Si torna a parlare di Green pass, la certificazione verde ormai obbligatoria in Italia per usufruire di diversi servizi. Tra questi la possibilità di entrare o svolgere attività in determinati locali al chiuso (ristoranti, palestre, ospedali ecc..). Dal 15 ottobre, si ricorda inoltre, secondo il testo della Gazzetta ufficiale sottoscritta dal presidente Mattarella, esso sarà reso obbligatorio per tutti i lavoratori.
Tuttavia, dalla sua entrata in vigore ufficiale, il 6 agosto 2021, il certificato verde ha assunto diverse caratteristiche. Nato per fronteggiare la diffusione del covid-19, garantendo la libera circolazione dei cittadini dell’Unione europea, il Green pass risente di aggiornamenti all’ordine del giorno. C’è, quindi, chi non riesce a stare al passo con i cambiamenti. A tal proposito, è necessario fare un punto della situazione.
Come è possibile ottenere il Green pass? Dove l’utilizzo di quest’ultimo è considerato obbligatorio? Infine, cosa da non sottovalutare, qual è la durata attuale della sua validità?
Sono queste le domande più frequenti che molti italiani si chiedono, dato che dagli inizi di agosto sono tante le cose mutate e molte le regole inglobate di settimana in settimana.
Rimane uguale, però, in questo andamento mutevole, la modalità di ottenimento del certificato.
Esso viene automaticamente assegnato dopo quindici giorni dalla somministrazione della prima dose di vaccino (o vaccino monodose). Inoltre, è garantito a tutti coloro i quali abbiano completato il ciclo vaccinale, nonché a chi sia guarito dal Covid-19 da non più di sei mesi.
Il Green pass è ormai una chiave di accesso obbligatoria per diversi servizi, è vero, ma il vaccino non lo è. Motivo per cui, rimane la possibilità di ottenere il Green pass mediante un tampone (molecolare o rapido) negativo. In questo caso specifico, però, la durata del certificato è molto breve e non va oltre le 48 o 72 ore a seconda della tipologia di test effettuato.
Il documento può essere scaricato sul proprio smartphone tramite l’app immuni, l’app IO o semplicemente inserendo il numero e la scadenza della propria tessera sanitaria insieme al codice ricevuto via email o sms sul sito www.dgc.gov.it.
La durata della validità del Green pass – per i vaccinati – ha fatto molto discutere sin dalla sua entrata in vigore. Da metà settembre, però, è arrivata la svolta, al momento, decisiva.
Trattandosi di uno strumento necessario per svolgere, ormai, attività primarie come lavorare, è un’esigenza comune avere conoscenza della sua scadenza.
Per quanto tempo dura il Green pass dopo averlo ottenuto? Questa la domanda che ha spinto molti a creare bufere sull’argomento, in particolare i restii al vaccino.
Fino a poco tempo fa, dopo i 15 giorni dalla somministrazione della seconda (o unica) dose del vaccino, il Green pass – come riportato nello stesso documento – aveva una validità di ben 270 giorni. Per un totale di 9 mesi. Ciò ha spinto molti a pensare, che per continuare ad utilizzarlo era necessaria effettuare una terza dose di vaccino.
In realtà, le discussioni sulla terza dose sono state già avviate, e pare che essa spetti in primo luogo ai soggetti più fragili. L’agenzia europea dei medicinali – l’EMA – conferma che il richiamo può essere somministrato, infatti, agli immunodepressi. Non si nega la possibilità di somministrarlo in seguito anche agli over 60 (dopo sei mesi dalla seconda dose) per contribuire all’aumento degli anticorpi.
Discussioni su tali considerazioni hanno, però, distolto l’attenzione su alcune novità altrettanto importanti, tra cui una in particolare, passate inosservate per la maggior parte dei cittadini.
Il decreto-legge del 23 luglio 2021, n. 105 della Gazzetta Ufficiale, è ora legge. É stata pubblicata la legge del 16 settembre 2021, n. 126, nella quale è stato confermato quanto riportato dal decreto 105 con alcune rifiniture.
A palazzo Chigi, sono state maturate ulteriori misure urgenti inerenti allo svolgimento in sicurezza del lavoro tramite l’esibizione obbligatoria della certificazione verde. Si rimanda, a tal proposito, all’articolo di Social Up ad esso dedicato. Sull’argomento, però, una rettifica è d’obbligo: che cosa cambia per gli smart workers?
