Fotocamere reflex e mirrorless: meglio APS-C o Full Frame?

Una delle caratteristiche primarie della tecnologia digitale applicata al settore video e fotografico è rappresentata dalla sostituzione della pellicola con i sensori di acquisizione immagine; dal momento che il formato dei sensori, a differenza della pellicola, segue uno standard diverso e molto più vario, le categorie di fruibilità ne sono state fortemente influenzate.

I sensori, a causa della notevole varietà nei formati, hanno introdotto delle linee di demarcazione che nella fotografia analogica non esistevano, o quantomeno erano molto più fluide; le diverse ditte produttrici, inoltre, hanno involontariamente contribuito a creare ulteriore confusione in merito. Alcuni fabbricanti infatti, per convenzione, hanno adottato le misure in pollici mentre altri hanno preferito la scala metrica.

Senza dilungarsi ulteriormente nei dettagli, quindi, andiamo ad analizzare in particolare due tipi di sensore che attualmente sono diventati i pilastri principali su cui poggia la fotografia digitale: quelli in formato APS-C e Full Frame.

Le vecchie pellicole Advantix

L’Advanced Photo System, o APS, è un particolare sistema di fotografia analogica che venne introdotto nel 1996 e dismesso definitivamente nel 2013, di conseguenza i più giovano faranno fatica a ricordarlo.

La particolarità di questo sistema consisteva nella tecnologia ibrida sul quale era basato, che permetteva di registrare su un solo supporto l’immagine chimica e le informazioni magnetiche; le pellicole APS infatti, commercializzate con la definizione Advantix, differivano da quelle standard sia per le dimensioni ridotte sia perché le informazioni registrate sul bordo magnetico permettevano di automatizzare completamente il processo di sviluppo e stampa del negativo. 

Con l’avvento della fotografia digitale buona parte dei sensori prodotti adottarono le misure del fotogramma di pellicola Advantix, e quindi assunsero la sigla di identificazione APS-C, ovvero Advanced Photo System – Classic. Questa fu innanzitutto una scelta “di comodo”, in quanto le dimensioni ridotte del sensore permettevano di guadagnare spazio nel corpo macchina della fotocamera.

APS-C e Full Frame

I sensori di acquisizione immagine di tipo APS-C sono caratterizzati quindi da un fattore di forma con un rapporto base:altezza pari a 3:2, e da un formato ridotto rispetto a quello del fotogramma di pellicola da 35 millimetri; il vero caos, però, comincia nel momento in cui si viene a conoscenza del fatto che queste dimensioni non sono affatto standard.

Contando anche il sensore Foveon prodotto dalla ditta giapponese Sigma, infatti, attualmente esistono almeno quattro diversi formati APS, il più piccolo dei quali è il Foveon Sigma che misura 20,7 x 13,8 millimetri. Esiste poi il formato APS-C standard usato da Sony, Nikon, Pentax, Fuji e altre ditte ancora, le cui misure sono di 23,6 x 15,7 millimetri; la ditta Canon, invece, ha sviluppato due distinti formati proprietari: quello APS-C che misura 22,2 x 14,8 millimetri, e quello APS-H, ad alta definizione, le cui misure sono di 28,7 x 19 millimetri.

Ai quattro formati APS-C in proporzioni millimetriche, poi, si aggiungono il formato Micro Quattro Terzi usato solo da Olympus e Panasonic, che misura 17,3 x 13 millimetri, e ulteriori cinque formati per i sensori che adottano proporzioni in frazioni di pollice, che però sono molto più piccoli e vengono adoperati esclusivamente per le fotocamere compatte e per le videocamere.

Il sensore in formato Full Frame, invece, è definito tale in quanto conserva le stesse dimensioni di un fotogramma di pellicola 35 millimetri, ovvero un rettangolo di 36 x 24 millimetri.

Amatoriale e professionale

Il formato APS-C ha introdotto anche un nuovo concetto che non esisteva nella fotografia analogica, e cioè il “fattore di crop”. L’effetto più evidente del fattore di crop è che un obiettivo con una determinata lunghezza focale, applicato a un sensore APS-C, restituisce un’inquadratura apparentemente più ravvicinata, ma in realtà ritagliata, a causa della riduzione effettiva dell’angolo di campo relativo a quella specifica lunghezza focale.

Per questa ragione i sensori APS-C sono stati utilizzati soprattutto per le fotocamere reflex amatoriali, contribuendo a rafforzare ulteriormente quella linea di demarcazione che ormai esiste nel mondo delle reflex e delle mirrorless, mentre le fotocamere dotate di sensori Full Frame sono considerate tutte professionali, peraltro erroneamente.

Questa “separazione”, infatti, può considerarsi valida solo fino a un certo punto, visto che a rendere “professionale” una fotocamera non è solo la dimensione del sensore, ma l’ampiezza nella regolazione manuale e le ulteriori funzionalità dedicate.

Le ammiraglie professionali prodotte da Nikon a partire dal 1999 fino alla metà del 2007, per esempio, erano tutte dotate di sensori APS-C, così come le successive D300, D300S e D500 di categoria inferiore; per contro invece, le Nikon D600, D610, D750 e D780, pur essendo dotate di sensori Full Frame, tecnicamente parlando sono ferme a un livello semi-professionale.

Lo stesso discorso vale anche per le altre ditte, e in particolar modo per le mirrorless Sony; la a6600, infatti, pur possedendo un sensore APS-C è caratterizzata da un profilo tecnico di livello quasi professionale, visto che ha una gamma di regolazione manuale analoga a quella della a7 III, che è una delle versioni più recenti della mirrorless Sony Full Frame di categoria professionale entry level.

redazione