Fulminacci è il cantautore che stavamo aspettando, veramente!

Se ancora nessuno se ne fosse accorto o facesse finta che non stesse accadendo, ci hanno pensato le giurie di prestigiosi premi italiani quali il Premio MEI e il Premio Tenco a suggerirci che l’Italia ha un cantautore genio, giovane e promettente.

Fulminacci – è questo il nome della speranza per il cantautorato italiano – ha vinto il Premio MEI come “esordio indipendente dell’anno” ed il Premio Tenco come “Miglior opera prima” con l’album “La vita veramente”, suo primo progetto discografico.

Come Gazzelle e Canova, fa parte della scuderia di Maciste Dischi e a soli ventidue anni è una ventata d’aria fresca in un momento per la musica italiana in cui si distingue tra quelli indie, quelli trap e tutto il resto. Fulminacci è inclassificabile, incasellabile e, al momento, inarrivabile rispetto al contorno.

Niente come il suo nome spiega la sua musica che è dirompente, scatena coscienze e illuminante come proprio un fulmine ma allo stesso tempo non equivoca, diretta e con qualche retrogusto di criticità verso ciò che racconta. Per questo motivo è sì un colpo non di fulmine ma di Fulminacci.

“La vita veramente”, il disco con cui ha esordito, contiene nove canzoni di cui due hanno anticipato l’uscita del disco ossia “Borghese in borghese” e “Una sera”. È impossibile dire qual è il genere di riferimento: nove canzoni che sono sperimentazione, rappresentazione di sé e soprattutto il modo in cui Fulminacci ama e fa musica.

Lo stesso Fulminacci per parlare della musica contenuta in “La vita veramente” ha dichiarato: «La vita veramente è un disco pieno di me e questa è sicuramente la cosa più bella. Lo considero un album estremamente vario, quasi schizofrenico nella sua proposta stilistica, ma nonostante questo nessun brano risulta figlio unico, ha una coerenza tutta sua e rispecchia la mia voglia di sperimentare e di non fermarmi mai, neanche quando sono soddisfatto. Parlo di amori e rincorse, di tangenziali e gite, tradimenti e caffè, sigarette, ascensori e semafori, insomma parlo della vita, veramente».

Il disco, quindi, risente della sua romanità, di cose vissute, dell’importanza di sapersi confrontare e di lasciare andare. È un album che si apre con “Davanti a te” in cui Fulminacci canta “Davanti a te/non è soltanto una posizione/è una tettoia nell’acquazzone/ come se davanti a te/ io mi potessi dimenticare delle paure che fanno male all’esistenza”, prosegue con “La vita veramente” che è un modo sarcastico che Fulminacci trova per ironizzare sulla vita lanciandosi poi in “ma non abbiamo mai un’opinione vera, un’anima sincera, un’emozione pura” ed arriva a canzoni come “Tommaso” o “Al Giusto Momento” che parlano di relazioni complicate e di cose non dette.

Il disco non avrebbe la stessa bellezza che ha se non ci fossero “Resistenza”, “I Nostri Corpi” e “Una sera”, brano che chiude il disco, dato che in queste tre canzoni emerge il lato più romantico, sentimentalone e riflessivo del cantautore romano.

Fulminacci, quindi, si è presentato con un primo disco incredibile che racchiude la confusione, le aspettative, la ribellione, gli entusiasmi a volte esagerati, il senso di comprensione, l’indecisione e altri sentimenti tipici di chi non si ferma all’apparenza e lo fa con una scrittura per niente banale, incisiva e anche ponderata. Le parole e gli arrangiamenti sono frutto di un lavoro in cui per primo Fulminacci si è divertito e si sente. È un album che non ha sbagli se non quello di durare troppo poco, che termina sul più bello e che ad ogni ascolto regala sfumature e pensieri nuovi.

Mancava un Fulminacci nella musica italiana che, seppur così giovane, facesse comprendere che c’è ancora chi sa dire le cose senza autotune o rime scontate e senza inseguire le mode, ma solo per un’esigenza viscerale di fare musica nel modo più sincero che c’è.

Non lo avevamo. Adesso c’è. Finalmente è arrivato Fulminacci, veramente!

Sandy Sciuto