Pesto sauce

Come la pizza, anche noi vogliamo il pesto come Patrimonio dell’Unesco

“Perché – soggiungeva il celebre Rosso, prima cameriere e poi socio della trattoria Monterosa dietro Piazza Fontane Marose – per fare un buon pesto bisogna nascerci, come si nasce poeti!”. Così scriveva Alessandro Varaldo nell’ “Almanacco Cucinario della Scena Italiana” edito nel 1937. E continuava “Il pesto, signori miei, è come una bandiera genovese: rivaleggia con la croce rossa (lo stemma di Genova è una croce rossa in campo bianco) e con San Giorgio (il santo patrono della città).
Queste frasi sanciscono incisivamente il rapporto che lega il popolo dei Liguri con uno dei capisaldi della loro tradizione culinaria, il pesto. Dopo il riconoscimento della pizza napoletana, adesso in Liguria sì punta ad ottenere il riconoscimento UNESCO per il pesto fatto rigorosamente con mortaio e pestello, tecnica tramandata di generazione in generazione.


Dal 12 al 18 marzo Genova e la Liguria intera si sono colorati di verde-basilico grazie a tantissime vetrine, menu degustazione, pestate al mortaio collettive e flash mob. Curiosa anche l’iniziativa dell’acquario genoano dove ad un cucciolo di foca appena nato è stato dato il nome di Pesto. Il tutto è culminato con la settima edizione Campionato Mondiale del Pesto al Mortaio tenutosi a Palazzo Ducale in cui 50 liguri, 25 italiani e 25 dall’estero si sono sfidati per aggiudicarsi il titolo. Così Roberto Panizza, presidente dell’Associazione culturale Palatifini, che organizza il Campionato, «C’è bisogno di tutti per spingere questa domanda in un iter che è ancora lungo, serve documentazione, testimonianze, ricette, foto che documentino la tradizione del pesto al mortaio» ha detto.  A dare manforte anche tanti personaggi dello spettacolo come Gianni Morandi, Antonella Ruggiero, Tullio Solenghi, Dario Vergassola, la cantante Alexia, Antonio Ornano.

L’obiettivo dell’iniziativa era la raccolta firme per sostenere la richiesta di inserire la tradizione del Pesto al mortaio fra i beni immateriali dell’Umanità UNESCO.  Pesto, il cui successo e la diffusione è provato anche dal fatto che in questi anni, in Liguria, le superfici coltivate a basilico sono aumentate, arrivando a 150 ettari, la maggior parte nelle province di Savona e La Spezia, a Genova meno per mancanza di spazio.


Scendendo più nel particolare, il materiale entrerà a far parte di un centro di documentazione sulla cultura italiana del cibo e sul pesto, in fase di progettazione, che sarà in via Prè (Genova). La commissione interministeriale italiana prenderà in considerazione il pesto genovese per candidarlo All’UNESCO, dopo che la settimana scorsa il ministero dei Beni culturali lo ha riconosciuto degno di entrare nella lista. L’iter è partito, vedremo come si concluderà quest’avventura iniziata nel 2015, intanto noi andiamo a pestare un po’ di basilico e pinoli che quasi quasi due trofie le mangeremmo volentieri.

Umberto Palazzo