Dai libri al cinema, quanto sono fedeli gli adattamenti?

Le trasposizioni cinematografiche delle opere letterarie sono sempre state oggetto di forti critiche da parte degli appassionati, che spesso e volentieri non si sono affatto risparmiati nel contestare il prodotto proposto sul grande schermo. Da quando negli ultimi anni la tendenza si è spostata anche sul piccolo schermo il dibattito è diventato ancora più amplio, per non parlare dei film e serie TV tratte dai comics americani della Marvel e della DC Comics, grazie ai quali anche gli appassionati di fumetti si sono inseriti in questo contesto.

Spesso e volentieri capita di andare al cinema colmi di aspettative, in attesa di vedere i propri personaggi preferiti incarnati sul grande schermo o di assistere a scene epiche che una volta lette sono rimaste impresse nella nostra mente. E spesso sarebbe stato meglio se fossero rimaste li, nella nostra mente, perché nella maggior parte dei casi intere scene o personaggi anche di una certa importanza vengono stravolti, se non addirittura rimossi dalla pellicola.

Si pensi alla saga cinematografica di “Harry Potter”, dove dal terzo film in poi la trasposizione dei romanzi di J.K. Rowling è tutt’altro che fedele, o alla trilogia delSignore degli Anelli” dove le differenze rispetto al romanzo sono moltissime e vanno dalla reinterpretazione di alcuni personaggi (nei film Saruman è un alleato/sottoposto di Sauron, nel libro punta ad avere l’Anello tutto per se) ad una estrema sinterizzazione dei tempi (ad es. nel libro passano ben 17 anni tra il compleanno di Bilbo Baggins e l’inizio del viaggio di Frodo -che è quindi più vecchio- mentre nel film i due eventi si succedono nell’arco di poche ore).

In tempi molto più recenti possiamo portare l’esempio di “Captain America: Civil War“, il cui titolo è il medesimo di una delle più famose saghe fumettistiche della Marvel. Eppure i punti di contatto tra le due opere sono pochissimi, pressoché assenti, riducendosi a qualche riferimento e lasciando molto delusi gli spettatori conoscitori dell’opera cartacea.

Spostando poi il discorso sul piccolo schermo la questione diventa ancor più articolata. Pensiamo a due delle serie TV più famose degli ultimi anni: “House of Cards” e “Game of Thrones” (meglio conosciuta in Italia come “Il Trono di Spade”). Entrambe sono tratte da dei romanzi, ed entrambe, per motivi differenti, hanno un rapporto molto particolare con le opere madri. “House of Cards” è una serie ambientata negli Stati Uniti d’America, dove il protagonista Frank Underwood, tramite una serie di intrighi e giochi di potere, mira ad arrivare ai vertici del potere americano. Qual è la principale differenza rispetto alla trilogia letteraria? Quest’ultima è ambientata in Inghilterra, a Londra, e per forza di cose la totale fedeltà al romanzo è un elemento che non è nemmeno discutibile anche se, in questo caso, non per forza bisogna vedere questo come un limite, anzi!

Per “Game of Thrones” il discorso è molto diverso, in quanto in questa serie molte storyline vengono rivoluzionate insieme ai personaggi che ne fanno parte. Anche le morti dei personaggi, elemento caratterizzante della serie, vengono completamente rimesse in discussione e spesso a lasciare lo show sono personaggi ancora in vita nei romanzi, o viceversa. E poi c’è un’ulteriore questione da trattare: con l’inizio della sesta stagione “Game of Thrones” ha sorpassato “A Song Of Ice and Fire” (titolo della saga letteraria da cui è tratta la serie) andando quindi a trattare eventi che nei libri non si sono ancora manifestati, o che si manifesteranno in maniera diversa, o che non si manifesteranno affatto.

Andare al cinema, o mettersi davanti alla TV, per seguire una trasposizione su schermo di un’opera letteraria ed aspettarsi una pressoché totale fedeltà all’opera originale è un qualcosa che lascerà inevitabilmente lo spettatore deluso. Se invece si guarda a queste opere come a degli adattamenti, sarà possibile apprezzare maggiormente il lavoro degli interpreti, e valutando in quest’ottica il film esprimere un parere che potrà naturalmente essere differente da quello di altri spettatori e non per forza positivo, ma comunque diverso rispetto a quello che si esprimerebbe se ci si aspettasse totale fedeltà.