Ponte della Maddalena, Borgo a Mozzano, Toscana, Italia

Il ponte del diavolo di Borgo a Mozzano

L’Italia in passato ha avuto una forte influenza religiosa per via dell’incontrastato potere della Chiesa per oltre un millennio; questo influsso fa sì che ancora oggi si tramandino leggende in cui sono presenti angeli e demoni che interagiscono con gli esseri umani per migliorare la loro vita o ingannarli.
Una leggenda di questo tipo avvolge il Ponte della Maddalena nei pressi di Borgo a Mozzano, comune di circa 7.000 abitanti in provincia di Lucca. Questo ponte lo si incontra percorrendo la statale SS12 che da Lucca va verso la Garfagnana e prende il nome da un antico oratorio sorto nel 1500 che si trova sul lato sinistro della struttura.

Si pensa sia stato costruito attorno all’anno 1100 per volere della contessa Matilde di Canossa per permettere a lei e alla popolazione di attraversare il fiume Serchio con maggior facilità. Eroso dalle acque turbolente, venne restaurato tra il XIII e il XIV secolo da Castruccio Castracani, condottiero e signore di Lucca

Alla fine del medioevo si cercò di preservare la struttura unica al mondo e furono menante diverse leggi con le quali si proibiva di passarvi con pesi elevati. Il problema però non veniva dall’alto ma dalle fondamenta: il fiume Serchio oggi ha assunto un carattere più calmo, ma in passato le sue piene hanno causato gravi disastri, come quelli del 1836 che distrussero gli argini a minarono la struttura rendendola inagibile.

Nuovamente restaurato, nel 1900 subì una modifica per consentire il passaggio del treno e da allora la parte destra ha un arco non previsto durante la sua costruzione. Oggi il Ponte della Maddalena è lungo oltre 90 m e presenta la classica struttura “a schiena d’asino”, ma con arcate asimmetriche, che lo rendono unica al mondo. Il suo arco maggiore, al centro, raggiunge un’altezza che supera i 18 m e forma una parabola talmente alta che la sua struttura sembra sfidare la legge di gravità.

Ad osservarlo bene questo ponte ha qualcosa di inquietante che gli conferisce anche un aspetto surreale: l’irregolarità della struttura fa quasi pensare che non abbia uno schema umano, ma che piuttosto sia stata costruita da un essere soprannaturale.

Il Ponte della Maddalena ha infatti un altro nome ( o meglio soprannome): tutti in Toscana lo chiamano il “Ponte del Diavolo” perché a questa imponente struttura è legata una leggenda che l’avvolge sino dalla sua costruzione.

Si dice che il capomastro incaricato di realizzare l’opera si rese conto che non sarebbe mai riuscito a finirla entro i tempi previsti e quel ritardo, oltre a fargli perdere i soldi pattuiti, lo avrebbe screditato agli occhi di tutta l’aristocrazia lucchese.

I lavori andavano a rilento e più di una volta la piena del fiume fece perdere tempo e attrezzi; pur rimanendo fino a tarda sera e costringendo i suoi muratori a turni massacranti, il giorno dell’inaugurazione era troppo vicino per poter sperare in un miracolo.

Una di quelle sere, mentre sedeva in preda alla disperazione su una panchina sulle sponde del Serchio, apparve al suo cospetto il Diavolo che gli chiese quale fosse il suo problema. L’uomo non aveva nulla da perdere e decise di chiedergli un piccolo aiuto.

Il Diavolo, che invece aveva tutto da guadagnare, gli diede una pergamena e un penna e gli propose un patto: avrebbe portato a termine lui stesso il ponte in una notte, ma in cambio il capomastro avrebbe dovuto dargli la sua anima. L’uomo profondamente religioso, lasciò cadere il contratto e scosse il capo. A quel punto iniziò tra i due una sorta di contrattazione e alla fine si misero d’accordo che il Diavolo avrebbe preso l’anima del primo passante che avrebbe oltrepassato il ponte la mattina dopo.

L’uomo accettò e il Diavolo mantenne la promessa, costruendo il ponte in una sola notte e il mattino dopo si presentò al capomastro esigendo la controparte. Il capomastro ci pensò tutta la notte e alla fine ebbe una geniale intuizione: fece in modo che il primo ad attraversare il ponte fosse un maiale.

Il patto diabolico, così come stipulato, era stato rispettato e il maligno, resosi conto della beffa subita, si gettò dal ponte nella acque del Serchio.

Questa leggenda è quasi uguale a quella del Ponte del Diavolo di Bobbio, tranne che ad attraversarlo fu un cane. Non è semplice capire quale delle due abbia ispirato l’altra, ma entrambe sono molto note anche ai giorni d’oggi.

redazione