Nonostante le prime voci sulla questione fossero abbastanza vaghe, adesso è deciso, non ci sono vie di fuga. In altre parole, se non si è in possesso della certificazione verde non si può decidere autonomamente di non recarsi a lavoro e optare per lo smart working. Il Governo, dunque, afferma che: “l’assenza del certificato non può dare in automatico diritto al lavoro da remoto”.
La situazione è diversa nel caso in cui sia lo stesso datore di lavoro a permettere di svolgere il lavoro da casa. In tal senso, non è necessario esibire il certificato, dato che quest’ultimo è obbligatorio solo per accedere agli uffici (o sedi lavorative). Per quanto riguarda gli impiegati amministrativi, dal 15 ottobre con l’introduzione del green pass obbligatorio termineranno, gradualmente, il loro periodo di smart wortking. Dal Corriere si riportano le parole del ministro per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta:
Il pubblico impiego tornerà alla presenza come modalità ordinaria di lavoro, ma nel frattempo si stanno finalmente definendo le regole del lavoro agile nei nuovi contratti, i cui rinnovi ho voluto sbloccare.
Da un lato, quindi, una nuova organizzazione del lavoro, dall’altro un ritorno alla normalità lavorativa pre-covid.
Una libertà che è garantita proprio dal certificato verde. Per tutte le altre disposizioni si dovrà fare riferimento ad una serie “di linee guida per accompagnare nel settore pubblico il passaggio dei controlli e della presenza” sviluppate da Brunetta in accordo con il ministro della Salute Roberto Speranza.
Già prima della decisione del governo, le varie aziende si erano mosse affinché i propri dipendenti aderissero alla campagna vaccinale. Chiaro è che le disposizioni variano da impresa ad impresa, però, nessuno può esimersi da determinate responsabilità – a meno che non venga espressamente permesso – pena la sospensione dello stipendio o l’aspettativa.
Tra le novità convertite in legge, l’estensione della validità del green pass da 9 a 12 mesi.
Dal Ilsole24ore.com si legge che ad oggi i certificati verdi hanno una durata complessiva di un anno tanto per i vaccinati quanto per i guariti di covid-19 ai quali è stata somministrata una sola dose del vaccino. Per questi ultimi il certificato verde arriverà subito dopo la somministrazione del vaccino, a discapito dei 15 giorni di attesa previsti precedentemente. Invariata rimane, invece, la durata di sei mesi per i certificati dei guariti dal covid-19 che non risultano ancora immunizzati.
La proroga della scadenza non significa che si dovrà scaricare nuovamente il green pass, bensì si continuerà ad utilizzare il Qr code già scaricato. Si stabilisce quindi che, nonostante nel documento sia riportata una durata di 270 giorni, la valenza sarà comunque di 12 mesi.
Cambiamenti importanti riguardano, inoltre, la possibilità di ottenimento del pass tramite dei tamponi salivari dalla validità di 48 ore. Un’alternativa ai tamponi tradizionali, più comodi soprattutto per i più piccoli. Dal 30 novembre 2021 sarà possibile effettuare simili test, a prezzi contenuti, sempre in più strutture sanitarie apposite, come farmacie.
Tra le nuove direttive, da Palazzo Chigi arriva finalmente un punto di svolta essenziale per un settore lungamente sottovalutato e svantaggiato in questo periodo di crisi sanitaria. Il settore culturale e dello spettacolo, nonché quello sportivo, i quali hanno ricominciato a piccoli passi.
Di seguito lo schema con tutte le percentuali d’accesso – in vigore dall’11 ottobre – per i soggetti muniti di green pass a seconda della zona territoriale in cui si trovano. Si sottolinea che le percentuali di capienza massima dipendono anche dal luogo in cui poter usufruire di un determinato servizio (distinzione tra concerti, sala da ballo, discoteche). Inoltre, non si escludono le misure di distanziamento e l’obbligo di mascherina.
Infine, si raccomanda una lettura della legge da cui sono tratte le nuove disposizioni. Si ricorda, inoltre, che quanto finora riportato potrebbe subire dei cambiamenti trattandosi di una delicata questione sempre in fase di aggiornamento. La proroga dello stato di emergenza sanitaria fino alla fine dell’anno, 31 dicembre 2021, è esempio di come tutto sia continuamente oggetto di modifica.