Il governo dell’Iran blocca Telegram e nasce Soroush con emoji di donne velate

Sempre connessi, comunicativi con gif ed emoji, trascorriamo le nostre giornate fotografando cibo, tramonti e animali, le condividiamo sui social le inviamo tramite Whatsapp o per i più stilosi su Telegram. 

Eppure non è ovunque così, ci pensate che esistono Paesi in cui l’utilizzo di Facebook è vietato? Stati in cui i ragazzi non usano Telegram? Persone che non possono comunicare tra loro tramite un’app perché questa a detta di alcuni governi rappresentano un pericolo per la sicurezza nazionale?

Si chiama censura ed è un male di cui sono affetti, chi più chi meno, tutti i Paesi del mondo, in Asia ancora più che in altri luoghi. In particolare lo Stato dell’Iran ha mosso parecchie restrizioni al proprio popolo, nonostante i momenti di apertura commerciale con il resto del mondo il leader supremo dell’Iran Ayatollah Ali Khamenei ha condotto una particolare battaglia contro Telegram e Whatsapp.

Durante le proteste dello scorso anno, il governo aveva dichiarato che avrebbe bloccato Telegram a causa di “problemi di sicurezza nazionale”, riferendosi al sistema di messaggistica crittografato che Telegram utilizza per proteggere i messaggi degli utenti dalla lettura e all’impossibilità del governo di usufruire dei dati dei propri cittadini, un precedente che non poteva davvero passare inosservato agli occhi dell’Ayatollah. A subire la stessa sorte è stato anche Instagram, popolare app per condividere foto e momenti di vita quotidiana. 

In questi giorni, invece, Ayatollah Khamenei ha mostrato il proprio interesse verso un’altra applicazione di messaggistica istantanea, dal nome Soroush. 

I cittadini non ne sono particolarmente entusiasti, in quanto il legame del governo con la piattaforma fa intuire che i messaggi possono essere monitorati avendo il governo la possibilità di accedere al server dell’app se lo ritiene necessario.

A disposizione degli utenti c’è una vasta serie di emoji con donne velate, in hijab, e alcune di loro sono rappresentate con dei cartelli che inneggiano morte contro gli Stati Uniti, “Death to America”. 

Se pensate che solo l’Iran si sia opposta a Telegram vi sbagliate di grosso, l’app di messaggistica è stata recentemente bloccata in Russia perché la società ha rifiutato di consegnare le sue chiavi di crittografia ai servizi di sicurezza russi. La consegna di queste chiavi consentirebbe al governo di leggere tutti i messaggi inviati sulla piattaforma, violando la privacy degli utenti.

Ma ricordate che il mondo di internet può essere spietato contro chi cerca di porre dei limiti alla circolazione di informazioni, ecco che per ogni versione bloccata ne compare una in grado di aggirarlo e continuare ad utilizzare Telegram come se nulla fosse! 

In questo caso possiamo dirlo, lunga vita agli hacker! 

Claudia Ruiz