Intervista a Giovanna Ralli, icona tanto amata del cinema italiano

86 anni e non sentirli quelli compiuti recentemente da Giovanna Ralli il 2 gennaio. Attrice di successo dedita all’amore e alla famiglia, e poi al lavoro, ha portato a casa premi e riconoscimenti prestigiosi, entrando nel cuore degli italiani e travalicando i confini nazionali grazie al suo saper dialogare e ascoltare, con passione e semplicità. Ha scelto di raccontare la sua vita e carriera a Social up con molta naturalezza.

Giovanna Ralli
Il Sussidiario.net

È un periodo difficile quello che stiamo vivendo signora Ralli, intanto le faccio tanti auguri per aver compiuto lo scorso 2 gennaio 86 anni. E non li dimostra affatto!

Grazie, grazie mille. Si lo so, è un periodo difficile, ma bisogna reagire, non abbattersi, anche se si è soli come me. Io non soffro di solitudine, la solitudine mi fa pensare.

Al di fuori del lavoro che mi faceva alzare al mattino alle cinque e mezza e rientrare alle sette di sera, nella mia vita è stata sempre più importante la famiglia del lavoro, per cui sono stata sempre molto a casa. Non amo la vita mondana, non sono mai andata ad un festival per il festival, ci andavo solo se mi consegnavano dei premi.

Una vita semplice, familiare, intima vedo, ottimo!

Sì il mio lavoro non mi ha cambiato, sono sempre rimasta quella che ero. All’inizio facevo la comparsa insieme a Sophia Loren, poi piano piano tra un provino e un altro sono riuscita a fare il mio primo ruolo giovanissima. Ho iniziato prestissimo a fare cinema, ho amato molto il mio lavoro e fatto anche tanto teatro. Non rimpiango nulla di quello che ho fatto. Mi sono ritirata 7 anni fa dopo la morte di mio marito, perché senza di lui non me la sentivo più di andare avanti con il lavoro, ho rifiutato tante cose. Mio marito è stato straordinario, il nostro matrimonio è durato 38 anni, ma purtroppo 7 anni fa è partito per un lungo viaggio, perché non voglio dire che non c’è più: è sempre vicino a me. Ma mi manca comunque tantissimo, è sempre una ferita aperta.

Giovanna Ralli
Commedia italiana

Il sentirlo vicino le dà anche un senso per andare avanti in un momento così difficile?

Ma cosa vuoi andare avanti?! (tono scherzoso) bisogna essere pure obiettivi. Ho 86 anni, me li porterò anche bene, ho fatto una vita semplice, e questo mi ha aiutato naturalmente, ma poi ho detto basta, non è che uno può arrivare fino a 90 anni a lavorare (ride). Poi non posso lamentarmi di nulla, ho fatto film straordinari, ho avuto la fortuna di lavorare con i più grandi registi. Ho amato molto quello che ho fatto anche in teatro.

Ha iniziato prima col cinema o col teatro?

Prima col cinema, facendo la comparsa, poi Peppino De Filippo cercava delle attrici giovani e così ho debuttato in teatro. Per quest’occasione ho avuto la fortuna di conoscere Fellini e Lattuada che dovevano fare un film con Peppino e mi fecero una proposta, che io accettai perché dovevo lavorare, non per vocazione. E così ebbi un ruolo in “Luci del varietà” di Fellini e Lattuada.

La vocazione poi è arrivata dopo, quando ho fatto il mio primo film da protagonista insieme a De Sica (“Villa Borghese”). Le critiche parlarono talmente bene di me che ho capito che forse questa doveva essere la mia strada.

Cosa pensa invece della commedia all’italiana in cui ha avuto modo di lavorare in modo intenso?

La commedia all’italiana è la cosa più bella che ha fatto il cinema italiano. Era considerata non di serie A, poi c’è stata la rivalutazione. Monicelli è il più grande.

Ho lavorato con Mastroianni, Gassman, Sordi, Manfredi, … ho un ricordo bello di tutti perché erano tutti talmente bravi che per me era garanzia lavorare con loro. Per me avere un attore o un’attrice bravissimi era fondamentale, non ho mai sofferto di gelosia. Recitavo anche di spalle, non me ne importava niente se ero o non in primo piano. Ero per i movimenti naturali. Vivevo il personaggio ma non recitavo, perché recitare non mi piace. Io devo vivere il personaggio, i miei sentimenti devono essere veri e recitare è un po’ costruire il tutto, e a me costruire tutto non piace.

