Film del 2017,ย I Kill Giants, รจ l’adattamento cinematografico, diretto da Anders Walter, dell’omonimo fumetto scritto da Joe Kelly e disegnato da J. M. Ken Niimura.
Si tratta di una pellicola che sfrutta le proiezioni fantastiche della giovane protagonista per raccontare il graduale percorso di avvicinamento ad un grande trauma, una fiaba di formazione e distacco, dunque, nel complesso ben diretta e concepita.
La trama si basa sulle fantasticherie di Barbara (Madison Wolfe), una bambina molto creativa, che considera il suo mondo fantasy popolato da terribili e mostruosi giganti, reale, al punto da considerarsi fondamentale per la salvezza della cittร , in quanto solo lei รจ in grado di limitare i giganti. La sua missione, infatti, รจ quella di stanarli e ucciderli. Per farlo costruisce trappole nei boschi, studia il movimento degli uccelli per comprendere quando i giganti attaccheranno e lascia dei segnali “per mappare la zona”.
Il suo ruolo di “guardiana” e la sua missione di estinguere la minaccia รจ talmente assorbente che la ragazzina, oltre a risultare palesemente stramba ai suoi compagni di scuola, รจ spesso derisa ed evitata dagli altri. Tuttavia,ย come scoprirร presto la psicologa della scuola (Zoe Saldana) che cerca di mettersi in contatto con lei per aiutarla, in molti casi Barbara,ย con i suoi comportamenti indisponenti, supponenti e radicali, tutti ossessivamente incentrati sul mondo fantastico da lei costruito, รจ lei stessa artefice dell’allontanamento di chi voglia esserle amica.ย Cosรฌ non รจ facile avvicinarla per la psicologa, ma neanche per Karen (Imogen Poots), una bambina che vorrebbe essere sua compagnia di giochi.
Dramma psicologico che cresce a poco a poco durante il film, I Kill Giants รจ efficace lรฌ dove la macchina da presa si concentra con attenzione sui particolari che costituiscono l’ossessione fantastica della protagonista, una vera e propria psicosi causata dal dolore e dal senso di colpa, scaturita dai grandi giganti-demoni interiori.
La narrazione รจ plausibile e questo รจ il maggior pregio di I Kill Giants. La pellicola comunica bene lo straniamento della protagonista che davvero non vede altro se non gli esseri che popolano il suo mondo e ha cominciato con l’organizzare le sue giornate soltanto in funzione della caccia ai giganti, talmente immersiva, da spingerla a fare cose estremamente pericolose, come avventurarsi da sola nei boschi o arrampicarsi sopra gli alberi, nonchรฉ avere un’attenzione maniacale per particolari grotteschi, come i resti degli animali che studia per comprendere quale tipologia di gigante abbia divorato quelle creature…
Il film รจ molto convincente nei dialoghi, non a caso sceneggiato dall’autore del fumetto. Ben concepite ad esempio le conversazioni con la psicologa. In favore della pellicola anche il suo non essere affatto smielata. La protagonista impara a sue spese cosa significhi davvero affrontare le proprie paure, di gran lunga piรน terrificanti di giganti immaginari.
Un buon film dunque, che per trama รจ incredibilmente simile a Sette minuti dopo la mezzanotte, dello spagnolo Juan Antonio Bayona, (regista di The Impossible, The Orfanage, Jurassic World ), film vincitore di 7 premi Goya nel 2016.
Anche qui abbiamo un bambino che vive parte della sua vita in una dimensione fantastica: ogni notte infatti ha un incontro a dir poco soprannaturale con un gigante albero. Un essere spaventoso, ma anche astuto, che racconta al bambino tre storie. Non si tratta di fiabe a lieto fine, ma di racconti controversi, provocatori, urtanti. Un demone che perseguita il ragazzo durante la notte, mentre durante il giorno egli deve avere a che fare con la difficilissima situazione familiare e il bullismo a scuola.ย Le somiglianze sono molte. Come I Kill Giants, Sette minuti dopo la Mezzanotte รจ tratto da un romanzo e l’autore Patrick Ness รจ anche sceneggiatore della pellicola.
Tuttavia, se si opera un confronto attento tra le due pellicole, Sette minuti dopo la mezzanotte risulta piรน d’impatto e decisamente piรน impresso nella mente dello spettatore.
Innanzitutto dal punto di vista visivo: la componente fantastica รจ molto piรน marcata. Il gigante albero irrompe come un’entitร cosciente e conturbante nel mondo del bambino (un po’come ne Il Labirinto del Fauno). I dialoghi con l’essere sono acuti, taglienti, stimolano curiositร , ma anche rabbia, orrore, repulsione. Le storie raccontate prendono vita sullo schermo tramite pregevoli animazioni e poi anche il finale รจ piรน complesso: le colpe-paure che attanagliano il ragazzino sono piรน sottili e stratificate, cosรฌ come รจ resa con molta piรน potenza la sua rabbia. La conclusione del film, poi, รจ dirompente al livello visivo ed empatico (questa una specialitร di Bayona, come in The Impossible). Difficile poter rimanere indifferente dinnanzi al dramma che sta dietro le manifestazioni del gigante albero.
I Kill Giants, che ha per protagonista una bambina, sebbene il trauma sia della stessa natura, racconta tutto piรน in sordina, anche se in modo piรน plausibile e realistico, partendo dalle ossessioni della protagonista per gli oggetti e gli ambienti trasfigurati dalla sua immaginazione e concentrandosi di piรน sull’asocialitร della ragazzina. Un’impostazione meno fantasy, dunque, al punto che i giganti fanno un po’ da contorno alla dolorosa psicosi di cui รจ vittima e artefice la ragazzina.Sebbene gli stili registici siano decisamente diversi il punto di arrivo รจ comune. Dei giganti per superare la sofferenza รจ il dolore…
Non sono le uniche pellicola concepite in questo modo. Ne citiamo altre due: Un ponte per Therabitia, in cui il mondo fantastico creato dalla mente di due adolescenti, giungerร purtroppo ad un finale a dir poco tragico (avvisiamo in anticipo per allertare chi possa scambiare il film per una commedia o un film leggero),ย e Nel Paese delle Creature selvagge, tratto dalla celebre e omonima fiaba a fumetti, in cui un bambino approda in un isola popolata da Giganti. Spetterร a lui diventare il sovrano di questi esseri, che sanno essere goffi e bonaccioni, ma anche terrificanti e implacabili.