Espace Imaginaire: un nuovo modo per riempire il vuoto urbano

Cosa fareste con 5000 m² di terreno inutilizzato in piena città? Domanda insolita se passiamo alle distese di cemento che, molto  spesso, costituiscono lo spazio cittadino. Eppure è proprio a questo che gli abitanti di Saint Denis, un comune francese situato nella regione dell’ Île-de-France, alle porte di Parigi, hanno dovuto rispondere. A seguito della demolizione di un grande palazzo, infatti, si sono trovati a dover riqualificare l’area e destinarla ad un nuovo uso. Invece di costruire un nuovo edificio o l’ennesimo centro commerciale, hanno pensato di riempire il vuoto urbano attraverso il progetto “Espace Imaginaire”.

Si tratta di un’azione all’insegna della green economy, della condivisione e della partecipazione e realizzato per e con gli abitanti, con l’unica regola del “non si butta via niente“. Infatti, tutto ciò  che si trova nell’area è prodotto attraverso il riciclaggio di materiali di scarto provenienti delle aziende vicine. In concreto, nell’area si svolgono diverse attività, da laboratori culturali e ricreativi per bambini volte alla comprensione dell’ambiente e della biodiversità, alla coltivazione e alla cura di orti urbani per promuovere i prodotti a km zero e l’importanza del mangiar sano.

A rendere possibile il progetto è stata la vincita di un bando lanciato dal comune di Saint Denis per progetti temporanei riguardanti il territorio da parte delle associazioni di Interazioni Urbane e Mains D’Oeuvres, che hanno coinvolto residenti, associazioni attive sul territorio e i tanti lavoratori presenti nel quartiere. “Dopo una prima fase di mapping iniziata a gennaio scorso in cui sono emerse criticità e punti forti, abbiamo stabilito, sempre insieme agli abitanti, quali attività inserire su questo terreno. Da qui sono stati creati i laboratori di quartiere e per ogni progetto abbiamo formato un gruppo tematico che doveva occuparsi del suo sviluppo. La terza fase è stata quella del recupero dei materiali, infine quella dell’autocostruzione”, spiega Lorenzo Fauvette, architetto e project manager di Interazioni urbane.

Grazie alle sovvenzioni regionali e ai fondi messi in palio dal bando, sono stati creati quattro container, ognuno dei quali dedicato ad uno specifico tema: dall’area culturale dove si proiettano film e si svolgono varie attività legate a questo fine, all’area della biodiversità, dall’area di lavoro dove trovare  tutti gli strumenti di costruzione, ad un bistrot a km zero con prodotti provengono del mercato del rione o degli stessi orti all’interno dell’area.

In attesa che prenda il via il CNAM, il Conservatorio Nazionale di Arti e Mestieri, quest’area sarà animata dall’ Espace imaginaire per due anni, un progetto che rappresenta una grande idea per riappropriarsi di uno spazio ad altissimo potenziale e, allo stesso tempo, un modo per aprire le porte, non solo all’economia circolare, ma anche all’incursione sociale.