Giovanna Ralli
Wikipedia

La recitazione è artificiale, invece è la spontaneità a rendere un attore o un’attrice veri, complimenti!

Bisogna anche regolare la spontaneità però, ma il romano sa darsi e sa dare.

Quindi la sua semplicità d’animo la riusciva a trasmettere bene anche nei suoi personaggi (che comunque erano schietti e semplici)?

I personaggi che facevo cercavo di conoscerli bene e di amarli, come in “C’eravamo tanto amati”. Non dimenticherò mai il personaggio di Elide in questo film.

Per questo film vinsi il nastro d’argento. Quando si deve interpretare un ruolo al cinema bisogna anche saper leggere le sceneggiature. Ho lavorato sempre con persone molto più grandi di me, e da loro ho imparato anche questo, da sceneggiatori che hanno fatto grande il nostro cinema. Grazie a loro ho cercato di migliorare il mio talento, ho letto anche molto per questo non avendo fatto le scuole, dato che avevo cominciato a 13 anni a recitare.

Giovanna Ralli
Pinterest

C’è un film che ebbe molto successo quando uscì nelle sale, “Per amare Ofelia”, oggi dimenticato come il suo regista, Flavio Mogherini. Lei fece la parte di Ofelia, la protagonista, insieme a Pozzetto. Mi parli di Flavio, questo “regista-scenografo” del cinema italiano. Mi dica: che tipo era?

Flavio è stato un regista straordinario. Lo avevo già conosciuto come scenografo. Flavio era disponibilissimo, mi dava anche abbastanza una mano libera nel testo che io provavo. Ci venivamo incontro comunque.

Tornando invece a “C’eravamo tanto amati”, qualche retroscena? 

Erano tutti bravissimi sul set, siamo andati tutti d’accordo. Lì ho ritrovato Aldo Fabrizi con cui avevo lavorato ne “La famiglia Passaguai” e ci siamo ritrovati a distanza di anni e di nuovo ho fatto sua figlia nel film di Scola. Che grande attore che era, veramente! Per me è stato di grande insegnamento. Era un romano che non è stato mai romanesco, come non lo sono stata nemmeno io.

Come ha vissuto il passaggio da un cinema italiano glorioso che non tornerà più ad un altro cinema, quello di oggi in Italia, dove lei ha avuto comunque modo di lavorare, anche con un regista di tutto rispetto e risonanza come Pupi Avati?

Sì ho fatto con lui “Un ragazzo d’oro” con Scamarcio e Sharon Stone. Facevo un personaggio drammatico, è stato il mio ultimo film.

Io vivo i tempi che abbiamo. Non voglio essere retorica. Ci sono elementi validi anche oggi. I tempi sono cambiati, per cui si raccontano altre storie, quella che è la vita. È stato così veloce il cambiamento, per cui i personaggi di oggi sono diversi, perché vivono diversamente. Ma non per questo non li amo, e non voglio dire nostalgicamente “una volta eravamo…”. Vivo i tempi ora.

Giovanna Ralli
Milano – la Repubblica

Della serie “C’eravamo tanto amati”, ma ci amiamo anche oggi!

Sono anche tempi difficili oggi, sembra che ci sia una sorta di guerra fredda continua in tutto il mondo. Abbiamo vissuto negli ultimi anni cose davvero brutte, come il terrorismo, i rapimenti. Oggi siamo all’apice in effetti, mi auguro dunque che per il covid si seguano le dovute precauzioni e si evitino assembramenti. Ci vuole buon senso.

Secondo lei quale regista italiano oggi riesce a trarre dal cambiamento dei tempi miglior giovamento per prodotti di qualità?

I film di Francesco Bruni ad esempio, che è un regista bravissimo. Anche Genovese è bravo, ho fatto un piccolo ruolo nel suo “Immaturi”. Il film era molto divertente, una bella commedia. Non sono tanti i registi italiani oggi in generale, perché ai tempi d’oro si facevano molti più film di oggi, anche perché non c’era la televisione, e quindi si facevano 300-400 film all’anno.

