Eredità virtuale: cosa succede ai nostri account dopo la morte

Si è mai affacciata nella vostra mente l’idea di interrogarvi sul destino dei vostri account social una volta passati a miglior vita? Non si tratta certo di uno degli argomenti più allegri di sempre, ma qualcuno doveva pur parlarne. E’ inutile procrastinare o fingere di essere poco interessati al problema: è giunto il momento di iniziare a preoccuparci dei nostri cari amici avatar e della sorte di milioni e milioni di dati che trasciniamo a volte inconsapevolmente nell’universo della rete. Cosa fare quindi? Chi più chi meno, a quanto pare alcuni dei più noti social network del momento si sono già mossi in tal senso. Da Facebook a Twitter, passando da Google, Snapchat e Instagram; scopriamo assieme le soluzioni ideate per quando la nostra vita virtuale e reale, si spera il più tardi possibile, finirà.

Partiamo col colosso di proprietà di Zuckerberg. Basterà recarsi nella voce “Impostazioni” per poi scegliere l’opzione “Protezione”. E’ qui che accederemo al passo successivo nella sezione “Contatto erede”. Dopodiché non ci resta che nominare una persona fidata, anche tra i nostri amici Facebook, la quale si occuperà della gestione dell’ account nel momento in cui dovesse succederci qualcosa. Attenzione però, questo non vuol dire assolutamente che la persona da noi designata avrà carta bianca in merito. A quanto pare infatti il team di Facebook, nel momento in cui il nostro profilo sarà reso commemorativo, ha stabilito che il contatto erede potrà solamente scrivere un post fissato in alto nel diario, rispondere alle nuove richieste di amicizia, aggiornare l’immagine di profilo e di copertina. In aggiunta, potrà anche occuparsi dell’archiviazione dei nostri dati, a condizione che in principio avessimo disposto in tal senso. Non potrà quindi accedere all’account, modificare foto, post o qualunque altra cosa sia stata condivisa sul diario, leggere i messaggi o rimuovere gli amici. Nel caso in cui decidessimo di voler completamente rimuovere l’account, non dovremmo fare altro che disporne l’eliminazione in caso di decesso.  Le possibilità offerte da Google ricalcano quelle messe a disposizione da Facebook. Per configurare il proprio profilo Google post mortem basterà accedere all’account, cliccare su “Informazioni personali e privacy”, “Gestisci le tue attività su Google” e “Assegna un fiduciario dell’account”. L’unica differenza, seppur superficiale, sta nel fatto che Google preferisce parlare di “Gestione dell’account inattivo” anziché di morte, per cui dopo un periodo di inattività del nostro profilo, che va in genere da 3 a 18 mesi, si procederà all’affidamento dell’account alle mail, massimo dieci, da noi precedentemente indicate e con cui condividere i nostri dati. Resta ferma, in ogni caso, la possibilità di richiedere la rimozione del profilo.

Instagram e Twitter  vanno a braccetto. Nessun testamento o vita dopo la morte, il tutto viene lasciato nelle mani delle persone autorizzate, familiari o rappresentanti legali in caso di incapaci, i quali con tanto di apposito certificato proveranno l’avvenuto decesso del soggetto in questione e richiedere successivamente la disattivazione del relativo profilo social o procedere alla commemorazione dello stesso. In aggiunta Twitter dichiara che, per ragioni di pubblico interesse, alcune richieste potrebbero anche essere respinte.

Nessuna notizia da parte di Snapchat, mentre Linkedin pare abbia introdotto solo di recente una sezione, tra l’altro in inglese, che permette di compilare un modulo per procedere alla rimozione dell’account in questione.

Erminia Lorito