Catene ai polsi e sdraiati in piazza gli infermieri protestano contro l’aumento di un euro per turno per il loro duro lavoro

Da angeli della corsia, uomini eroe simboli di chi ci ha salvato la vita, alle catene in piazza sdraiati sulla strada, dai sacchi di pattume indossati per protesta contro l’ennesima burla nei confronti del personale infermieristico. Le mille promesse ed i vari riconoscimenti a loro attribuiti sotto il momento peggiore della pandemia, si sono tradotti nell’aumento di un euro per turno in busta paga. Per essere più chiari, il caffè della giornata lavorativa è stato il loro compenso, per avere rischiato la vita in prima linea. “ Poi ti umiliano con un’ elemosina» dice Claudio Delli Carri, sindacalista ed infermiere.

In effetti era meglio nessun aumento se si considera che la somma di circa 20 euro non può rappresentare l’enorme sforzo sostenuto. Molte Asl, difronte questo risultato si stanno organizzando per poter conferire qualcosa di più, ma secondo quanto prospettato dal governo la cifra di un euro per turno di lavoro, è più che sufficiente per ripagare il loro sforzo e i loro sacrifici. Se a questo si aggiunge che il maggior numero dei contagi si è realizzato in corsia, il 14% del personale sanitario in Piemonte è risultato positivo, alla malattia che hanno veicolato in famiglia, mentre lo slogan rimanete in casa era valido per tutti gli italiani, il personale sanitario era parato davanti al virus, senza sosta e pietà. Tute protettive e mascherine spesso assenti o in numero insufficiente per garantire sicurezza durante le ore di lavoro.

Ma un aumento così piccolo è davvero un’ offesa. E Claudio Delli Carri, infermiere alle Molinette, ma anche segretario regionale di un sindacato che si chiama Nursing Up chiede giustizia.«Il nostro silenzio è per sottolineare come dalla Regione, in questi mesi di emergenza, abbiamo avuto soltanto silenzi» dicevano. Puntando il dito sulle stesse cose di ieri in piazza Castello a Torino: la mancanza di Dpi, le mascherine che non c’ erano, i turni massacranti, la paura di infettarsi, i colleghi malati, e via elencando. L’ euro in più – da incassare come extra nei mesi di marzo e aprile (ma poi anche maggio e fino a fine emergenza) è soltanto un’ ennesima beffa. Che non riguarda direttamente la Regione, la sfiora «e arriva giù giù, fino a Roma», come dice il signor Delli Carri. Le catene ai polsi degli infermieri, i corpi riversi sull’ asfalto sono invece la rappresentazione del disagio, che ha a che vedere con tutte le carenze riscontrate in questo periodo. I soldi, per quelli del Nursind sono solo un dettaglio. E il signor Francesco Coppolella, che è il segretario di questo sindacato, non ha dubbi: «Ci hanno trasformati negli untori degli ospedali. Hanno abolito la quarantena preventiva e ci hanno rispediti in corsia». Gli eroi sono stati accusati di essere la causa di molti mali. Ora che l’ emergenza è finta arriva l’ aumento. Se va bene con quei soldi si può comprare una pizza e una birra.

Alessandra Filippello