Fonte: Giornaledisicilia.it

E’ vero che in Italia il coprifuoco dura fino al 31 luglio?

Un post del Corriere del 21 aprile 2021 ha fatto impazzire il web, e non solo.  La notizia riportava aggiornamenti sulla bozza del decreto che sarà in vigore proprio da oggi, 26 aprile. Tra queste, il ritorno alle regioni colorate in giallo, diverse fasi di riapertura e la “conferma” del prolungamento del coprifuoco – dalle 22:00 alle 05:00 – fino al 31 luglio.

Quest’anno ha abituato ormai tutti alle fake news. A quelle notizie sensazionalistiche che pur di attirare il click, perdono di vista il loro scopo ultimo: fornire un’informazione adeguata e corretta.

Ancor prima del covid-19 ciò avveniva, ma in piena pandemia risulta assolutamente fuori luogo.

Di bozze di decreti che uscivano prima ancora del decreto ufficiale, spargendo il panico tra la popolazione, se ne sono viste davvero tante. Si ha fame di queste notizie, si vuole sapere ancor prima del termine ultimo quello che sarà il destino a cui si andrà in contro.

“Del doman non v’è certezza”, ecco una delle consapevolezze che ha rafforzato la crisi sanitaria, però, bisogna anche fare affidamento a qualcosa che possa indirizzare l’intera comunità in maniera corretta ed uniforme.

Motivo per cui, a gettare legna sul fuoco non possono di certo contribuire quei canali – come il Corriere – che rappresentano di solito il mezzo di comunicazione primaria in questi casi.

Data l’affidabilità che la gente ripone a queste testate giornalistiche, una notizia come “rimane il Coprifuoco fino al 31 luglio” ha di certo scombussolato l’Italia intera.

In realtà, ad essere in vigore fino al 31 luglio è il decreto. E qui ci tengono a fare chiarezza  i nuovi guru social della comunicazione, come Imen Jane, che da inizio pandemia si occupa di rispondere alle FAQ più frequenti che hanno accompagnato i vari decreti.

Il suo è un profilo molto seguito, soprattutto per l’abilità di spiegare in pochi secondi – quelli offerti dalle stories – questioni inerenti alla politica nazionale ed internazionale ed all’economia.

Negli ultimi tempi, data la confusione che vi è in giro, si sta occupando, appunto, di risolvere la confusione social indotta, troppo spesso, dai nostri stessi quotidiani di fiducia.

Negli ultimi giorni il tema scottante è stato, appunto, il coprifuoco, il cui destino, invece, sarà deciso probabilmente solo a metà maggio.

Il 31 luglio – spiega, inoltre, Imen – dovrebbe essere la data fissata per allentarlo un po’. Se sia o meno vicino la data in cui il coprifuoco sarà totalmente cancellato dalla vita degli italiani, questo non si sa. A volte, questo non dovrebbe essere nemmeno dato saperlo prima di una possibile certezza a riguardo.

Il rischio? Che si verifichi un panico generale e generalizzato come quello provocato da un’incorretta informazione come quella circolata negli ultimi giorni.

Cavalcare l’onda della mal informazione, in politica, così come in altri ambiti può davvero portare a conseguenze poco gradite.

La questione ha a che fare proprio con la psicologia della gente, che affidandosi totalmente a determinati mezzi di comunicazione, rischia di cadere anche nel baratro della depressione. Dato che, la condizione in cui il covid-19 da un anno a questa parte ha costretto il mondo intero a vivere, non è di certo stata facile da gestire.

Nessuno si è mai abituato del tutto e si auspica sempre al meglio. Tuttavia, leggere di una situazione come quella del coprifuoco che si dilunga ulteriormente fino l’estate, è di certo un messaggio che mai nessuno vorrebbe leggere.

Come a dire: “non è ancora finita, e chissà quando finirà”.

C’è chi non ce la fa più e lo dimostra apertamente sui social. Questo preoccupa tanto, così come preoccupa il fatto che a scatenare queste reazioni, a volte, siano i mezzi che dovrebbero, al contrario, spiegare ai più le cose realmente come stanno.

La notizia del coprifuoco dilungato fino al 31 luglio è stata condivisa da tanti utenti, lo scopo è stato raggiunto, ma fino ad un certo punto. É bene, però, fare una distinzione.

Tra chi legge davvero l’articolo del Corriere ed è ben consapevole che:

 Il decreto è in vigore fino al 31 luglio, ma è possibile che l’orario del coprifuoco venga modificato già il 31 maggio.

E chi, d’altro canto, sceglie di affidarsi solo a ciò che il post di Instagram riporta. Ovvero, che il presidente del Consiglio Mario Draghi conferma -ufficialmente – il coprifuoco dalle 22:00 alle 05:00 fino alla fine di luglio.

Non si deve fare una colpa a chi decide di non approfondire la notizia seguendo il link dell’articolo, giacché questa dovrebbe essere una considerazione ben nota a chi si occupa di informazione. In entrambi i sensi, la notizia dovrebbe essere stata data come probabile e non come definitiva, o ancora meglio, non data.

La storia del “coprifuoco” ci porta a parlare di slow journalism

Un modello di giornalismo che ha a cuore la verifica delle fonti, la qualità dell’offerta informativa che si propone al pubblico, e al tipo di servizio che si vuole davvero offrire. Quella sicurezza a cui aggrapparsi nei momenti di sconforto, non per stare meglio, ma per essere coscienti di ciò che sta realmente succedendo nel mondo – vicino o lontano da noi-.

L’acchiappa click non dovrebbe essere la regola, ma purtroppo, proprio in un periodo come quello contrassegnato dall’emergenza da covid-19, è diventato un’abitudine. Si raccomanda, allora, di approfondire autonomamente la news, visto che c’è chi non lo fa per noi, prima di condividere determinate cose che possano, ancora una volta, essere fonte di disturbi per tanti.

Tra le tante domande che spesso si leggono sui social, ce n’è una che riguarda la ragione stessa del coprifuoco

“Perché é stato istituito?”, “Perché ne sentiamo ancora parlare?”

La risposta degli esperti richiama sempre ad una questione di prudenza, e di prevenzione nei confronti del contagio del virus. In Italia, così come in altri paesi è stato uno strumento che ha contribuito ad un calo dei contagi. Tuttavia, sembra non essere ancora arrivato il momento di salutarlo definitivamente.

L’opzione del governo Draghi prevede una gradualità. Che si possa passare, quindi ad allungare il periodo fino le 24. Tutte ipotesi, si sottolinea, che devono fare i conti con i dati, le tabelle e le curve dei contagi.

Si spera, dunque, di arrivare al medesimo livello britannico e statunitense, che grazie ad una celere campagna vaccinale – che ha portato, tra l’altro, ad un calo dei contagi – hanno già detto addio al tanto criticato coprifuoco.

Giulia Grasso