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Confindustria Moda: i 5 punti del piano riapertura graduale

Confindustria Moda delinea un piano di riapertura produttiva. Sono 5 le soluzioni temporanee per tutelare la sicurezza dei lavoratori senza compromettere la sopravvivenza delle imprese. Per ridurre l’impatto della crisi  Covid-19 è necessario attivare la macchina della produzione italiana, al più presto. Nella proposta presentata al Governo, quella di dare priorità alle attività come servizi generali e sanificazione ambienti, attività creative e d’ufficio relative a vendite, acquisti e promozione prodotto e modellistica nella primissima riapertura.

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Recentemente figure importanti dello scenario moda italiano, in primis Giorgio Armani, hanno preso una dura posizione riguardo all’aspetto produttivo per le prossime stagioni. Intanto, pensando al presente, è duramente che Confindustria Moda si impegna a rispettare le misure già predisposte nel “Protocollo condiviso” del 14 marzo 2020 per riprendere le attività produttive al più presto. Colossi come Ferragamo dimostrano già come il disastroso impatto atterri le compagnie: ieri chiuso il trimestre al 30%. Per attuare una graduale attivazione della filiera ed evitare il collasso del sistema moda, composto da 65 mila aziende italiane che occupano più di 585 mila addetti, Confindustria moda ha predisposto 5 soluzioni.

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1. Segmentazione dei lavori per fasce d’età

Per garantire sicurezza ai 585 mila addetti coinvolti la filiera produttiva opererà un sistema di identificazione dei soggetti più a rischio per distribuire il lavoro per fasce d’età. La suddivisione del lavoro viene effettuata per salvaguardare lavoratori più anziani e/o con patologie pregresse, mandando avanti i più giovani e i meno a rischio, che comunque lavoreranno in pieno rispetto delle norme vigenti.

2. Riaprire in base alle condizioni territoriali

La riapertura delle singole aziende sarà valutata sulla base della situazione epidemiologica regionale. Le aziende nelle aree meno a rischio sono privilegiate, specialmente nel sud Italia. La situazione economica corrente rischia di avere un forte impatto in quest’ultima area per via del fragile tessuto economico.

3. Dare priorità ai processi non produttivi

Confindustria Moda invita a far ripartire la macchina della filiera gradualmente, sulla falsa riga del Presidente Conte, partendo dalle attività non produttive. Privilegiare tutte le attività generali, muovendosi conseguentemente con operazioni di sanificazione per consentire un rientro in sicurezza nelle fabbriche è il motto. Poi sarà la volta delle attività creative e d’ufficio, vendita acquisto e promozione prodotto, modellistica e controllo qualità.

4. Cercare un patto sociale per evitare la chiusura ad agosto 2020

La proposta si basa sulla necessità di permettere una pronta risposta di mercato se le attività saranno tornate a pieno regime per la fine dell’estate.  Chiudere totalmente le attività nel mese di agosto 2020, periodo durante il quale le attività sono solitamente ferme per le ferie collettive porterebbe ulteriori danni alla già martoriata situazione delle aziende italiane. Il patto sociale prevede la modifica del periodo di ferie retribuite. I diritti dei lavoratori vengono però messi in discussione, il che prospetta un accordo con le parti sociali di non facile soluzione. Il patteggiamento con gli organi di sindacato comprenderà l’anticipazione delle ferie a maggio, giugno e ad una abbreviazione delle stesse da due a una settimana, con la promessa di un recupero futuro.

5. Accelerare i processi legati all’assunzione del personale

In previsione di una disomogeneità della crisi produttiva, Confindustria Moda richiede uno snellimento delle pratiche di allontanamento e/o assunzione dei dipendenti all’interno della filiera, per assecondare momenti di forte scarsità di ordini o di eventuale massiccia necessità di personale.

Una situazione drammatica, che coinvolge tutta la filiera, ma soprattutto i lavoratori dipendenti. Riponiamo la nostra fiducia sulla capacità dello stato di intervenire adeguatamente per tutelare tutti, nel rispetto delle leggi umane, non solo di mercato.