Dal cinema ai viaggi il passo è breve: quali luoghi d’Italia le sono rimasti nel cuore?

La Sicilia tutta, con le sue raffinatezze e il suo cibo. Salerno, che ha un lungomare da diventare matti per quanto è bello. Anche la Costiera è tutta bella, Positano coi suoi limoni e il suo sole da impazzire. Il Sud è una cosa splendida, ma l’Italia tutta è il Paese più bello del mondo.

Giovanna Ralli
Pinterest

Mi racconti qualcosa di divertente, qualche aneddoto lavorativo comico. 

Mi divertivo tantissimo coi miei compagni di lavoro. Con Alberto Sordi poi non ne parliamo, mi faceva ridere tantissimo cosicché andava fermata spesso la scena quando recitavo con lui perché mi scappava da ridere.

Lavorare con Pozzetto pure era divertente: buona la prima e basta!

Sui premi invece me ne racconti uno in particolare che l’ha soddisfatta. 

Ho ottenuto diversi premi, come due grolle d’oro, due nastri d’argento. Ho vinto anche un premio a San Francisco come miglior attrice. Poi un film in cui ho fatto la protagonista che ha avuto grande successo di critica è “La vita agra” di Lizzani.

Lizzani era un grande regista, sensibile, usava la macchina da presa in una maniera straordinaria di movimenti e di tecnica che non avevo mai visto prima. È stato bellissimo lavorare con lui. Il primo nastro d’argento che ho vinto è stato ancora più importante. Lo vinsi per “La fuga”, film molto avanti degli anni Sessanta in cui facevo la parte di una donna omosessuale. Una storia bellissima. La coppia la facevamo io e Anouk Aimée. Mereghetti, il critico, mi lodò per questo lavoro in modo straordinario.

Giovanna Ralli
Quinlan.it

Le piace riguardare vecchi film in cui ha preso parte?

No, non me li guardo mai: non mi interessa rivedermi. Non ostento la mia carriera a guardarmi, a leggere le critiche. A casa ho quasi 5000 fotografie e devo trovare modo di creare un archivio, voglio che restino. Ma non un museo, per carità, non voglio neanche il funerale, figuriamoci (ride).

Non le piace l’idea di essere ricordata quindi, magari attraverso un museo?

Ma quale museo, per carità, che devo andà al museo io?! Ci sono persone più importanti di me che finiscono in un museo. Quello che vogliono i posteri lo faranno, ma non sarò io a dire cosa.

Giovanna Ralli
Wikipedia

C’è uno dei maggiori critici cinematografici della commedia all’italiana, Enrico Giacovelli, che ha scritto di lei: “Resta un mistero il fatto che abbia avuto, tutto sommato, meno successo e meno fama di attrici meno brave di lei…”. Come se lo spiega questo? È d’accordo?

Non è vero, perché io ho lavorato fino a 7 anni. Certo, non avevo un ufficio stampa, non ero la moglie di un produttore. Ma comunque ho fatto film importanti ugualmente. Poi certo è che l’attrice più grande italiana resta Sophia Loren. Io sono felicissima di quello che ho fatto e di quello che ho. Non sono stata sottovalutata, ho fatto circa 100 film.

Grazie per la bella chiacchierata, con la sua eleganza e la sua ironia mi è sembrato quasi di vedere un suo film, ma anzi di più. Per concludere, ha qualche auspicio personale, qualcosa che desidera fare negli anni che verranno?

Ma che ne so se io domani ci sono?! Come faccio a pensare al futuro? (ride). Vivo alla giornata. Faccio quello che mi piace fare, a volte scrivo, a volte no. Forse avrei dovuto fare un diario. Vorrebbero fare un libro su di me ma ho detto no, perché quando racconti la tua vita devi dire sempre la verità se fai un libro, e non sempre la verità uno la vuole raccontare. Sono contenta quando vado da Mara Venier a “Domenica In” come di recente, la gente è contenta, l’indice d’ascolto è molto alto. Sono contenta che la gente mi riconosce quando vado al mercato, mi fermano, mi vogliono bene. Mi sento molto amata. Grazie a lei di tutto.

Giovanna Ralli
Biografieonline

Noi le auguriamo di trascorrere ogni giorno come fosse il primo, cogliendo sempre la serenità del momento.

Christian Liguori