzione sta muovendo la mia ricerca.

“Ogni cosa sa di te” ha un videoclip ufficiale molto bello. I protagonisti sono Adriano Bettinelli e Giulia Federico. Ci racconti com’è nato?

Ne abbiamo parlato con il regista Ludovico Di Martino. Io avevo un fortissimo desiderio di restituire una dimensione di ricordo e della capacità di entrare e di uscire dalla mente attraverso il ricordo di questa storia d’amore. Gli amanti sono rappresentati dai ballerini. Credevamo con Ludovico che la forma d’arte della danza, così potente, potesse essere una bellissima espressione di questa storia. È bello vedere come questo ricordo che inizialmente sembra esistere solo nella mia mente, alla fine interagisca con me, sentendomi abbracciata e in pace con tutte quelle emozioni contrastanti che ho sentito nel momento in cui ho sentito la canzone. Sono felice che ci sia stata l’unione di più forme d’arte.

Nella categoria “Nuovo proposte” ci sono altri sette artisti. Hai avuto modo di ascoltare i brani. Cosa pensi degli altri e delle loro canzoni?

Sono molto felice del fatto che sia nato un rapporto d’amicizia bellissimo con tutti i partecipanti. Abbiamo fatto un percorso molto bello da ottobre ad oggi e non ho mai avvertito una competizione, anzi siamo stati molto legati, abbiamo fatto squadra e abbiamo portato ognuno un pezzo di sé. Siamo molto diversi e rappresentiamo un mondo diverso e proprio per questo abbiamo avuto modo di imparare l’uno dall’altro attraverso questo scambio.

È interessante notare come la tua musica sia stata a servizio di altri progetti. Mi riferisco al film “Il ladro Di Giorni” di Guido Lombardi con Riccardo Scamarcio, in cui hai cantato “Un’altra vita o ieri” (autore Nero Nelson) in una scena in cui figura assieme ai protagonisti e “Stolen Days” che accompagna i titoli di coda del film. Ci racconti com’è successo?

Il film è uscito nel 2019, ma ci abbiamo lavorato nel 2018. È stata un’esperienza molto bella perché mi vede coinvolta dal punto di vista musicale. La canzone “Un’altra vita o ieri” è parte di una scena molto tenera ed intensa tra Riccardo Scamarcio e Augusto Zazzaro. Inizialmente sarebbe dovuta essere una soundtrack, poi con il regista Guido Lombardi abbiamo deciso di realizzare la scena dove c’è un’interazione visiva tra me i protagonisti. Ho avuto modo di poter entrare dentro questa macchina meravigliosa che è il cinema e mi ha veramente riempito molto. È un’esperienza che ripeterei mille volte.

Hai collaborato al progetto di Amnesty International Eleanor’s Dream, che ti ha vista ospite di vari eventi in tutta Europa…

È stato molto bello parteciparci perché unisce diverse forme d’arte ed è una grandissima opportunità per noi artisti perché diamo voce a chi non può farlo o a chi non ce l’ha. Credo veramente che la musica e l’arte siano delle armi potentissime per far veicolare dei messaggi.

Hai due “padrini” d’eccezione: Damien Rice e Diodato. Secondo me non è un caso. Mi racconti di Damien Rice e del vostro rapporto?

È una persona molto speciale e particolare, ma anche molto riservata nel senso che non ama molto l’esposizione mediatica. In questo mi ritrovo molto nel senso che mi sto abituando, ma per natura sono molto riservata.
Una cosa che mi ha trasmesso per me molto importante è di essere sinceri nella propria musica, nella scrittura e nel modo di porgere la musica e le proprie sensazioni. L’ho conosciuto che avevo 19 anni e abbiamo fatto discorsi lunghissimi, poi è nato un rapporto d’amicizia bellissimo, oltre alla stima immensa e reciproca da parte mia. Io l’adoro: è una delle mie più grande influenze. Mi ha sempre detto una cosa che ancora oggi mi porto nel cuore ed è l’unica cosa che per me conta quando scrivo o canto ossia restare fedele alla mia natura, raccogliendo i consigli sì, ma restando fedele a chi sono. Non si è mai posto come un maestro con me, non mi ha mai voluto influenzare con un consiglio o con una parola che potesse distogliermi.

Con Diodato, invece? Ho visto un vero e proprio sostegno da fan nei tuoi confronti. Forte della sua esperienza, cosa ti ha consigliato?

Mi ha detto di godermela il più possibile, e aveva ragione perché qui il tempo sembra volare tra tutte queste emozioni che sto vivendo, ma sto cercando di catturarle il più possibile, perché so che poi mi mancherà anche questa sensazione di frenesia di questi giorni. Insieme abbiamo fatto un tour e quindi sa che sono sempre felice e a mio agio quando devo cantare.

Il Festival di Sanremo è solo una tappa del tuo percorso. Cosa è previsto per il dopo?

Sto preparando nuova musica, in particolare in italiano. Ho sempre scritto prevalentemente in inglese e scrivere in italiano è un tipo di ricerca che sto facendo, riprendendo il contatto con le mie radici. Sto lavorando anche all’album e ad alcuni progetti che verranno resi pubblici presto.

Sandy Sciuto